Per una prospettiva anticapitalista

Volantino del PCL per lo sciopero del 29 gennaio

In queste ore partiti borghesi di ogni colore cercano una soluzione della crisi di governo per dare stabilità alle politiche di rapina. Quelle politiche che hanno risparmiato 37 miliardi nella sanità pubblica per ingrassare quella privata. Quelle che hanno distrutto i diritti del lavoro, schiacciato i salari, colpito le pensioni, per pagare il debito pubblico alle banche. Quelle che condannano i migranti alla “clandestinità” e al supersfruttamento per arricchire i profitti e dividere i salariati. Quelle che hanno gonfiato il portafoglio di grandi azionisti e speculatori mentre dilagano disoccupazione e povertà. Quelle che ora programmano lo sblocco dei licenziamenti su raccomandazioni delle imprese.

È ora di porre al centro della scena un’agenda esattamente opposta: paghi chi non ha mai pagato!

Stipendio pieno per tutti i cassaintegrati. Blocco dei licenziamenti. Parità di diritti per tutti. Riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga (30 ore pagate 40). Controllo operaio sulle condizioni della sicurezza in ogni luogo di lavoro. Tamponi gratuiti per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Assunzione massiccia di personale sanitario a tempo indeterminato. Riapertura dei 200 ospedali soppressi. Requisizione della sanità privata. Nazionalizzazione senza indennizzo dell’industria farmaceutica. Chiusura di tutte le scuole medie inferiori e superiori, vista l’assenza di condizioni di sicurezza, innanzitutto (ma non solo) in fatto di trasporti. Lockdown totale per realizzare in sicurezza una vaccinazione di massa e gratuita.

Paghino le grandi ricchezze attraverso una patrimoniale del 10% sul 10% più ricco. Si annulli il debito pubblico verso le banche, che vanno nazionalizzate senza indennizzo. Si nazionalizzino, senza indennizzo e sotto controllo operaio, le aziende che licenziano. Si promuova con le risorse così reperite un grande piano di nuovo lavoro nelle opere di utilità sociale dismesse da decenni: case, scuole, ospedali, treni pendolari, riassetto idrogeologico del territorio, riparazione della rete idrica, bonifica dell’amianto e dei territori inquinati.

Ma per imporre questa agenda al centro dello scenario generale occorre rilanciare un’opposizione sociale di classe e di massa, che unifichi l’enorme forza sociale di 17 milioni di salariati e salariate. Se questa massa si mette in moto, tutto diventa possibile. Se ciò non accade, anche obiettivi più limitati restano nel libro dei sogni. Per questo l’azione di sciopero del 29 gennaio dev’essere solo l’inizio. Un primo investimento nella prospettiva di un fronte di lotta generale e di massa. Perché solo il rovesciamento dei rapporti di forza può liberare uno scenario nuovo.

Questa prospettiva, per sua natura, non può limitarsi al solo terreno sindacale. Ognuna delle rivendicazioni di lotta della piattaforma del 29 gennaio richiama la necessità di una prospettiva politica. Quella del rovesciamento della dittatura padronale e della rifondazione su basi nuove dell’intero ordine della società.
Solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici può realizzare compiutamente un’alternativa vera. Che può essere solo anticapitalista e rivoluzionaria.

Nel sostenere senza riserve lo sciopero generale del 29 gennaio, il PCL vi porta questa prospettiva politica. L’unica che può segnare davvero un punto e a capo.

Partito Comunista dei Lavoratori

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