Farsi schiacciare o resistere?

561426_1012426318804916_3014930591952344684_nCon questa domanda Sergio Bellavita ha chiuso il suo intervento nella assemblea de “Il sindacato è un’altra cosa” il 12 maggio a Roma, dove veniva evidenziata la fine ormai imminente dagli spazi per la nostra area e quindi della democrazia e del dissenso interno alla Cgil.

Licenziando Bellavita, dopo aver etichettato come incompatibili la RSA della FCA di Melfi e dopo l’allineamento conclamato alla Camusso da parte di Landini, la più grande organizzazione sindacale mostra il suo vero volto.
Non sono più importanti i lavoratori, non bisogna disturbare il potente o il burocrate di turno, che hanno di fatto svuotato per intero lo statuto dei lavoratori, a loro poco importa se muore un operaio di 61 anni assunto con contratto interinale, a loro poco importa se operai che hanno creduto alla combattività di Landini vengono oggi lasciati soli, delusi e addirittura licenziati. No a loro interessa abolire il dissenso interno come l’ultimo dei dittatori.

Il licenziamento di Bellavita in realtà mostra tutta la fragilità dei massimi dirigenti FIOM e CGIL, evidenzia i loro timori a la loro paura proprio in vista della prossima fase congressuale e della inevitabile crescita del dissenso dell’area di opposizione interna di cui proprio Sergio è il portavoce.

Di fatto si colpisce Bellavita per colpire un’intera area che rappresenta i lavoratori tesserati nel più grande sindacato di massa, delusi da chi dovrebbe tutelarli, un dissenso frutto di “veri” voti di lavoratori e lavoratrici all’ultimo congresso con le loro oltre 40.000 preferenze al documento alternativo a quello della famigerata coppia Camusso/Landini.

È una CGIL ormai cronicamente incapace di qualsiasi confronto, che colpisce a più riprese chi fa opposizione e critica invece di vedere nel confronto, anche se duro, la possibilità di correggere scelte e errori e la forza per crescere. Tutto ciò è chiaramente impossibile per burocrati preoccupati solo del mantenimento del proprio ruolo da leader e del loro caldo nido, privi di lungimiranza e coscienza pulita.

Queste burocrazie sindacali ancora non hanno capito o fanno finta di non capire che la loro fine è ormai prossima. Già ad ottobre il referendum costituzionale potrebbe decretarne la fine, e invece di informare i lavoratori ritengono più giusto smantellare l’area più combattiva e più vicina ai lavoratori stessi.

L’assemblea lo ha dimostrato chiaramente: moltissimi ritengono che sia ancora giusto continuare a restare in Cgil e approfondire questa esperienza di opposizione. Non possono essere i sindacati di base a costituire una reale alternativa classista: isolarsi significa uscire da una prospettiva di crescita, significa arrendersi.

Eliana Como, componente dell’esecutivo dell’area, presentando un documento firmato da molti delegati presenti propone di andare fino in fondo rivendicando spazi legittimi all’interno dell’organizzazione e continuando con sempre più determinazione a fare quella giusta opposizione che tanto irrita i massimi dirigenti cigiellini. Se dovessero cacciarci tutti allora dovremmo essere capaci di lottare per tornare a fare ciò per cui i lavoratori e le lavoratrici ci hanno dato mandato.

Il licenziamento di Bellavita ha messo a dura prova l’intera area; è evidente che questo attacco landiniano abbia creato una spaccatura, dimostrando tutti i limiti della FIOM. Il semplice annuncio dell’occupazione del salone CGIL ha mandato tutti in subbuglio, creando malumori e dissensi per la mancata condivisione della decisione. Si riesce comunque ad ottenere un incontro con i dirigenti CGIL sulla questione del reintegro del portavoce Bellavita. È lodevole il lavoro dei delegati RSA FCA di Melfi, compagni e lavoratori che sanno cosa vuol dire lottare e scioperare contro l’odiato Marchionne, il vero portabandiera del padronato. Anche nella loro vicenda il comportamento del segretario della FIOM CGIL e dei suoi massimi dirigenti evidenzia il più becero e puro stalinismo.

Come affermato da Luca Scacchi nel suo intervento, la “cislizzazzione” della FIOM CGIL è ormai avvenuta: i tantissimi accordi peggiorativi firmati un po’ ovunque e i limiti mostrati nella vertenza del CCNL dei metalmeccanici ne sono la riprova. Le burocrazie oggi sono lontane anni luce dai lavoratori, ed oggi più che mai c’è un grande bisogno di veri compagni per sconfiggere sia i nemici, sia coloro che tra i nostri ranghi si definiscono amici ma che in realtà ci pugnalano alle spalle.

L’area deve andare avanti perché essa nasce proprio per organizzare all’interno delle fabbriche e dei posti di lavoro i lavoratori e le lavoratrici contro l’attacco che gli stessi subiscono da più fronti, burocrati sindacali inclusi. Resistere e sopravvivere contro tutto e tutti non è solo una priorità, è una vera e propria necessità…oggi più che mai!

Cellula Operaia PCL Romagna

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