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Obama la nuova faccia dell’imperialismo americano

L’ elezione del nuovo presidente USA , il democratico Barak Obama ha gettato in una specie di estasi tutto il mondo occidentale e non ha risparmiato perfino molti militanti della sinistra italiana e settori di classe. Dopo gli orrori arrivati in serie da otto anni di amministrazione Bush , il messaggio populista di Obama ha incantato come un pifferaio magico l’ immaginario collettivo compresi gli amici giornalisti del Manifesto. Ha fatto molte promesse proponendo la parola magica “ change” e si investito del ruolo del salvatore dell’ economia mondiale e del capitalismo in piena crisi.
La realtà però ha tutta un’ altra faccia. La grande crisi dei mutui ad alto rischio ha fatto esplodere la bolla finanziaria e ha messo in ginocchio il capitalismo internazionale già fortemente in crisi . In particolare le guerre in Iraq e in Afghanistan hanno collassato il debito pubblico USA. La soglia dei “10 trillions” è stata sfondata il 30 settembre, portando il capitalismo americano in un vero buco nero che ha raccolto nelle sue spire anche quello di tutto l’ occidente.
Ma chi c’ è dietro lo sfolgorante Obama ? Tra i maggiori sostenitori c’ è George Soros , miliardario in aperto contrasto con George Bush e la politica di guerra. Il grosso del suo successo ha come filosofia l’ idea di aiutare paesi emergenti o in via di transizione a rendersi delle “società aperte”, aperte non solo nel senso della libertà di scambi commerciali, ma soprattutto tolleranti nei confronti delle nuove idee e dei diversi approcci di pensiero e comportamentali. Grande speculatore che propugna “più mercato e meno guerra”. Ma sarebbe meglio dire più mercato e più sfruttamento.
Ma ci sono altre figure come Austan Goolsbee, un sinistro economista, membro della Skull & Bones, sostenitore dell’ libero sfruttamento ( senza regole ) della mano d’ opera, il quale ha affermato che Obama è più favorevole ai mercati e quindi più manovrabile da Wall Street rispetto ad Ilary Clinton per i progetti di abbattimento dei diritti dei lavoratori.
Inoltre Obama ha perfidi consiglieri economici come David Cutler e Jeffrey Liebman, che vorrebbero privatizzare la sicurezza sociale. E’ chiaro quindi che il programma di Obama sarebbe ottimo per attuare la visione del mondo dei veri cervelli del “nuovo capitalismo” come Felix Rohatyn e il repubblicano Warren Rudman, teorici dell’austerità selvaggia e della distruzione dei diritti sociali acquisiti. La loro ossessione, per la privatizzazione e le cessioni di rami aziendali avranno una nuova faccia. Creeranno i dazi sull’ import e sulla delocalizzazione degli investimenti. Ricordiamoci poi dei 700 miliardi di dollari voluti dal già mitico Obama con il tentativo di salvataggio degli istituti di credito americani in crisi.
Un altro uomo chiave sarebbe il capo staff della Casa bianca Rahm Emanuel che Il quotidiano israeliano Maariv chiama “Il nostro uomo alla Casa Bianca” grazie alle sue origini israeliane e al legame della sua famiglia al gruppo armato sionista Irgum.
Quindi non aspettiamoci segnali di novità in medio oriente. Ma i segnali di come si muoverà questa nuova faccia dell’ imperialismo USA sono arrivati velocissimi nel vecchio continente proprio qui a pochi passi da noi:

Eaton fabbrica metalmeccanica di proprietà americana ( di misteriose finanziarie e fondi pensione ) di Massa:
350 operai e le loro famiglie gettati in mezzo alla strada con la messa in mobilità. Fine della delocalizzazione nuovo nemico del capitalismo americano in crisi.

Obama promette di ridare lavoro alle schiere di disoccupati americani . Non dice come , ma sicuramente imporrà salari da fame , sfruttamento e distruzione dei diritti acquisiti. Ma questo avrà un altro prezzo:
l’ abbandono degli investimenti all’ estero in particolare nei paesi in via di sviluppo facendo terra bruciata di milioni di posti di lavoro.
Un ritorno alle origini della rivoluzione industriale e la fine della globalizzazione .

Ruggero Rognoni PCL Pisa

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