Immigrazione: risorsa o invasione?

Di Partigiano Stanziale

Fonte: internazionale

La storia dovrebbe insegnare, ma quando la società vive nel presente, come se il passato non fosse mai esistito, qualsiasi cambiamento viene percepito, non come la normale e perenne trasformazione dei rapporti fra gli umani, o come l’inevitabile conseguenza della violenza dei potenti sui deboli, ma come un fenomeno nuovo e perturbante del presunto immutabile ordine naturale delle cose. Sicché, in questo inizio millennio, l’immigrazione (clandestina) dai paesi poveri verso l’occidente canonico, è diventata, a mano a mano, un problema di ordine pubblico. In Italia, i partiti di destra ne hanno fatto una bandiera, quelli sedicenti di sinistra la propria ipocrisia, spendendo entrambi una enorme quantità di risorse pubbliche per non affrontarla in maniera positiva. Anzi, erigendo muri e favorendo la proliferazione dell’industria criminale. Anche la politica di accoglienza dei lavoratori stranieri, entrati legalmente nel nostro paese, è risultata disastrosa, non consentendo loro di migliorare la propria condizione e ottenere la cittadinanza; impedendo così al nostro paese, in vertiginoso calo demografico, di accumulare nuove energie e risorse.

Se la storia non insegna si ripete in forma grottesca. A lungo nell’ Impero romano il fenomeno fu gestito con l’idea di mantenere un equilibro funzionale dei flussi migratori.  I barbari: deportati, profughi, immigrati, o intere tribù, che attraversavano il -limes- alla ricerca di una vita migliore, garantirono all‘ Impero nuove leve all’esercito e forza lavoro per la coltivazione dei campi. In cambio venivano loro garantite integrazione e cittadinanza. Questo equilibrio si ruppe per gli errori dei funzionari preposti e per stupidità e corruzione dei politici. E allora, davvero l’emigrazione si trasformò in invasione. Fra l’Impero Romano e l’italietta di oggi il confronto è azzardato, tuttavia si può prevedere che i crimini perpetrati dalla nostra classe dirigente (trentamila immigrati affogati nel mediterraneo per assenza di soccorsi), prima o poi, avranno conseguenze. Quali? Si può azzardare una ipotesi ragionando nel contesto della crisi climatica. (1*)

Gli studi più recenti prevedono un possibile collasso della circolazione atlantica (AMOC Atlantic Meridional Overturning Circulation). La AMOC è una corrente oceanica che distribuisce il calore nel pianeta e permette che l’energia fluisca dall’emisfero sud verso l’emisfero nord, facendo in modo, grazie alla circolazione atmosferica, che l’Europa goda di un clima più mite del Nord America. Il collasso dell’AMOC causerebbe un raffreddamento dell’emisfero settentrionale e un surriscaldamento dell’emisfero meridionale. Nel Mediterraneo avverrebbe una diminuzione di 25/50% delle precipitazioni. Uno scenario disastroso per l’agricoltura Europea e ancora peggio per le popolazioni africane, già duramente provate da siccità, guerre e carestie. Si può dire che l’odierno fenomeno migratorio sia solo l’avvisaglia del prossimo futuro. Un futuro nel quale i conflitti, fra imperialismi, per impossessarsi delle risorse, saranno ancora più intensi. Per cui, senza una politica che guardi al futuro, i conflitti fra gli europei e i popoli confinanti saranno sempre più intensi.(2*)

Se le classi dirigenti, per ottenere consenso elettorale, continueranno ad assecondare/accentuare le paure ancestrali della parte più retriva della popolazione, ricorrendo a un vocabolario truffaldino, (invasione, sostituzione etnica, eccetera) la realtà, percepita dalle masse, diventerà sempre più immaginaria. Ma i dati parlano chiaro. Il numero degli stranieri residenti in Italia, negli ultimi sei anni è rimasto più o meno stabile, assestandosi intorno a poco più di cinque milioni.  Fra questi gli immigrati extracomunitari sono 3,7 milioni. Vanno aggiunti gli irregolari, i cosiddetti clandestini, il cui numero si aggira intorno al mezzo milione; in calo di mezzo milione per la sanatoria del 2020. Le leggi sull’immigrazione, sfiancanti e inefficaci, ma ottime nel complesso per ottenere in permanenza manodopera schiava (e abbassare complessivamente il costo della forza lavoro) iniziano già nel 1986 (legge Foschi). A cui seguono: 1990 (legge Martelli); 1995 (decreto Dini); 1998 (Testo unico sull’immigrazione); 2002 (legge Bossi Fini; 2008 (decreto Maroni) e altre nel 2013 e nel 2020. Un accumularsi di stupidità, razzismo implicito e avidità del padronato. Dopo la Brexit, l’Italia è il quarto paese dell’unione europea con più immigrati. Sono 11 milioni in Germania, 5,4 milioni in Spagna e 5,3 milioni in Francia.  Complessivamente gli immigrati nella UE sono 37,5 milioni; in percentuale, l’8,4 dell’intera popolazione, in gran parte collocati nella parte bassa della scala sociale ed estremamente diversificati per provenienza, cultura, lingua e religione. Non c’è nessuna invasione, tantomeno in Italia. (3*)

La storia è fatta di conflitti e alleanze fra popoli e Stati, ma soprattutto di lotte fra classi sociali: fra chi ha e chi non ha, fra poveri e ricchi, fra lavoratori e capitalisti, fra borghesi e proletari: questa è la sostanza della storia. Tutto il resto, per quanto importante, è una conseguenza. Ma questa realtà, evidente come la luce del sole, nella propaganda vigente dei -media-, egemonizzata dai partiti post fascisti, viene oscurata, ignorata, cancellata e infine giustificata con le differenze razziali. Questa è tesi semplice, comprensibile alle masse, spaventate dalla crisi economica, sociale e ambientale che travolge l’occidente. Sicché, la soluzione sarebbe difendere con le unghie e con i denti la purezza del DNA italico. Una truffa clamorosa, un falso ideologico e scientifico, foriero di catastrofi future.

Tramite approfondite ricerche interdisciplinari, gli scienziati sono riusciti ad analizzare il DNA dei reperti ossei di individui vissuti migliaia di anni e le loro somiglianze/differenze con gli attuali viventi, in tutti i paesi Europei. Il risultato è stato straordinario, specialmente per quanto riguarda l’Italia.  In nostro DNA ha una caratteristica unica. Infatti, se prendiamo due italiani a caso, le loro differenze genetiche sono paragonabili a quelle di due individui europei, sempre presi a caso, di due paesi diversi. Dal Neolitico al Medioevo, nello -stivale- si sono incontrate e mescolate popolazioni provenienti da territori distanti migliaia di chilometri, creando una variabilità genetica che andrebbe preservata e arricchita, a garanzia della salute fisica e delle capacità intellettive delle future generazioni, anziché stupidamente rifiutata.  (4*)

*Approfondimenti

1)  Alessandro Barbero -Barbari- edizioni GEDI-2017

2)  In questo blog- 2 aprile 2024: IZAR- Javier Valdés  -Le misure contro la siccità, una nuova fuga in avanti-

3)  IDOS, Centro studi e ricerche- Dossier immigrazione-Roma 2023

4)  -Le scienze- edizione italiana di Scientific American-novembre 2023.

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