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8 marzo … smettiamo di prenderci in giro

di Maddalena Robin

La “Giornata internazionale della donna” fu istituita durante il VII Congresso della Seconda Internazionale nell’agosto 1907 (cui parteciparono delegati provenienti da 25 nazioni, tra cui i massimi dirigenti marxisti dell’epoca, , Clara Zetkin, August Bebel, Lenin, Martove e Jean Jaurès) sul terreno delle lotte e delle istanze del movimento operaio internazionale, grazie ad un’idea di Rosa Luxemburg e Clara Zetkin. Nel corso del Congresso fu affrontata la questione femminile e della rivendicazione del voto alle donne.

Su quest’ultimo argomento il Congresso votò una risoluzione nella quale i partiti socialisti si impegnavano a “lottare energicamente per l’introduzione del suffragio universale delle donne senza allearsi con le femministe borghesi che reclamavano il diritto di suffragio, ma con i partiti socialisti che lottano per il suffragio delle donne ».

La prima “Giornata della donna” fu celebrata ufficialmente negli Stati Uniti il 23 febbraio 1909, dal 1911, le manifestazioni furono interrotte a causa dello scoppio della Prima guerra mondiale, finché il 8 marzo 1917 nella capitale russa le donne guidarono un’imponente manifestazione per chiedere la fine del conflitto, che sancì l’inizio della Rivoluzione bolscevica in Russia. Per stabilire un giorno comune a tutte le nazioni, nel 1921 la Conferenza internazionale delle donne comuniste decise che l’8 marzo si celebrasse la “Giornata internazionale dell’operaia”.

Sono queste le ragioni e gli avvenimenti, che ispirarono l’istituzione di questa giornata di lotta, ma il significato originario è stato nel tempo smarrito e derubricato; la festa della donna, così come venne concepita cent’anni fa, è oggi ridotta ad un cerimoniale vuoto, superfluo e privo di senso, ad una arida sublimazione del feticismo della merce, ulteriore conferma del trionfo del capitalismo; questo Moloch, in grado di esercitare un potere ideologico e mentale tale da assorbire e neutralizzare ogni istanza di cambiamento, vanificando con “contentini” di questo tipo le azioni del movimento rivoluzionario.

Altrettanto non condivisibile mi sembra l’argomento portato da alcune compagne, secondo cui “la giornata celebra le donne che hanno lottato, è la nostra festa e dobbiamo rivendicarla“, io sono convinta che il rispetto ed il riconoscimento dei diritti debbano essere permanenti ogni ora dell’anno, una giornata di celebrazione mi sembra offensiva per la mia intelligenza e la mia dignità.

Sta innanzi tutto in noi donne il dovere di sostenere l’idea che l’emancipazione femminile sarà universalmente possibile ed attuabile solo in una società completamente affrancata dallo sfruttamento materiale dell’essere umano (e quindi della donna come dell’uomo), vale a dire in una società di liberi e uguali, in un mondo libero e comunista.

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