IL M5S: una risposta piccolo borghese alla crisi

dalla sezione PCL di Arezzo

Se guardiamo criticamente e da un punto di vista marxista il M5S, non possiamo non rilevare la natura di classe piccolo borghese di questo pseudo partito, ma sarebbe completamente sbagliato pensare che tale “partito” sia composto da soli elementi piccolo borghesi, esso trova un ampio consenso di massa anche tra gli operai, questo perché l’Italia come del resto la maggior parte dei paesi imperialistici, in passato hanno attraversato un importante periodo di boom industriale ed economico. Ciò ha permesso e favorito in questi paesi, attraverso la politica riformista sottoprodotto delle lotte operaie, un relativo benessere in ampi settori di classe tale da renderli più facilmente permeabili ai pregiudizi ed alle illusioni della democrazia piccolo borghese.
Con il sopraggiungere della crisi economica, che ormai perdura da diversi anni, la classe dirigente di questo paese nel tentativo di mantenersi stabilmente al potere e nel tentativo di recuperare la caduta tendenziale del saggio di profitto, determinata dalla crisi strutturale in cui è piombato il sistema capitalistico su scala mondiale, si è servita e continua a servirsi del suo principale strumento di dominio, lo Stato, conducendo attraverso i suoi organi esecutivi, i governi borghesi, una devastante offensiva contro le ragioni sociali dei lavoratori ed arrivando a tartassare quel ceto medio piccolo borghese che a causa della crisi viene sempre di più ridotto alle condizioni di esistenza degli operai.
Vedendosi progressivamente ridurre il proprio spazio vitale, la piccola borghesia, reagisce contro lo stato di cose esistente prodotto dell’incipiente crisi capitalista aggrappandosi alle illusioni della democrazia formale che trascende le differenze di classe e, arrivando al punto di idealizzare lo Stato erigendolo a feticcio da idolatrare.
Il movimento che si era prodotto in conseguenza alle politiche “lacrime e sangue” varate dal governo Monti, aveva spinto alla disperazione settori importanti della società portando l’antagonismo sociale ad un livello di tensione esplosiva. Il fermento sociale e la rabbia che tali riforme avevano suscitato potevano essere il preludio di una reale rivolta sociale; ciò che impedì tutto ciò fu il nascere di un movimento politico, che incarnando in quel momento le aspirazioni, i bisogni della piccola borghesia pauperizzata dalla crisi trasformò la rabbia sociale che si era prodotta contro il governo Monti, che in quel momento rispondeva agli interessi delle oligarchie finanziarie d’Europa in uno strumento impotente della democrazia borghese, trascinando con sé settori importanti della classe operaia. Non solo, il m5s contribuì ad arrestare la spinta dal basso che si stava producendo contro quel governo, impedendo di fatto alla classe operaia di rovesciare un governo ad essa ostile, ma contribuì anche alla successione politica di quel governo e delle misure politiche che sono state prese contro i lavoratori, prima dal governo Letta e successivamente dall’attuale governo Renzi.
Il successo elettorale ottenuto dal m5s alle politiche contribuì pesantemente ad attenuare il malcontento sociale contribuendo parallelamente ad alimentare false illusioni verso un organismo di rappresentanza nazionale, il parlamento, strumento di inganno del grande capitale e istituzione borghese corrotta politicamente e moralmente, che non riflette ormai da anni gli interessi della maggioranza del popolo che lavora, che chiede ormai da tempo profondi e radicali cambiamenti nella struttura sociale del paese.
E’ proprio nelle illusioni democratiche della piccola borghesia, che va ricercato il successo di un partito che è stato il principale freno del fermento rivoluzionario in Italia, attirando su di sé ampi settori di classe operaia che smarrita, tradita e delusa dalle sue direzioni politiche e sindacali si è aggrappata ad una vana speranza politica, di poter risolvere i propri problemi perseguendo la strada della democrazia e della pace sociale, illusioni che ancora si annidano nelle speranze di molti. Speranze vane, quando si ha a che fare con una classe dominante che continua a conservare il proprio potere grazie all’uso incondizionato della forza; forza che può essere abbattuta solo contrapponendo la forza organizzata del proletariato e non appellandosi al principio aritmetico di una fatiscente maggioranza parlamentare.
Sarebbe comunque un errore pensare che il m5s incarni direttamente gli interessi di quel ceto medio piccolo borghese impoverito dalla crisi economica, in quanto la sua propaganda politica è solo sovrastruttura ideologica per turlupinare il popolo, i suoi appelli non sono altro che vuoti appelli , nella realtà, per i fini che persegue e per il ruolo giocato nel momento più alto di tensione sociale, il m5s è diventato il baluardo più sicuro della reazione, negli interessi economici e politici del grande capitale, che nei momenti di crisi e di declino cerca rifugio nei settori più radicali della democrazia piccolo borghese per tenere a freno la ripresa delle lotte del movimento operaio.
La piccola borghesia ingannata e usata dal grande capitale e dalle oligarchie finanziarie, vittima della crisi e oppressa dallo Stato, cerca a modo suo una soluzione per uscire dalla situazione in cui è piombata appellandosi alla democrazia formale e ai principi della pace sociale, ma essendo incapace di poter rappresentare i propri interessi e le proprie aspirazioni sociali sotto forma di un interesse generale , finisce al banco di prova nelle istituzioni per scontrarsi con le rivendicazioni sociali di chi lavora, finendo per assumere un punto di vista che coincide con gli interessi della borghesia capitalistica e diametralmente opposto ai lavoratori, dimostrando che nella società attuale non può politicamente assumere un ruolo autonomo e se lo fa come nel caso in cui si costituisce in partito o movimento finisce per servire la reazione contro le ragioni sociali dei lavoratori.
Oggi, l’unico partito che incarna gli interessi del popolo che lavora, è il Partito Comunista dei Lavoratori, che assumendo un punto di vista classista si pone dal versante più ampio degli interessi dei lavoratori, vittime della crisi. Solo con un programma di classe ed anticapitalistica è possibile risolvere i problemi della crisi in cui siamo piombati. La storia ha ampiamente dimostrato che dalla crisi si può uscire o dal versante degli interessi del capitale e del padronato oppure dal versante degli interessi del proletariato, non ci sono terze vie ad un altro mondo possibile, ogni illusione riformista, ogni feticizzazione dello Stato sono solo un inganno ad appannaggio delle classi dominanti, non si cambia il destino riservato a chi lavora attraverso un cambio di segno politico alla guida del paese, ma cambiando radicalmente il modo con cui è organizzata la società. Solo con l’unità del mondo lavoro attorno ad una piattaforma rivendicativa, di mobilitazione generale ed una prospettiva di vera alternativa sociale e di potere, che parta da quelli che sono i bisogni immediati dei lavoratori e più in generale del popolo che lavora, potrà essere trovata una soluzione definitiva ai problemi che ci affliggono e potremo liberarci dallo sfruttamento a cui siamo sottoposti sotto questo regime sociale.

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