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Comunicato stampa

Apprendiamo dalla lettura del “Corriere Romagna” del 18/08 che aumenteranno le rette che le famiglie (italiane e straniere) dovranno pagare per mandare i propri figli a nidi e materne comunali. La notizia, seppur grave, non ci stupisce particolarmente: infatti, da almeno 20 anni, il mantra di tutti i governi e di tutte le giunte, indipendentemente dal loro colore politico (centro-destra o centro-sinistra) e dalla loro area di influenza (comunale, provinciale, regionale, nazionale o europea) è sempre stato lo stesso: “Tagliare la spesa pubblica perchè il debito è troppo alto”. La crisi economica scoppiata nel 2007 è solo stato un ulteriore pretesto per rinvigorire le politiche di austerity, ma le ricette erano identiche anche negli anni ’90. Ma se è vero che il debito pubblico italiano è stratosferico, superando i 1800 miliardi, è altrettanto indiscutibile il fatto che questo debito è in larga misura addebitabile a grandi patrimoni, rendite, profitti, i quali, oltre ad evadere d’abitudine, sono pure stati progressivamente sgravati, a partire dagli anni ’80, dal peso del fisco, mentre le tasse sul lavoro dipendente sono aumentate negli ultimi 30 anni del 13%. A ciò si aggiunga che questo debito è accumulato verso le banche (nazionali ed estere) alle quali lo stato centrale paga circa 80 mld l’anno in interessi e i nostri enti locali (incluso il comune di Forlì) circa 70 mld l’anno. Insomma, mentre i soldi pubblici si trovano per soddisfare gli appetiti di una cricca di banchieri e affaristi, scompaiono quando occorre finanziare asili, scuole, sanità, pensioni. Di fronte a una così grave situazione, immersi nel pantano della più pesante crisi capitalistica dal 1929 ad oggi, occorre prendere coscienza che non si esce dalla crisi se non ci si libera del capitalismo, rivendicare la fine del pagamento del debito alle banche ed il loro esproprio con conseguente nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori, cioè della maggioranza sana della società. In un’epoca di guerre, crisi e rivoluzioni, il bivio storico è immutato: socialismo o barbarie. Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) sezione “D. Maltoni” Forlì-Cesena

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