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Uno sciopero generale tra le intimidazioni

Il 6 maggio, ha dimostrato che CISL e UIL sono solo palle al piede per i lavoratori, e senza questi sindacati padronali non solo ci si libera di una presenza estranea al mondo del lavoro, ma si registra persino un’impressionante salto di qualità in termini di adesioni.
Ora però è necessario non fermarsi e promuovere unitariamente una vera rivolta
sociale, perché solo una prova di forza prolungata può sbarrare la strada al governo e aprire uno scenario nuovo. Solo una strategia di contropotere può porre fine alla dittatura di Marchionne e Marcegaglia.
Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) è stato indubbiamente il partito che più si è impegnato nella riuscita di questa mobilitazione di massa, e forti di questa credibilità, denunciamo un atto intimidatorio che abbiamo ricevuto ad inizio corteo. Un agente della polizia politica ha infatti avvicinato un nostro militante intimandoci di non lanciare la parola d’ordine: “Cisl e Uil, servi del padroni, non bastano le uova ci vogliono i bulloni”.
Nel caso non avessimo accettato il diktat poliziesco avrebbero infatti avviato
una denuncia per “istigazione a delinquere” (sic!)!
Il PCL, nel denunciare e respingere l’intimidazione subita, ci tiene a precisare che questo slogan ha già caratterizzato le principali mobilitazioni nazionali del nostro partito e quella della cacciata di CISL e UIL continuerà ad essere una nostra parola d’ordine anche in futuro, convinti che non sarà certo qualche zelante agente della DIGOS forlivese a metterci il silenziatore.

Il combattivo spezzone del PCL, presente allo sciopero generale con la parola d’ordine del “fare come Egitto e Tunisia”, ha chiaramente dato fastidio.

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