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Roma 12 aprile 2014 – I riformisti scappano, la polizia manganella su indicazioni dei leccapiedi degli industriali e dei banchieri (PD e PDL)

Di Onide Berni
Un buon corteo ha sfilato per le vie romane, a fronte di provocazioni e abusi polizieschi. Perché?
Le presenze non sono da paragonare a quelle Cgil, PCI (o “roba” di questo genere) in quanto tanti di noi, Compagne/i e ragazze/i attivi in questi cortei definiti “conflittuali” o “di base”, si presentano agli eventi autorganizzandosi e sostenendo personalmente la trasferta.
Diciamoci la verità: se 15-20.000 ragazzi, ragazze, donne ed uomini (più o meno giovani) scendono in piazza per questi eventi è perché preferiscono spendere quei 50 euro (se non di più) per una causa che può chiamarsi “giustizia sociale” “diritti per tutti” o “ potere dei lavoratori”. È questo il filo conduttore della rivolta: forte, spregiudicata, ma a parole contraddittoria.
Tanti moderati e mediocri potrebbero definirli “piccolo-borghesi” perché “si lamentano del lavoro e della disoccupazione, ma spendono 50 euro per fare scritte sui muri”.
Alcuni dei compagni del Partito Comunista dei Lavoratori, seppur disoccupati di lunga data, hanno risparmiato per poter essere presenti. Non siamo gli unici ad aver fatto questa scelta: lungi da me nel definirci come “unici combattenti”, anzi.
Tanti, quindi, non si sono nascosti, come dei borghesucci di provincia su un bel divano o dietro ad un bicchiere “per dimenticare di esser stati presi per il sedere” .
A noi non piace la pace sociale, non vogliamo che un capitalismo barbaro continui imperterrito a mietere vittime sul lavoro e cagionare povertà e disperazione.
I Comunisti non vanno in piazza a chiedere: devono lottare per ottenere un ribaltamento totale dell’ordine dei poteri. Quindi via i politici delle banche e degli industriali, potere a chi lavora.
Per un comunista non c’è cosa più sbagliata che pensarla diversamente. La lotta dei comunisti non coincide con l’illusorio “socialismo a tappe”. Questa non è una verità calata dall’alto, è solamente l’applicazione della teoria a cui ci ispiriamo: il marxismo.
Non esiste l’unità dei comunisti, ma solo il fronte unico nelle lotte. Non esistono alleanze con la classe dirigente, né tantomeno con chi ordina le manganellate alle manifestazioni o con chi ci sfrutta (Renzi e PD-DS-PDS-PCI+DC ).
Compagni, abbandonate le vostre idee di pace e giustizia. I comunisti devono combattere e non tentare il male minore. Non ci sono mezze misure. O si sta con gli oppressi o con gli oppressori.
Noi del Partito Comunista dei Lavoratori abbiamo scelto: stiamo solo con gli sfruttati e ci opponiamo con tutti i mezzi agli oppressori. Con i governanti non si discute. Non pensiamo, tantomeno, che un voto possa servire a cambiare l’ordine dei “giochi”: NON VOTIAMO I LAVORATORI VENDUTI AL CAPITALE, AL RIFORMISMO ED ALLE BUROCRAZIE FIOM–CGIL. Questi individui non si battono per gli sfruttati, ma solo per il proprio privilegio.
A Roma, i Compagni più esperti del Partito Comunista dei Lavoratori non sono scappati, ma hanno aiutato i Compagni meno esperti ed hanno difeso le Compagne/i in difficoltà. Noi non scappiamo.

Compagni confusi! Siete avvertiti: non fidatevi dei riformisti.

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2 risposte

  1. CloroAlClero89 ha detto:

    “A Roma, i Compagni più esperti del Partito Comunista dei Lavoratori non sono scappati, ma hanno aiutato i Compagni meno esperti ed hanno difeso le Compagne/i in difficoltà.”

    Giusto per precisare:pure le ragazze possono lottare e mica devono per forza esser difese eh 😉

  2. jOniD ha detto:

    Compagni sta anche per compagne. Giusta la precisazione, ma non vediamo sempre lo spettro del maschilismo. Il punto della questione è ben altro. grazie del commento

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