Da Stalin a Schlein passando per Moretti

Di Salvo Lo Galbo

C’è tutto un trogloditume stalinista, anche giovane, che viene allevato nell’idea che Stalin fosse il terribile difensore dell’URSS dai nazisti e il genio della pianificazione economica, mentre Trotskij un traditore, un moderato, un democraticista nella migliore delle ipotesi. Sono settori di “avanguardia” giovanile (il FGC, PaP, Rete dei Comunisti, persino certi autonomi) che spiace dover chiamare così, ma tale è la situazione sullo sfondo del grande riflusso operaio. Per questa gente la celebrazione di Trotskij per mano di Moretti è la conferma delle loro pregiudiziali, della loro mistificazioni, del loro “stalinismo di sinistra”. Dopo la serie Netflix “Trotsky”, che non ho avuto la pazienza di seguire fino alla fine, questo film. Qui la domanda da porsi, secondo me, è se fa più bene al trotskismo che di Trotskij la borghesia straparli purché ne parli o se sarebbe meglio, piuttosto, che ne tacesse, così da non confondere e non confermare, perlomeno, i pregiudizi dei militanti stalinisti.

Si può vederla nel primo modo: è un bene che di Trotskij si parli, anche male, almeno si instilla la curiosità, ma non è la mia opinione. Poi si può pensare che nessuno, tra quanti hanno già una qualche infarinatura politica, avrebbe la curiosità di cimentarsi nelle impegnative letture di Trotskij, se parte dal preconcetto che leggerà un riformista o un corifeo della liquidazione. Io non leggo Walesa, per intenderci. Perché ho tempi limitati e so cosa aspettarmene: non mi interessa. Il rischio con un Trotskij accaparrato da personaggi come Moretti, così come con l’antistalinismo de «Il manifesto», è di distogliere dall’approfondimento di Trotskij molte avanguardie per le medesime ragioni per cui io non leggerei Napolitano.

Questo avevo scritto. “Verrebbe da fare come nei suoi film. Irrompere all’improvviso, stoppare le riprese, togliergli suadentemente di mano l’effige di Trotskij e dirgli: «Aiuto, stooop!!! Ma cos’è questa pagliacciata? Ma no, non puoi, dopo 60 anni in cui trotskista non sei mai stato e di trotskista niente hai fatto e niente hai detto, venirtene ora, a 35 anni dalla fine dell’Urss e del PCI, a innalzare il volto di Trotskij… Ma posa immediatamente e non permetterti mai più! Come con la tua fissa delle sabot, «il piede o è tutto coperto o per metà no», così «rivoluzionari o si è davvero o dopo 40 anni no».

Quindi tu adesso, caro il mio Cacciari della celluloide, di tutto vanamente brontolante senza che mai si capisca che vuoi, fai una bella cosa: la tua «via italiana al socialismo» – qualunque «eresia» voglia dire – la celebri con la gigantografia di Berlinguer. Tutti i tuoi amichetti, mai pervenuti al movimento trotskista italiano e internazionale, li metti a sfilare dietro il santo patrono del compromesso storico, che a sua volta era amicissimo di Togliatti (non era sua la formula della “via italiana al socialismo” per distogliere il proletariato del dopoguerra dalla presa del potere alla bolscevica maniera, in ossequio alle disposizioni del Comintern stalinizzato?), quindi tieni anche l’effige del «Migliore», che a sua volta era il barboncino di Stalin, perciò infine eccoti anche il faccione di Stalin, e stai zitto!

Dice, “ma a me Stalin non piace”.

Non è vero, Nanni. Ti piace. Ti piace ma non lo sai. Perché se ti piace la Costituzione e il suo compromesso tra le classi, se ti piace la liquidazione della “dogmatica” linea marxista e leninista della rivoluzione, se ti piace che stare a sinistra significhi parlare di apparati, di vertici, di intellighenzie (tu culturali, altri burocratiche) e di tutto fuorché della classe operaia, di cui mai compare l’ombra in uno solo dei tuoi film, se ti piace tutto questo – e ti piace tutto questo- tu sei tutto questo! – ti piace Stalin e tu sei sempre stato uno stalinista.

E se ti pare un estremismo «ideologico» perché il tuo stalinismo italiano non ha fatto i morti dello stalinismo russo (eccetto i proletari, inesistenti, ripeto, nella tua cosmologia pubblica e privata, che morirono e muoiono ogni giorno sotto lo sfruttamento capitalistico che lo stalinismo russo di concerto con quello italiano, di destra e di sinistra, preservò), è perché in Russia lo stalinismo dovette assassinare una rivoluzione avvenuta; in Italia gli bastò disinnescarla a ogni piè sospinto.

Ti ricordi, Nanni, le tue parole: «Io non parlo delle cose che non so?». Ecco, vuoi fare un film “trotskista”? Conosci Trotskij! Oppure segui i tuoi stessi consigli e lascia chi è morto per essersi opposto alla liquidazione controrivoluzionaria del PCUS mentre tu non sei stato capace di opporti alla liquidazione del misero PCI! Se davvero fossi così severo con te stesso, così responsabile nei confronti della cultura come ami millantare, sapresti che non hai il diritto di strumentalizzare storie che non ti riguardano, cose che non sei. Ma tu, Nanni, e io lo so, mentre latri contro la retorica, l’irresponsabilità e la pubblicità, sei il personaggio più falso, irresponsabile e la più grande truffa autopubblicitaria del cinema italiano.

A Stalin Trotskij diceva «Calunnia, calunnia, qualcosa resta sempre»; tu fai lo stesso ma al contrario: «Autodichiarati geniale, mentre sei di una inconsistenza intollerabile, autodichiarati duro e puro mentre sei l’ultimo dei codisti e la più rimasticata delle mucillagini, e qualcosa resta sempre». Vivi di questa ipocrisia, di questa disonesta vendita di te stesso da decenni.

Scoraggia vedere quanta gente ti osanna. È davvero il bilancio dell’imbecillità dei più. Perché, tra l’altro, hai passato la vita a fustigare la mediocrità del mondo, ma la gran parte di questo mondo mediocre (anzi del peggiore mondo mediocre, quello «di sinistra», quello che avrebbe gli strumenti per non esserlo!) ti adora. Ma non mi aspetto che tu abbia serie intenzioni di affrontare questa contraddizione più di quanto mi aspettavo che tu facessi seriamente i conti con lo stalinismo. Giù le mani da Trotskij! Perché se le parole sono importanti, i nomi ancora di più. E invece che marciare, cosa che non hai fatto mai e continui a non fare, girati in tondo come nelle canzoni di Battiato, che probabilmente ami per questo, e come nei Girotondi, per cui resterai nella storia politica di questo sciagurato paese.

E toh, sventola questa! Una bella bandiera dell’Ulivo. E, già che ti è preso il «cantatù», invece di Noemi, guarda fisso in camera e chiudi cantando: “Si è spento il sole e chi l’ha spento sei tu.”

Tutti pronti? Stalin, Berjia, Kruscev, Breznev e Gorbaciov; di qua, Togliatti, Napolitano, Berlinguer, Occhetto, D’Alema, Bersani, Renzi, Gentiloni, Schlein… Ci siamo tutti?

Perfetto.

AZIONE!»”

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