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RESPINGERE L’ACCORDO PROMUOVERE LA LOTTA

L’accordo tra Berlusconi-Confindustria-CISL-UIL sulle nuove regole contrattuali è un’autentica provocazione contro tutto il mondo del lavoro. Sullo sfondo di una devastante crisi sociale, un governo che continua a destinare decine di miliardi a banche e imprese (a carico dei contribuenti), non solo non trova un euro per i salari, ma programma la loro ulteriore riduzione: con l’allungamento dei tempi del contratto, la “depurazione” dell’inflazione importata, la possibilità di deroga ai contratti nazionali. E questo mentre centinaia di migliaia di lavoratori, a partire dai precari, vengono buttati su una strada, dopo essere stati spremuti per anni come limoni.
Comprensibilmente, Confindustria plaude all’incasso; la coppia Bonanni-Angeletti chiede favori e ricompense per il “servizio” prestato; il PD di Veltroni copre Confindustria e Bonanni contro la CGIL.

E’ uno spettacolo indegno. E’ necessaria una risposta di lotta dei lavoratori che respinga e affossi questo accordo. La CGIL ha fatto benissimo a non firmare. Ma ora deve assumersi le sue responsabilità: dissentire, ma continuare a star ferma (limitandosi a qualche gesto simbolico), significherebbe programmare la sconfitta dei lavoratori e il proprio suicidio. Non si può restare in mezzo al guado.
E’ necessaria una svolta. Proponiamo che la CGIL, l’intero sindacalismo di base, tutti i movimenti sociali, l’insieme delle sinistre, rompano col PD e uniscano le proprie forze in un’azione di lotta radicale e continuativa attorno ad una piattaforma di vertenza generale che superi definitivamente ogni logica di concertazione e avvii una vera prova di forza contro governo e padronato:

• Per la piena difesa del contratto nazionale di lavoro.
• Per l’aumento generale dei salari e degli stipendi di 300 euro netti mensili, e la definizione di un salario minimo garantito di 1300 euro netti al mese, detassati, per tutti i lavoratori.
• Per il blocco generale dei licenziamenti, il diritto alla cassa integrazione per tutti i lavoratori con l’80% del salario, un sussidio vero di disoccupazione a 1000 euro netti mensili.
• Per la ripartizione tra tutti del lavoro che c’è con la riduzione generale dell’orario, e lo sviluppo di un ampio piano di lavori pubblici di utilità sociale, a partire dalla scuola, dalla sanità, dai trasporti popolari, dal risanamento dell’ambiente.
• Per la restituzione dei fondi pensione ai lavoratori e alla previdenza pubblica.
• Per il permesso di soggiorno a tutti i lavoratori immigrati.

Chi paga? Chi non ha mai pagato: le grandi ricchezze di banche e imprese, le faraoniche spese militari, gli scandalosi privilegi clericali, i lussi della “casta “politico-istituzionale.
Proponiamo, in ogni caso, la convocazione di una grande assemblea nazionale intercategoriale di delegati eletti, che vari la piattaforma di svolta e apra la vertenza generale.
In questa prospettiva, proponiamo che l’azione di sciopero già prevista da Fiom e Funzione pubblica CGIL per il 13 febbraio si trasformi in un vero sciopero generale di tutte le categorie del mondo del lavoro, con manifestazione nazionale a Roma davanti a Palazzo Chigi.

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