La maschera del “consumatore”

Di Falaghiste

Consumatore: aggettivo e sostantivo maschile.

Sostantivo maschile: Utente di beni economici, spec. in quanto inserito nella massa cui è destinata la produzione.

Aggettivo: Che logora, distrugge, rovina.

Duplice significato che diventa affermazione implicita: – La massa degli utenti logora, distrugge e rovina –

Cosa? Sé stessa, distruggendo la natura. Ma niente, o quasi, si distrugge in natura: tutto si trasforma. La massa dei consumatori non fa altro che accelerare un processo naturale che, in quanto tale, sarebbe avvenuto lo stesso in tempi più lunghi.

Da punto di vista ecologico, non cambia niente se una mela viene digerita o marcisce per terra. Essa si degrada e si scinde nei propri elementi. I quali torneranno comunque a integrarsi con l’eco-sistema. Ma questa degradazione vale anche per qualsiasi oggetto artificiale prodotto dal lavoro dei sapiens; ma qui c’è una differenza fondamentale: non tutte le sue componenti sono reintegrabili nell’ecosistema.

Ma torniamo al consumo. Per il consumatore di beni economici, cioè merce, l’azione comprende un tempo limitato; inizia all’acquisto e si conclude quando il bene acquistato non è più utile, vuoi perché obsoleto, o guasto.  Nel momento in cui si trasforma in rifiuto è come se si fosse spostato in un’altra dimensione; una sorta di esilio per scarso rendimento, che negli ultimi decenni si è trasformato in un lauto affare per l’industria del riciclaggio o smaltimento. La quale, negli ultimi venti anni, a sua volta è diventata produttrice di un bene economico.  E così il cerchio si è chiuso.  Sicché, ciò che è rimasto sotto gli occhi di tutti è il consumo inesistente di un oggetto, fino a poco dopo la sua morte presunta, mentre il consumo reale non è preso in considerazione.

Dal punto di vista ecologico, invece, la vita di un prodotto non è limitata al ciclo acquisto- rottamazione; ciò che conta per la salute dell’ambiente naturale e per la sopravvivenza dei sapiens è la quantità e qualità di energia e materie prime impiegate per produrlo: dalla progettazione fino alla rottamazione ed eventuale riciclaggio di una parte di esso. E se ciò vale per qualsiasi bene di consumo vale ancor più per l’energia, in quanto anch’essa bene di consumo, bene economico e prodotto tecnologico.

Ora, in questo particolare settore della produzione industriale, lo spaccio di presunte tecnologie miracolose e il conseguente oscuramento delle criticità è diventato una lotta spietata fra lobby globali per l’accaparramento di finanziamenti pubblici e privati. Ci sono i nuclearisti convinti delle centrali termo-nucleari a scissione di terza generazione, che però ultimamente sembrano meno convinti, dato che hanno combinato dei casini madornali sprecando una montagna di soldi (ma su questo si dovrebbe aprire un altro argomento e non il caso).

Invece, si sfregano le mani i nuclearisti convinti del termo-nucleare di quarta generazione. Si aggirano per convegni, conferenze e trasmissioni social-radio-visive. E da lì, mentre fissano l’occhio delle telecamere o si mangiano il microfono, annunciano che il sogno dell’energia ecologica è stato quasi raggiunto: sacerdoti arcaici della potenza infinita. Ma questi in confronto ai nuclearisti della fusione nucleare sembrano frati questuanti.

I nuclearisti della fusione nucleare vivono nell’olimpo della ricerca scientifica. Infatti, se ormai della scissione nucleare si conosce tutto e il problema è impedire la fuoriuscita di radiazioni dal reattore, la fusione è ancora una tecnologia sperimentale, la cui messa a punto procede per tentativi e ancora con pochi risultati.  Tuttavia, a ogni piccolo passo in avanti essi strombazzano al mondo che la- soluzione finale, è vicina. E come gli altri spendono una montagna di soldi. Da annotare: i nuclearisti di qualsiasi tipo hanno esultato in coro quando il Parlamento Europeo ha inserito il termonucleare fra le fonti energetiche compatibili con la transizione ecologica. Insomma, anche se la pericolosità e i costi esorbitanti degli impianti termonucleari è evidente, la degenerazione nuclearista è alle porte. Addirittura si osservano infiltrazioni nucleariste nel movimento F.F.F.

E questo potrebbe essere un produttivo argomento di riflessione.

Infine, ci sono gli investitori e le aziende delle energie rinnovabili: fotovoltaica, eolica, geotermica e delle maree.  A loro si può concedere un minimo di rispetto, se non altro perché possiedono conoscenze potenzialmente utili per evitare la catastrofe ambientale. Peccato, ma logico in questo sistema economico, che il loro obiettivo primario sia sempre il profitto e solo in via subalterna la salvaguardia della natura. Sicché, anche in questo settore avviene l’occultamento dei processi energetici a monte e a valle l’utilizzo delle varie tecnologie rinnovabili.

Per esempio gli impianti fotovoltaici, tecnologia principe delle fonti rinnovabili. Le onde-particelle elettromagnetiche sparate dal Sole arrivano alla velocità della luce e si trasformano in energia elettrica: niente rumore, niente fumo, niente miasmi nauseanti, niente sostanze inquinanti e niente radiazioni. Ma se cerchiamo a monte, prima dell’uso, troviamo che nel procedimento di produzione delle cellule fotovoltaiche di schifezze ce ne sono parecchie, inquinanti e pericolose per i lavoratori.  E se, con una capriola ci spostiamo a valle, dobbiamo chiederci quanto verrà a costare all’ambiente naturale il recupero-riciclaggio delle loro componenti.  

In conclusione, dal punto di vista ecologico, il valore di un prodotto non è determinato dal prezzo [denaro, merce valore], o dal rapporto qualità prezzo, piuttosto dal rapporto fra energia spesa ed energia ambientalmente compatibile ottenuta: cioè l’efficienza ecologica. Efficienza impossibile nell’anarchia della produzione capitalista, nella quale ogni impresa progetta e realizza in competizione con le altre imprese del settore. L’idea che con la competizione si possa ottenere una maggiore qualità della vita viene drammaticamente smentita dal fallimento del sistema finanziario globale.

Là dove il debito pubblico e privato deprime gli investimenti, incoraggia le speculazioni, favorisce i pochi ricchi, frammenta le società, produce la vergognosa tassa dell’inflazione e ignora l’emergenza ambientale.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.