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Un venerdì 13 da incubo per i capitalisti francesi

Ormai i lavoratori francesi hanno capito che come sempre a pagare il costo più elevato della crisi saranno loro e poco importa che siano dipendenti o autonomi, autoctoni o stranieri, che lavorino presso imprese nazionali o siano impiegati di colossi multinazionali.
La risposta operaia dev’essere unitaria e radicale! I 331 operai dell’impianto della Sony di Pontonx-sur-l’Adour, destinato a chiudere il prossimo 17 aprile, hanno dato l’esempio sequestrando l’amministratore delegato del gruppo, Serge Foucher, insieme ad altri top manager, per respingere i licenziamenti. Mentre i lavoratori esasperati di un impianto di pneumatici, appartenente alla tedesca Continental hanno lanciato uova e insulti contro i propri manager per protestare contro la chiusura.
…In Italia cosa aspettiamo?

LA LOTTA DURA AVANZA …MA SERVE IL PARTITO RIVOLUZIONARIO!
Pubblichiamo alcuni articoli apparsi su «Convergences Révolutionnaires» N° 62
(rivista pubblicata dalla Frazione«l’ Etincelle» di Lutte Ouvrière)

La farfalla NPA è uscita dalla crisalide LCR !

Il week-end del 6, 7 e 8 febbraio, al termine di 18 mesi di gestazione, il NPA o Nuovo partito anticapitalista è nato. Conta 467 comitati, che riuniscono un po’ più di 9.000 aderenti, dei quali il 68 % ha partecipato alle assemblee locali di preparazione del congresso. E’ presente in tutti i dipartimenti. Raggruppa un 35% di donne, una larga maggioranza di salariati (più del settore pubblico che di quello privato), giovani. Il congresso ha riunito più di 600 delegati che hanno discusso e adottato “principi fondanti”, testi d’orientamento, statuti e un nome, e hanno eletto una direzione, il Consiglio politico nazionale o CPN.

Dal partito di anticapitalisti « e » di rivoluzionari…
Questo congresso ha portato più conferme che sorprese. Il NPA si profila, al suo sorgere, quale l’hanno voluto i suoi iniziatori della direzione maggioritaria dell’ex LCR (che si è sciolta per la circostanza). E’ un « raggruppamento di forze anticapitaliste e rivoluzionarie », formulazione usata nuovamente da Pierre-François Grond, un dirigente dell’ex LCR / NPA, nell’ultimo numero di Rouge. E la « e » indica che la differenza tra « rivoluzionario » e « anticapitalista »è ben fissata. A giusto titolo. Perché, se molti anticapitalisti sono rivoluzionari, altri non lo sono affatto.
Il NPA raggruppa dunque rivoluzionari, membri e attivisti che non si definiscono così perché non sono convinti che la « trasformazione rivoluzionaria della società », affermata nei principi fondanti, implichi di infrangere l’apparato statale della borghesia – esercito, polizia, tribunali, istituzioni sedicenti democratiche – e la sua sostituzione con organi del potere diretto dei lavoratori mobilitati. E’ un partito ibrido che raggruppa correnti di due nature politiche differenti, concordi sullo scopo finale, ma non, per ora, sull’itinerario per arrivarci. Un po’come i partiti socialdemocratici della fine del diciannovesimo secolo, che univano rivoluzionari e riformisti, e condividevano soltanto l’obiettivo del socialismo. Si sa che la differenza, alla prova della storia, lungi dal risolversi, si è trasformata in opposizione irriducibile.
Il simbolo di questa doppia natura è il nome adottato dal partito. Al primo turno, il « Nuovo Partito Anticapitalista » (219 voti) ha superato di soli 6 voti il « Partito anticapitalista rivoluzionario » (213 voti). Un secondo turno ha fatto adottare NPA, col 54 % dei suffragi. Per i compagni della LCR, che hanno presieduto al processo, si è trattato anzitutto di limare gli angoli e di edulcorare le delimitazioni politiche, come se il contorno indeterminato fosse la condizione del carattere « largo » e « unificante » del nuovo partito. L’intenzione, certo discutibile ma lodevole, è d’integrare giovani e nuovi militanti nella politica. Ma il risultato non rischia semplicemente di rimettere in primo piano il vecchio progetto di farla finita con la tradizione comunista rivoluzionaria, che una parte della LCR accarezzava da molto tempo (una campagna a favore di Pierre Juquin nel 1988 aveva già per obiettivo favorire un raggruppamento anticapitalista largo… e vago!) ?(1) Da qui l’insistenza a far adottare dal congresso, dopo votazioni serrate, l’adesione al « socialismo del XXI secolo » (un sottotitolo dei principi fondanti), piuttosto che al « socialismo » senza specificazioni. Un dirigente della LCR, Fred Borras ne ha dato la seguente spiegazione in Rouge: « Non si trattava tanto della volontà di salutare il processo in Bolivia, quanto di segnalare la necessità di rivolgersi verso l’avvenire, rivendicando il meglio della tradizione del passato, delle donne e degli uomini che hanno affrontato i sistemi da due secoli ». Il « meglio» del passato resta vago, soprattutto quando s’intende mettere da parte il trotskismo, ridotto un po’ troppo in fretta a una « opposizione allo stalinismo » che non sarebbe di alcuna validità oggi ; il riferimento alla Bolivia sfortunatamente è più preciso, a un regime più che ambivalente, quello di Morales, certamente nel mirino degli oligarchi reazionari, ma che sa anche fare sparare sugli scioperanti, mentre è amico per la pelle di Sarkozy et Bolloré.

… al partito anticapitalista rivoluzionario ?
Continuiamo a pensare(2) che una presentazione chiaramente e fieramente rivoluzionaria, in un periodo che si apre con la crisi del capitalismo, con tensioni sociali esacerbate e con la necessità per sfruttati e oppressi di adottare prospettive e strumenti di lotta radicali, avrebbe potuto altrettanto bene attirare giovani ribelli e avidi di trovare un programma coerente. Il rischio sarebbe, tutt’al più di allontanare dal nuovo partito qualche personalità ostile alle tradizioni rivoluzionarie e comuniste del movimento operaio.
In ogni caso, non indicare chiaramente che la questione del potere si porrà immancabilmente nelle lotte future, dato che per vincere esse dovranno confluire, diventare sciopero generale, con compiti e strumenti di potere che i lavoratori dovranno darsi per controllare la gestione capitalista e sostituirle la loro, non è il modo migliore di preparare l’avvenire, che è tuttavia la funzione del programma di un partito. Questa mancanza di chiarezza ha portato i compagni della Frazione, delegati a questo congresso, ad astenersi sui « principi fondanti ». E li ha portati anche a proporre, in materia d’orientamento politico, di insistere sull’imperiosa necessità per il nuovo partito di lavorare alla convergenza delle lotte e di consacrare sforzi volontari di radicamento nella classe operaia, anzitutto nelle fabbriche, per trovare e armare la generazione militante che dovrà affrontare il padronato, e affrontare anche, immancabilmente, i rappresentanti delle direzioni sindacali addomesticate dalla borghesia .
Il nostro emendamento ha trovato l’assenso di 136 delegati (su 600 e oltre). La nostra aggiunta non sarebbe stata tuttavia superflua, e lo prova il modo nel quale Myriam Martin, in Rouge, presenta la « Risoluzione politica generale » adottata dal 76 % dei votanti, sotto il titolo « In campagne », al plurale. Ma un piccolo partito come il NPA non dovrebbe, invece di cercare di collezionare campagne, e dunque disperdere le forze (campagne che di punto in bianco non saranno visibili o esisteranno solo nei comunicati ), concentrarle al contrario nella preparazione dell’esplosione popolare che ci attende da un momento all’altro. Le Antille ci mettono in guardia. Ci dobbiamo preparare a questa rivolta contro il « carovita », per un aumento dei salari di 200 o 300 euro al mese, contro le condizioni divenute insopportabili dello sfruttamento salariale e la sua sequela di disoccupazione e miseria .
Sì, il partito « per vincere », che Olivier Besancenot ha proposto al congresso, imporrebbe questa priorità . Ma in realtà noi restiamo fiduciosi, al dei testi del congresso, lo sviluppo della lotta di classe l’imporrà a tutti gli anticapitalisti conseguenti, cioè rivoluzionari, nel NPA come al suo esterno.

E la Frazione l’Etincelle di Lutte Ouvrière ?

Nessuna porta dunque è stata chiusa dal congresso in cui alcuni delegati appartenenti alla Frazione erano stati eletti dal loro comitato, in piena conoscenza di questa appartenenza. Ma questioni cruciali sono state eluse. Saranno probabilmente risolte nelle lotte, senza che, evidentemente, oggi possiamo predire a colpo sicuro in quale senso, favorevole o no, agli interessi dei lavoratori. Eppure questa è per noi una ragione di continuare a partecipare al processo di costituzione del nuovo partito, processo del quale questo congresso è solo una tappa. Se il NPA darà la possibilità di riunire dei lavoratori e militare con essi, di costituire un partito di lotta di classe che difenda in modo intransigente soltanto gli interessi degli sfruttati e degli oppressi, i comunisti rivoluzionari devono, pensiamo, militarvi e aiutare la sua realizzazione.
Ricordiamo che da un anno partecipiamo al « processo ». Contiamo dunque di continuare a farlo alla condizione di poter conservare, nei tempi di sperimentazione e di prova necessari, le nostre strutture e i nostri mezzi di espressione e d’intervento pubblico.
Era il senso di un emendamento che abbiamo sottoposto al voto, ed è stato respinto, ma che, malgrado l’opposizione chiaramente ostentata della direzione della LCR, ha raccolto 97 voti (406 contro e 71 astensioni).
Il congresso ci ha implicitamente (non fosse altro che accordando alla Frazione alcuni posti di osservatori alla direzione del nuovo partito) lasciato la libertà di proseguire la nostra azione sulla via intrapresa finora. Contiamo effettivamente di continuare e intensificare i nostri sforzi in particolare per arricchire il NPA di comitati organizzati sulla base di una o più imprese, e persino aiutare i comitati organizzati su una base geografica a sviluppare un’attività specifica in direzione della classe operaia. Questo ci sembra indispensabile per aiutare, in caso di emergenza, militanti e militanti del movimento operaio, il cui intervento può essere decisivo nel futuro prossimo e spingere il NPA stesso nell’orientamento della lotta di classe rivoluzionaria. Con l’augurio che ciò possa avvenire in collaborazione e al fianco di altri partiti , Lutte ouvrière, POI, gruppi anarchici o libertari…
Facendo questo, abbiamo il sentimento di rivolgerci verso il « comunismo rivoluzionario del XXI secolo », che non potrebbe essere che leninista e trotskista! Anche se restiamo coscienti che solo l’esplosione delle lotte operaie potrà far risorgere e decidere i dibattiti non definitivamente conclusi …
Michèle Verdier marzo 2009

NOTE
1. In un’opera recentemente apparsa , « L’incedibile storia del Nuovo partito anticapitalista » (Demopolis) François Coustal, membro della direzione dell’ex LCR, précisa che « Non soltanto, la campagna elettorale è stata l‘occasione per diffondere su vasta scala proposte anticapitaliste radicate nel concreto, ma ha permesso anche, talvolta, di riallacciare i rapporti con la tendenza « antilibérale » (…) Così, in quaranta città importanti , hanno visto la luce accordi unitari con i collettivi antiliberali e hanno dato buoni risultati.
Ma, in numerosi altri agglomerati, gli antiliberali si sono inseriti fin dal primo turno, nelle liste dominate dal PS » (pagina 59).
2. La nostra corrente politica, la Frazione l’Etincelle di Lutte Ouvrière, ha largamente esposto il suo punto di vista nei numeri precedenti di Convergences Révolutionnaires, in modo del tutto particolare nel precedente, numero 61, contenente un dossier : « Congresso di fondazione del NPA : Partito rivoluzionario o partito della sinistra della sinistra? » Su Internet : www.convergencesrevolutionnaires.org.

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