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Giornata della Memoria? … Sì ma della Memoria Negata!

Commento di Maddalena Robin -Non sono d’accordo con l’istituzione di una giornata della memoria (non mi sembra di nessuna utilità il ricordo ed il pathos celebrato una volta all’anno a guisa di “recita tre pater noster e sei di nuovo pulito da ogni peccato”).
Ancor più grave mi sembra il fatto che sui Media, ma anche qui nel web, sia fortissima la tendenza ad ignorare (se non addirittura a a voler dimenticare) che non solo gli Ebrei furono perseguitati dal nazifascismo, e che il governo italiano iniziò la pulizia etnica delle minoranze linguistiche all’interno dei propri confini (sloveni e croati al confine orientale, tedeschi nel Sud Tirolo, francesi al confine occidentale) ancora prima che Mussolini marciasse su Roma, quindi più di dieci anni prima dell’avvento di Hitler al potere.
Lo ripeto la Giornata della Memoria non mi piace, ma se proprio deve esserci, allora che sia intesa e celebrata nella sua accezione più ampia, ricordando TUTTI i crimini dei nazifascisti. Crimini che fanno parte della politica fascista prima e nazista poi, crimini che sono iniziati con l’eliminazione degli oppositori politici, poi con la soluzione finale che non aveva come scopo solo il genocidio del popolo ebraico, ma anche lo sterminio dei Rom, l’eliminazione degli omosessuali, dei disabili, degli asociali, dei prigionieri di guerra (primi fra tutti i sovietici che pagarono un prezzo altissimo in termini di vittime) e delle popolazioni civili deportate dai territori occupati nell’ambito della politica espansionista dell’Asse, tra i quali i civili (uomini, ma anche vecchi, donne e bambini) rastrellati nella Jugoslavia occupata dai fascisti e dai nazisti furono i primi ad essere deportati ed internati in campi che non erano ufficialmente di sterminio ma dove la mortalità era altissima a causa delle condizioni di prigionia.

“La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo, non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere del Lavoro nell’Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto. È vecchia sapienza, e già così aveva ammonito Heine, ebreo e tedesco: chi brucia libri finisce col bruciare uomini, la violenza è un seme che non si estingue.

È triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia è nato in Italia. È il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra, dal mito della “vittoria mutilata”, ed alimentato da antiche miserie e colpe; e dal fascismo nasce un delirio che si estenderà, il culto dell\’uomo provvidenziale, l’entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata all’arbitrio di un solo”.
[Primo Levi, 1980]

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