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Croci: la storia


Per chi fosse interessato ad un approfondimento sulla vicenda dell’azienda Croci di Capocolle, pubblichiamo la rassegna degli art. pubblicati sul nostro blog ……

A cura della cellula operaia PCL: sez. forlì-cesena

20/07/2011
La Croci…. in croce
La Croci di Bertinoro, azienda storica con circa 70 dipendenti, specializzata nella produzione di tapparelle avvolgibili metalliche ristagna in una crisi da cui, per il momento, non si vedono vie d’uscita. Più passa il tempo più appare ineluttabile, quando terminerà la cassa integrazione, una drastica riduzione del personale. Una situazione che nessuno è in grado, o vuole affrontare: ne’ la direzione dell’azienda ne’ i sindacati.
Di aziendine come la Croci il nostro territorio è pieno, ma non tutte si trovano nella situazione di questa che ha accumulato uno spaventoso ritardo tecnologico e produttivo in aggiunta ad una situazione finanziaria ai limiti del fallimento.
Eppure alcune aziende concorrenti, negli ultimi anni, si sono rilanciate diversificando la produzione per adattarsi alla flessibilità del mercato e ora funzionano.
Alla Croci invece sembra che il tempo si sia fermato e che le questioni che riguardano l’efficienza produttiva, come l’ammodernamento dei macchinari e l’organizzazione di un ufficio tecnico efficiente, siano state ignorate a vantaggio di una gestione esclusivamente finanziaria dell’azienda.
I pochi investimenti fatti sono risultati più di facciata che rispondenti ad un vero progetto organico di rilancio, rivelandosi inadeguati e, in alcuni casi, del tutto assurdi.
Insomma pare che al padrone l’azienda interessi solo per spremere fino in fondo i lavoratori. Infatti, mentre si fa cassa integrazione, lavorando un giorno in meno alla settimana, permane il pesante aumento dei ritmi di lavoro  che già era stato imposto nel 2004 con l’arrivo dell’attuale direttore. Questo ha causato una costante e progressiva crescita delle malattie professionali da sforzo.
Ogni padrone sa bene che: “ la pecora va tosata e non scorticata “ ma in questo caso avviene il contrario e questo getta una luce inquietante sul prossimo futuro.
A guardar bene, comunque, il comportamento dei Croci ( padre e figlio) non è molto diverso da quello di molti altri padroncini che cercano, comunque vada la loro azienda, di approfittare della crisi generale per aumentare lo sfruttamento degli operai grazie anche all’uso degli ammortizzatori sociali come flessibilità. Anche qui c’è da piangere nel vedere la totale connivenza dei  sindacati con le scelte aziendali nell’approvare una cassa integrazione che, in queste condizioni, è un furto ai danni dei lavoratori e dello Stato.
Lavoratori ! E’ giunto il momento di prendere l’iniziativa per costringere il sindacato ad uscire dall’inedia. Non è facile scrollarsi di dosso una lunga passività alle decisioni padronali ed è difficile stare con gli operai contro il padrone, ma è necessario! Con la crisi globale le cose stanno cambiando e se i lavoratori non hanno il coraggio di rimettersi in gioco il futuro, per molti di loro, sarà difficile.
Bisogna scegliere: o si lotta o si perde !
Occorre pretendere dall’azienda la presentazione di un vero piano di rilancio produttivo garantito dall’apertura dei libri contabili  per verificare la vera entità della crisi.
Non c’è tempo da perdere: se si aspetta che il padrone si sia mangiato tutto per i lavoratori non rimarrà niente !
11/10/2011
Alla Croci di Bertinoro: attacco di classe


Disdetta dalla direzione aziendale la contrattazione di secondo livello


La linea Marchionne che prevede la distruzione della rappresentanza dei lavoratori all’interno delle aziende, ( con la complicità dei sindacati padronali CISL e Uil ) ha trovato nella direzione della Croci l’interprete ideale nel contesto delle relazioni sindacali nel territorio forlivese. Pochi giorni fa Croci, scavalcando la sua stessa organizzazione ( Confindustria) ha fatto pervenire alla RSU e alle sedi sindacali lettera di disdetta degli accordi aziendali. Per la direzione quindi non esiste più la contrattazione di secondo livello e di conseguenza una controparte all’interno dell’azienda; per cui da gennaio 2012, varrà soltanto il contratto nazionale, il quale, a sua volta, è stato svuotato dal disgraziato (per i lavoratori) accordo neo-concertativo Camusso- Marcegaglia.
Insomma, appena firmato l’accordo fra CGIL e Confindustria, ecco che viene superato a destra:a livello nazionale dal Governo con l’art.18 e, appunto, da Croci a livello locale.
Del resto la situazione della Croci, sotto il profilo produttivo, finanziario e delle relazioni sindacali, era da tempo compromessa. Cassa integrazione, aumento dei ritmi di lavoro e rifiuto della direzione di qualsiasi dialogo con l’RSU, su una qualche ipotesi  di rilancio produttivo, ne sono chiara testimonianza( vedi nostro art. sul n.3 – 2011).
Se a questo si aggiunge il proditorio licenziamento di due lavoratori, perché troppo assenti a causa malattia, si può dire che Croci, a fronte delle richieste pressanti di fare chiarezza sul destino dell’azienda, ha deciso di troncare preventivamente ogni possibile trattativa; anzi ha scelto di “rilanciare” ponendosi alla testa dell’ala anticoncertativa e più reazionaria del padronato locale.
La posta in gioco si è dunque alzata, improvvisamente, in maniera inversamente proporzionale all’importanza, ( ridotta ) della Croci  nel tessuto produttivo locale. Siamo dunque alle avvisaglie sulla qualità dell’attacco padronale che vedremo dispiegarsi nel prossimo futuro. 
Qualcosa già si vede: Croci si è mosso per suo conto, contro il parere di Confindustria stessa che, evidentemente, non vuole alzare il livello del conflitto, essendo, per ora, paga dell’Art.8 e dell’accordo Camusso-Marcegaglia.
Bisognerà poi vedere quanti padroni saranno disponibili a seguire Croci, ma è certo che lui non è uno politicamente sprovveduto, essendo stato anche presidente della Confindustria locale. In ogni caso, se dovesse vincere anche solo nella sua azienda, si creerebbe un precedente; un varco che altri padroni, ora indecisi, potrebbero usare in futuro.
Per questo occorre fermarlo con ogni mezzo necessario, perché la minaccia è grande e riguarda non solo i metalmeccanici ma anche i lavoratori delle altre categorie.
Proprio per questo occorre rilanciare la lotta ad un livello più alto, perché è ormai chiaro che azioni meramente difensive, per mantenere gli assetti attuali o, peggio, illudendosi di concedere poco, sono inevitabilmente superate dalla virulenza delle iniziative padronali.
Fin’ora i lavoratori della Croci si sono mossi bene con scioperi e picchetti che hanno ”sfondato” l’inedia dei media locali.
Anche alcuni delegati di altre fabbriche hanno espresso la loro solidarietà ai lavoratori in lotta. Questo è positivo, una coscienza degli interessi comuni è importante, ma da sola la solidarietà non basta. In uno scontro fra classi e di questo si tratta; i cui esiti cioè riguarderanno tutti i lavoratori, conta solo la forza.
Occorre che i lavoratori agiscano come classe. Cioè uniti nella lotta di classe; soltanto così sarà possibile vincere.


Considerazioni e regole generali di lotta:
1 In questa fase non esistono compromessi virtuosi all’interno della politica di concertazione; per cui la lotta deve essere continuativa, dura, senza alcun cedimento o compromesso.
2  Ogni tentativo di mediazione istituzionale, (tavoli  con prefetto, sindaco ecc) va decisamente rifiutato,  perché serve solo per creare confusione, far guadagnare tempo al padrone e  fiaccare la resistenza dei lavoratori.
3 Gli obbiettivi devono essere chiari a tutti i lavoratori, i metodi di lotta condivisi, la ricerca della massima unità possibile praticata continuamente.
4 Quali che siano le forme di lotta, devono danneggiare, per quanto possibile, poco gli operai e molto il padrone.
5 L’unico soggetto che decide è l’assemblea dei lavoratori in lotta e quindi il sindacato esterno è chiamato a svolgere un ruolo di supporto e coordinamento, ma non a guidare le lotte e determinarne gli obbiettivi.
6 Occorre cercare, non solo la solidarietà formale degli altri lavoratori, ma quella materiale con forme di mobilitazione a livello territoriale( scioperi di solidarietà)  che acuiscano la divisione nel fronte padronale ( se c’è… e sarebbe un bene che ci fosse)
Bisogna coinvolgere ogni soggetto interessato ad opporsi in termini generali alla politica dei padroni (con assemblee pubbliche, volantinaggi ecc.).
In conclusione è necessario, per quanto possibile, evolvere il livello dello scontro dal piano strettamente sindacale al piano politico.
UNITI SI è FORTI, ORGANIZZATI si BATTE IL PADRONE  !


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