LA DROGA FA MALE…

di Bals

Opinione comune è che “la droga fa male”, ma i nostri ragazzi possono sempre cedere alle tentazioni, perciò polizia e carabinieri pattugliano le nostre strade proprio per proteggerci da questi vizi malefici, tutelandoci financo da noi stessi, per il nostro bene ovvio. Questo è, in estrema sintesi, il pensiero dell’italiano medio sull’argomento sostanze stupefacenti.

Possiamo rappresentare il tutto anche in un ipotetico gioco di posizione: in mezzo lei, la tremebonda “droga”.

Da una parte loro, i “drogati”, gente cattiva o perlomeno debole.

Dall’altro lato invece stanno fortunatamente i nostri eroi, i tutori dell’ordine: è grazie a questa gente che i “drogati” di cui sopra potranno raddrizzarsi e tornare sulla giusta carreggiata di marcia.

Ma come spesso accade quando si dà troppo valore ad un pensiero astratto (buoni versus cattivi) finisce che non ci si accorge nemmeno che è la stessa realtà a discostarsi, e di molto, dal pensiero che la nostra mente può magari reputare giusto.

La terribile vicenda che è capitata a Stefano Cucchi sta lì, granitica, a dimostrarcelo.

Il povero Stefano viene arrestato per possesso di hashish 5 anni fa. Finisce nelle celle di sicurezza di un grigio tribunale romano, celle all’interno delle quali vive i suoi ultimi giorni da uomo su questa terra.

Dentro quelle luride gabbie troviamo un uomo (qualcuno preferirà definirlo semplicemente un drogato, ma si è liberi anche di essere stronzi a ‘sto mondo, perciò non ci formalizziamo).

Un uomo che la società ritiene sufficientemente pericoloso da dover meritare di stare dietro le sbarre. Dietro queste sbarre Stefano cesserà di vivere, dopo soli 6 giorni, dopo aver subito innumerevoli pestaggi, si spegne in una lenta agonia, solo come un cane bastonato, senza nemmeno riuscire a rivolgere un ultimo sguardo ai suoi cari (i genitori e la sorella che durante tutto il fermo di polizia chiederanno ripetutamente di poterlo incontrare sbatteranno sempre contro i dinieghi della questura, e potranno riabbracciare Stefano soltanto da morto…).

Chi può meritare una fine simile?

Nessuno, cazzo!

Stefano poteva essere ognuno ed ognuna di noi, questo dobbiamo stamparcelo bene nella nostra memoria di uomini e di donne.

Difendersi dallo Stato e dalla sua falsa idea di giustizia non solo è possibile, ma diventa giorno dopo giorno sempre più necessario!

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