25 aprile e primo maggio: feste per pochi, propaganda per molti.

Di Rossosconclusionato

Schlein va in piazza col fazzoletto rosso: “è diventata comunista” urlano i destri. Un parlamentare del PD (non riteniamo valga la pena citarlo per nome) va con Renzi e dichiara:” Il PD sta diventando massimalista, Schlein non parla più di imprese e partite IVA.”. Ma lei se ne frega! Il popolo del PD la sostiene. Finalmente la -base- si è accorta che il -Partito- non era di sinistra. Se non arrivava lei a farglielo capire, loro avrebbero continuato ad andare tranquillamente a destra per altri venti o trent’ anni. La ex sinistra DC, quella della Rosi Bindi e Tina Anselmi, colpisce ancora e a tradimento, ma con stile. Chi se l’aspettava che avrebbe vinto lei, alle primarie? Così, i catto-comunisti, dopo aver bastonato la classe lavoratrice per almeno trent’anni (specialmente con Prodi), subodorando il vento che tira si ributtano a sinistra. E poi Schlein è un cronometro svizzero, di quelli eleganti, ma senza orpelli. Veste casual, come una vera persona di sinistra, ma un casual ricercato, altro che la signora Meloni con il trucco e il tailleur. Insomma, anche l’occhio vuole la sua parte, anzi, oggi è fondamentale più che mai. E il 25 aprile? Beh, ormai è passato, ma nell’etere rimangono le note dell’inno di Mameli e le stupidaggini parlamentari. La Presidente del Consiglio fa zig-zag fra refusi ed imbarazzi, mentre Schlein fa finta di nulla e capitalizza consensi. Dice che vuole tutelare le minoranze, ben venga, ma la maggioranza chi la rappresenta? La sinistra è tornata in campo: la democrazia fondata dalla resistenza lo vuole, meglio se con i postfascisti al governo. Ma che cos’ è davvero il fascismo? Quello dei gagliardetti e camice nere, inneggiante feroci stupidaggini? Oppure il complottismo dilagante sui social? Che antifascismo è quello che accetta simili personaggi al Governo della Repubblica, fondata sulla Costituzione antifascista? E il principale partito di opposizione non muove un dito per mandarli a casa: solo chiacchere, tesseramento e spartizione. Tutte robe da piangere. E che spettacolo deprimente, quando Landini legittima la premier al congresso della CGIL, per cercare di riprodurre all’infinito l’apparato. Ma sì, rasserenatevi, compagni, un bel po’ di fascismo c’era anche prima di questo governo, anzi è un pezzo che c’era. Forse è rimasto, un po’ tranquillo e un po’ dinamitardo, nelle pieghe dello Stato fin dal dopo la guerra, quando Togliatti e company se la facevano sotto e trattavano al ribasso con De Gasperi e con i padroni. Ma sì, d’altronde il lavoro sporco è stato già fatto. Le masse tacciono, non c’è più bisogno di trame eversive e di stragi di Stato, la partita si gioca fra uguali, per accaparrarsi i fondi europei, che sarà il popolo a pagare. La resistenza ha vinto, il fascismo mai più tornerà, dicono. In realtà, più che di -fascismo- si tratta di democrazia autoritaria, dove la forma è il pudore della sostanza. O forse di dittatura democratica, giustificata da elezioni truccate. Scegliete voi. E dunque, nel frattempo è arrivato anche il primo maggio, a braccetto della retorica del lavoro. I sindacalisti arringano le piazze, in tono sobrio e grammatica semplice. E al -concertone- risuona ancora l’inno di Mameli. L’ipocrisia regna sovrana dalle montagne al mare; là dove qualche migliaio di balneari conta più di milioni di lavoratori.  E piove poco, troppo poco, ma ci penseremo domani: oggi, come da molti anni ormai, il primo maggio si festeggia la scomparsa degli operai. Tuttavia non bisogna deprimersi, questo sistema marcio fino al midollo non resisterà ancora a lungo, e allora staremo a vedere chi aveva ragione. O catastrofe o rivoluzione!

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