GUERRA IN UCRAINA: CONSEGUENZE GEOPOLITICHE

Di C.M.

A sei mesi dalla mattina del 24 febbraio 2022, inizio dell’invasione dell’Ucraina, il mondo è entrato in una nuova dimensione. È necessario, per questo, riflettere sulle conseguenze geopolitiche: quali paesi stanno beneficiando del conflitto e quali stanno perdendo.
Gli USA, considerando che la loro principale sfida strategica nel corso dei prossimi decenni è quella nell’indo-pacifico contro la Cina, hanno portato avanti uno dei loro principali obiettivi in Europa: tagliare il cordone ombelicale tra Russia e Germania, il gasdotto North Stream.
Gli americani, al momento, vedono e pensano la NATO soprattutto nel contesto dell’Europa orientale, con particolare attenzione alla Polonia; la quale ha tutte le caratteristiche necessarie per soddisfare i loro scopi: forte russofobia, ambizioni di potenza e posizione geografica favorevole, in mezzo fra Russia e Germania.
Non è un caso che il governo polacco, normalmente xenofobo e ferocemente avverso alle politiche di accoglienza, abbia accolto quantità importanti di profughi ucraini; così come non è un caso che gli Stati Uniti si spendano per offrire i loro migliori armamenti alla Polonia.
L’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, con il consenso della Turchia, in cambio della espulsione dei militanti kurdi rifugiati in questi paesi, dimostra, non solo l’accresciuto peso contrattuale della Turchia nell’Alleanza Atlantica, ma anche che il mar Baltico si sta trasformando in un lago atlantico con la possibilità di isolare il porto di San Pietroburgo in qualunque momento.
La stessa Germania non è rimasta a guardare.
Infatti, un’altra conseguenza della guerra in Ucraina è il riarmo tedesco, annunciato dal cancelliere Olaf Scholz: oltre cento miliardi di euro alle industrie belliche quest’anno e il 2% del PIL nei prossimi.
I piani tedeschi per il riarmo sortiranno i primi effetti nel giro di un decennio. Allora si vedrà se la Germania saprà sviluppare una nuova strategica geopolitica. Ma già ora tramontano i piani di una parte della borghesia tedesca: l’idea di una Germania potenza economicista, come sostanzialmente lo è stata finora; una “Grande Svizzera”, pacifica e neutrale. Vale la pena osservare come l’annuncio del ritorno della Germania come potenza militare si accompagni ad una campagna di propaganda massiccia ed invasiva in tutto il paese. (nella foto uno dei cartelloni pubblicitari sul riarmo a Berlino).
La Russia è in difficoltà dal momento che la lunghezza dei sui confini con paesi membri della NATO, a causa della guerra che essa stessa ha iniziato, è aumentata di 1340 chilometri. Per il momento, il Cremlino con l’aumento dei prezzi sul gas può permettersi di venderne un sesto rispetto a prima della guerra e comunque ottenere gli stessi profitti, per rispondere con forza opposta e contraria all’attacco economico dell’Occidente.
Tuttavia, questa situazione potrebbe repentinamente mutare se l’Europa riuscisse a slegarsi definitivamente dalla dipendenza dal gas russo. La situazione non è rosea nemmeno nel Mediterraneo là dove le forze russe sono confinate in Libia nella regione della Cirenaica.
Da che parte stanno i comunisti in questo squilibrio globale? Sempre e soltanto da quella del proletariato internazionale. Né con le politiche imperialiste del governo russo, né con quelle della NATO, sempre e solo con il proletariato.

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