SCUOLA… TUTTO IN ALTO MARE

Ci risiamo, sta per iniziare la scuola ed è già caos… Alla secondaria di Forlimpopoli,a meno di una settimana dall’inizio dell’nuovo anno scolastico, gli alunni saranno costretti a partire per due settimane circa a regime  ridotto, di tre ore al giorno, causa vari pensionamenti e cattedre che nell’anno precedente erano temporanee.

Perché l’USP (Ufficio scolastico provinciale, ex Provveditorato), vero responsabile di quanto sta accadendo, non ha ancora nominato le cattedre scoperte?

Forse è in attesa del completamento delle nomine in ruolo dei 57322 neo-ammessi, previsto entro il 31 agosto?

Di ciò bisogna ringraziare anche la “Buona Scuola”, dato che prima della riforma la situazione caotica degli anni precedenti, con i docenti che arrivavano anche ad ottobre inoltrato, si era notevolmente normalizzata, e quasi tutte le scuole erano a regime fin dal primo settembre.

Con l’avvento della legge 107 ,nonostante le nuove assunzioni, il caos è ritornato e ad oggi, nella sola Emilia-Romagna, sembrano rimanere scoperte dalle 1000 alle 1500 cattedre, secondo i sindacati.

Tutto questo cosa comporta? Alunni con meno ore di insegnamento, alunni con professori sempre nuovi, con metodi di insegnamento diversi l’uno dall’altro, senza una continuità didattica, genitori che devono fare i salti mortali per portare i loro figli a scuola per tre ore e andare a prenderli in orari proibitivi per chi lavora.

È ora di farla finita, è ora che la scuola, la sanità, il lavoro, la casa siano le vere priorità, con investimenti adeguati alle necessità dei lavoratori.

Chiediamo inoltre:

– L’assunzione di tutti i professori precari a tempo indeterminato

– Il potenziamento strutturale e l’adeguamento alle norme antisismiche in tutte le scuole

–  il taglio completo dei fondi alle scuole private e confessionali

Per una scuola laica, gratuita, libera e per tutti, che non aggravi le condizioni economiche delle famiglie a reddito medio basso.

Solo con una più alta tassazione sui redditi alti (altro che flat tax), con la nazionalizzazione delle industrie che inquinano e delocalizzano, l’esproprio dei patrimoni immobiliari delle banche e del clero si possono colmare quei “buchi di bilancio” che magicamente compaiono solo quando si tratta di scuola pubblica.

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