È FASCISMO SQUADRISTA E IL MANDANTE È SEMPRE IL CAPITALE

le fiaccolate non bastano!

Non si può rimanere in silenzio davanti ai gravi fatti accaduti a Forlì negli ultimi giorni, che vedono due stranieri feriti da colpi di pistole ad aria compressa. Si tratta di gravissimi episodi razzisti che, con varianti di luogo e di modalità, ultimamente si ripetono sempre più spesso.
E mentre gli esponenti locali della Lega si affannano a coprire l’evidentissimo movente razziale, si tenta, come per l’attentatore neofascista di Macerata, di gettare la colpa su “elementi sociopatici”. Per noi gli unici elementi sociopatici della vicenda sono proprio gli esponenti del neonato Governo giallo-verde (e chi lo sostiene) che con le sue politiche xenofobe ha dato la stura ai peggiori istinti violenti nel paese, alimentando un clima di odio sociale e razziale: chiusura dei porti, boicottaggio dei soccorsi, sostegno alla guardia costiera libica e ai suoi lager, taglio delle risorse per l’accoglienza a vantaggio dei respingimenti, attacco alla protezione umanitaria, discriminazione verso gli stessi immigrati “regolari” per l’assegnazione di asili, case, sussidi… Sulla scia di Minniti, ma oltre Minniti.

I paesi imperialisti, che sgomitano gli uni con gli altri per la spartizione delle zone di influenza in Africa, vogliono incassare i frutti della propria rapina senza pagarne gli oneri. L’Africa è da secoli terra di saccheggio da parte del capitalismo, a partire dallo schiavismo e dal colonialismo. Le migrazioni di oggi sono l’effetto ultimo di questo saccheggio storico. Anche per questo la distinzione tra rifugiati e migranti economici è del tutto ipocrita. Non solo perché gli stessi rifugiati e richiedenti asilo sono oggi privati dei propri diritti (con la copertura delle Nazioni Unite), ma anche perché morire per fame o per sete non è diverso che morire per guerra. Fame e guerre entrambe portate o alimentate dalla grande rapina imperialista.

La verità è che gli stessi governi europei di ogni colore politico che impongono sacrifici ai propri lavoratori cercano di dirottare la loro rabbia contro i migranti per impedire che si rivolga contro i capitalisti. Per questo alimentano xenofobia, odio, razzismo, nazionalismo. Le politiche xenofobe servono solo a dividere gli sfruttati a tutto beneficio dei loro sfruttatori.

È necessario spezzare questa dinamica. È necessario unire la lotta di tutti gli oppressi contro il nemico comune, contro ogni forma di concorrenza al ribasso tra gli sfruttati. 

Ci battiamo contro la chiusura dei porti e delle frontiere. Chiediamo corridoi umanitari a garanzia della vita dei migranti. Ci battiamo per un sistema di accoglienza dignitoso e non carcerario, magari finanziato dalla cancellazione delle enormi spese di militarizzazione delle frontiere e dei respingimenti. Rivendichiamo l’abolizione delle leggi anti-migranti degli ultimi vent’anni (Turco-Napolitano, Bossi-Fini, Minniti-Orlando), a partire dalla cancellazione del legame ricattatorio tra permesso di soggiorno e lavoro.

Ma non basta una lotta per i diritti dei migranti se non metti in discussione l’organizzazione capitalistica della società. “Se non c’è lavoro, casa, cure sanitarie per noi, come possono esservi per i migranti?”: questo è il tasto battuto da Salvini e con lui da tutti i reazionari.  È necessario attaccare frontalmente questo pregiudizio, dimostrare che il problema non sono i migranti ma il capitalismo; che lo stesso capitalismo che è all’origine delle migrazioni è il principale impedimento all’integrazione dei migranti; che una organizzazione alternativa della società è l’unica via per risolvere il problema. 

Occorre rivendicare la ripartizione del lavoro tra tutti, con la riduzione dell’orario a parità di paga.  Un grande piano di nuovo lavoro in opere sociali di pubblica utilità, a partire da case popolari e asili. La requisizione di grandi proprietà immobiliari, per dare a tutti il diritto alla casa.
L’abolizione del debito pubblico verso le banche e la nazionalizzazione delle banche, per garantire a tutti le protezioni sociali, a partire da sanità, pensioni, istruzione È una piattaforma di lotta che potrebbe unire lavoratori italiani e immigrati, rompere le loro divisioni, moltiplicare la loro forza. Ma l’insieme di queste misure chiama in causa il capitalismo e ne richiede il rovesciamento. Una prospettiva di liberazione per sua natura rivoluzionaria e internazionale.

Solo la classe lavoratrice, al di là di ogni frontiera e di ogni colore, può guidare questa rivoluzione.

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