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8 Marzo

8 MARZO. Una data importante che negli anni è stata storpiata dalla borghesia, dalle istituzioni dell’imperialismo e dal riformismo, che l’hanno privata del suo carattere di classe e trasformata in un giorno dedicato a celebrare una tiepida ed innocua “fratellanza delle donne”.
Volutamente sono state annullate le radici lontane del 8 marzo come giorno di lotta della donna lavoratrice.
Le operaie imprigionate e poi arse vive nell’opificio Cotton mentre combattevano per la difessa dei loro diritti sono per molti un fantasma lontano, quando non addirittura un evento sconosciuto.
Eppure la situazione della donna non è cambiata negli ultimi 100 anni.
Le donne coprono il 70% dei 1.300 milioni di poveri assoluti del mondo e questo nonostante il fatto che il lavoro della donna abbia un ruolo di fondamentale, infatti  tra il 50% e il 80% della produzione e commercializzazione di alimenti è affidata al lavoro femminile; inoltre, il lavoro domestico non remunerato della donna rappresenta un terzo della produzione economica mondiale; solo il 54%delle donne in età lavorativa ha un impiego fuori di casa (a fronte dell’80% degli uomini); le donne svolgono la maggior parte dei lavori peggiopagati e meno tutelati e guadagnano tra il 20 ed il 30% meno degli uomini.
Negli ultimi anni è aumentato considerevolmente il numero di donne che, legalmente ed illegalmente, emigrano verso diversi Paesi dell’Europa e verso gli Usa alla ricerca di impiego. Le immigrate sono quelle che più soffrono il sovra-sfruttamento ed ogni tipo di abusi. I due terzi degli 876 milioni di analfabeti del mondo sono donne.
Ogni anno muore nel mondo più di mezzo milione di donne in conseguenza della gravidanza e del parto, ciò che è in diretta relazione col livello di povertà. Le sempre peggiori condizioni di vita spingeranno sempre di più donne lavoratrici verso gli aborti clandestini o verso i brutali metodi degli aborti casalinghi.
Donne lavoratrici e povere continueranno a morire, mentre le cliniche clandestine guadagnano fortune grazie ad una legislazione repressiva che impedisce di abortire negli ospedali gratuitamente ed in condizioni sanitarie ottimali.
Di tutto ciò è soprattutto colpevole la Chiesa cattolica, con la sua ipocrita politica di “difendere la vita”, ma altrettanto responsabili sono i governi ed i parlamentari che distruggono le condizioni di vita della donna lavoratrice e poi, cedendo alle pressioni della Chiesa ed agli interessi dei baroni delle cliniche clandestine, sono contrari alla depenalizzazione dell’aborto.
Ogni anno nel mondo, almeno 2 milioni di bambine tra 5 e 10 anni sono vendute e comprate come schiave sessuali. Ogni due ore una donna viene pugnalata, lapidata, strangolata o bruciata viva per “salvare” l’onore della famiglia. Durante i conflitti armati, l’attacco ai diritti umani della donna (assassinio, stupro, schiavitù sessuale e gravidanza forzata) viene utilizzato come arma da guerra. Nel mondo, sono 135 milioni le bambine che hanno subito mutilazioni genitali. La cifra aumenta di due milioni ogni anno. Secondo dati della Banca Mondiale, almeno il 20% delle donne nel mondo ha sofferto maltrattamenti fisici o aggressioni sessuali. (Tutti i dati sono forniti da Onu, Unicef e Oil).
Nonostante ciò, da troppo tempo la data dell’8 marzo non è più una giornata di lotta internazionale (così come fu istituita da Clara Zetkin e Rosa Luxemburg nel 1910) ma, al contrario, ogni maledetto 8 marzo, le donne sono umiliate ed offese dagli ipocriti omaggi che l’Onu, i governi, i mezzi di comunicazione e le grandi imprese fanno alla donna tout court, “onori disonorevoli”   volti a far credere che l’oppressione sia cosa del passato, perché oggi le donne sono ministre, segretarie di stato, giudici, presidenti, imprenditrici  ecc.
Non c’è nulla di più falso!
Le ministre, le segretarie di stato, le magistrate, le donne infami, qualunquiste interessate solo al proprio benessere, le fasciste, le donne poliziotto al servizio del potere … quelle donne nulla hanno a che vedere con la lotta delle donne lavoratrici. Nulla ci accomuna a loro, sono le nostre nemiche di classe, nemiche da sconfiggere né più né meno degli uomini ed i governi che loro servono (o dirigono) come tutti gli altri governi operano in favore del capitale affinché questo possa, attraverso l’oppressione della donna, meglio sfruttare tutta la classe operaia nel suo insieme.
Per la donna lavoratrice in tutto il mondo non c’è possibilità di riscatto nel capitalismo. Non può esserci liberazione della donna senza il trionfo della rivoluzione socialista e non ci sarà rivoluzione socialista senza l’inclusione della donna lavoratrice nella lotta. L’unica lotta  è la lotta di classe, compiuta da uomini e donne legati da un medesimo ideale di giustizia e rivoluzione, per la nostra liberazione e per una società in cui uomini e donne possano vivere liberi da ogni tipo di oppressione, sfruttamento e disuguaglianza.

“C’era un tempo in cui non eri schiava.
Camminavi da sola, ridevi a gola aperta, facevi il bagno nuda.
Dici di non ricordare più niente di quel tempo,
di non avere neanche le parole per farlo,
che non può essere vero..
Ma ricordalo.
Fai uno sforzo per ricordare.
O, se proprio non ci riesci , inventalo
E POI COMBATTI,
COMBATTI FINO ALL’ULTIMO RESPIRO
FINO A QUANDO NON LO AVRAI CONQUISTATO “. (Monique Wittig)

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