PAGANO GLI OPERAI E INTASCANO I PADRONI: È ORA DI RIALZARE LA TESTA!

Dal Covid la classe lavoratrice non uscirà in condizioni migliori, ma impoverita, precarizzata e ancora più sfruttata!

Con l’annuncio del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) il padronato festeggia e ha ragione: dei soldi destinati alla Sanità, agli “eroi” in prima linea nella lotta contro il virus, sono rimasti solo gli spiccioli (dei 65 miliardi  promessi dal ministro Speranza in salsa Conte sono rimasti solo 18 miliardi dello stesso ministro Speranza, ma in salsa Draghi. E per di più spalmati fino al 2026.)

Dove sono stati dirottati questi soldi? Noi lavoratori e lavoratrici lo sappiamo: nelle tasche di azionisti, imprenditori e banche. Un travaso diretto e indiretto. In forma di finanziamento e incentivi (digitalizzazione e “transizione ecologica”), di liberalizzazioni di mercato (concorrenza e appalti), di riduzione dei controlli su ambiente e corruzione (“semplificazioni”). Insomma, produrre di più e più in fretta senza il condizionamento di lacci e lacciuoli.

L’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili calcola che il proprio comparto possa giovarsi di complessivi 113 miliardi, ossia il 51% del totale delle risorse previste dal piano, una grande colata di cemento. E per il riassetto idrogeologico? 2,5 miliardi in cinque anni: il nulla. Questo in un paese esposto a terremoti, inondazioni, frane, dove il solo riassetto del territorio dovrebbe rappresentare il primo grande cantiere nazionale. Chi paga questo immane travaso di risorse a favore delle imprese? Tutta l’operazione è a debito e il debito sarà scaricato sull’erario pubblico, quindi a parità di condizioni sui lavoratori salariati, che reggono sulle proprie spalle il grosso del carico fiscale. Finite le quattro chiacchiere al bar sui morti sul lavoro, si ricomincia a dare mano libera alle aziende per inquinare, aggirare le norme, intascare soldi pubblici (mentre i profitti, quelli sì, restano privati). Così come avviene con il contratto di rioccupazione, inserito nel decreto Sostegni Bis, che offre alle imprese sgravi pari al 100% dei contributi per i neoassunti. 

Tutto questo accade nel più assordante silenzio delle burocrazie sindacali CGIL, CISL e UIL (per non parlare di UGL), reggicoda di ogni governo e di ogni padrone, che spesso sono le prime a offrirsi come pompieri per stroncare sul nascere le proteste di chi lavora e accomodarsi ai tavoli con governo e Confindustria ed elemosinare qualche briciola, mentre i salari sono in picchiata (meno 2.3% nel 2020).

Lo spauracchio Covid sembra essere alle spalle per andamento stagionale e vaccinazioni e allora i nodi di una politica scellerata vengono al pettine:  la fine di “quota 100” riapre la questione Fornero, mentre lo sblocco dei licenziamenti minaccia sfracelli.

È ora che lavoratori e lavoratrici rialzino la testa e riprendano a lottare per condizioni di vita e di lavoro migliori, rifiutando la retorica dell’emergenza e della concertazione servita pronta dalle burocrazie sindacali.

E ci sono segnali positivi. L’accordo integrativo del grande gruppo Electrolux Italia SPA è stato bocciato dai lavoratori con una valanga di No, per quanto le dirigenze di CGIL, CISL e UIL si affannino pateticamente a coprire la debacle sommando i voti su un integrativo simile in un’altra società del gruppo, affermando con una somma falsa che i sì avrebbero vinto di una trentina di voti.

Il tempo dei bizantinismi è finito: i lavoratori e le lavoratrici sono stanchi di essere presi in giro da chi dovrebbe difenderli, di essere spremuti da un fisco che regala la loro fatica alle imprese, di pagare di tasca propria i costi di pandemie, inquinamento e precarietà con salari da fame e in condizioni di lavoro che li logorano fisicamente, quando non li uccidono. Mai come ora è necessario riprendere il filo della lotta, e dire
NO, LA CRISI DEI PADRONI NON LA PAGHIAMO!

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