In difesa del marxismo
Economisti, sociologi, professori:
siete tutti sulle spalle di Marx, come nani su un gigante!
…Le classi dominanti hanno sempre ricompensato i grandi rivoluzionari, durante la loro vita, con incessanti persecuzioni; la loro dottrina è stata sempre accolta con il più selvaggio furore, con l’odio più accanito e con le più impudenti campagne di menzogne e di diffamazioni. Ma, dopo morti, si cerca di trasformarli in icone inoffensive, di canonizzarli, per così dire, di cingere di una certa aureola di gloria il loro nome, a “consolazione” e mistificazione delle classi oppresse, mentre si svuota del contenuto la loro dottrina rivoluzionaria, se ne smussa la punta, la si avvilisce (…)Si dimentica, si respinge, si snatura il lato rivoluzionario della dottrina, la sua anima rivoluzionaria. Si mette in primo piano e si esalta ciò che è o pare accettabile alla borghesia. Tutti i socialsciovinisti – non ridete! – sono oggi “marxisti”. Così scriveva Lenin in Stato e Rivoluzione a proposito del trattamento riservato a Marx dai suoi oppositori.
Non è passato molto tempo da quando un noto giornale liberale tedesco, il “Der Spiegel”, titolava: un fantasma è tornato…
I marxisti risposero: peccato che non se ne sia mai andato!
Oggi alcuni “illuminati”, terranno un convegno dal titolo emblematico: quel che resta di Marx.
Verrebbe da rispondere con un ghigno poco gentile, che una cosa è certa: quel che rimarrà di voi è poca cosa, mentre per quanto riguarda il “moro”, lui, gode di ottima salute e continua a vivere nelle lotte per una società senza servi e senza padroni.
Ma non ci stupiamo di tanto accanimento verso Marx e i marxisti. Non è certo una novità decretare la morte del marxismo, il problema è che ogni volta, liberali e conservatori di ogni risma provano a seppellirlo, ma appena si ridestano, son costretti a tornare nella realtà ed imbattersi nei marxisti.
Per “marxismo” intendiamo la teoria e l’azione che si fanno prassi, non richieste morali astratte, o un dogma a cui conformarsi, ma la scienza della rivoluzione. L’analisi della realtà in funzione della sua trasformazione: è questo il lascito di Marx.
Per “marxismo” intendiamo quindi il socialismo scientifico; il programma del movimento rivoluzionario della classe operaia internazionale, la scienza della transizione dal capitalismo al socialismo in direzione di una società comunista.
Chi onestamente volesse confrontarsi con Marx, si troverebbe di fronte ad analisi acute e a una lettura estremamente contemporanea della realtà. Si pensi ad esempio all’attuale crisi strutturale del sistema capitalista; come si può non riconoscere al vecchio Karl Marx che ha ancora molto da dire?
A differenza delle teorie liberali, ormai vecchie litanie in cui non credono più nemmeno i liberali, Marx è attuale.
Perfino a differenza delle varie teorie post-moderniste e post-industrialiste spacciate negli ultimi due decenni e che sono inesorabilmente giunte al giro di boa, Marx è di gran lunga più attuale.
Professori, economisti, e sociologi borghesi, son tutti in prima fila a decantarci le lodi della solidarietà organica e della necessità della divisione del lavoro, di come sia auspicabile preservare lo status quo.
Ciò che spesso rimuovono è che tutte le loro tesi partono dal confronto stesso con il marxismo e tentano in modo bislacco di liquidare i risultati di vaste e profonde analisi scientifiche (si pensi alla teoria del valore lavoro, della caduta tendenziale del saggio del profitto, ecc…) con la stessa retorica di sempre: il marxismo sarebbe una miscela di odio e utopia superata dalla Storia. In ultima istanza, una metafisica positivistica, segnata dal più rigido e meccanico determinismo economico (sic!).
Il metodo più che di confronto con Marx è quello della sua deformazione alla stregua di una caricatura.
La sua deformazione per evitare di affrontare i nodi cruciali che le sue analisi denunciano.
Tuttavia è difficile per chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale non riconoscere che l’internazionalizzazione dei mercati, Marx con Engels, l’avevano denunciata ben prima che qualche accademico coniasse termini quali turbocapitalismo e globalizzazione.
Così come è difficile anche per il più strenuo difensore del liberalismo negare che lo stesso fenomeno della disoccupazione, che oggi è considerata da chiunque strutturale, cioè senza soluzioni all’interno del sistema capitalista, il vecchio Marx lo aveva analizzato in maniera approfondita un secolo e mezzo fa! Oggi la crescita inarrestabile dell’esercito salariale di riserva è semplicemente sotto gli occhi di tutti. Così come sfidiamo a mettere in soffitta “categorie sociali” quali proletariato e classe operaia, quando oggi assistiamo a livello mondiale alla loro espansione. Sia chiaro:il proletariato è la classe degli operai moderni, costretti a vendere la propria forza lavoro in cambio di un salario. I proletari vivono solo se trovano lavoro, e trovano lavoro solo fino a quando il loro lavoro aumenta il capitale; sono costretti a vendersi al minuto perché divengono merce e come tale subiscono le fluttuazione dei mercati.
Ebbene, chi può seriamente mettere in discussione l’impianto d’analisi del capitalismo elaborato da Marx?
Il marxismo è vivo; ciò che è miseramente crollato, è la sua impostura nella versione “stalinista” e “riformista”, che hanno trasformato la scienza in ideologia e han fatto della rimozione teorica le basi per la loro autoconservazione.
Non è colpa di Marx se certi sedicenti “marxisti” hanno commesso crimini o hanno accostato il suo nome a programmi keynesiani.
L’unica “colpa” che si può imputare a Marx è quella di aver indicato le cause dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e dato l’indicazione dell’indipendenza di classe internazionale come bussola per il suo superamento.
Engels nell’Antiduhring scriveva: le cose e le loro immagini concettuali vanno considerate essenzialmente nella loro relazione, nel loro concatenamento, nel loro sorgere e tramontare. Siamo certi che qualcuno anche su questo storcerà il naso rivalutando l’incertezza e l’indeterminismo. Ma i fatti hanno la testa dura e la realtà rimane in ogni caso materialistica quanto deterministica.
Ed è anche in questo, che Marx ed Engels, sono più attuali di certi “studiosi” contemporanei che si esercitano nel rivalutare l’ignoto e l’irrazionale. Marx ed Engels con la loro teoria rivoluzionaria continuano a vivere perché hanno analizzato razionalmente la società e dato la direzione per una via d’uscita. Vivono perché persiste la necessità del cambiamento. Vivono perché ogni giorno i proletari in ogni angolo del globo, sotto la spinta delle condizioni oggettive prodotte dalle leggi intrinseche del capitalismo, sono costretti, pena la sopravvivenza, a organizzarsi per lottare contro i propri padroni, a organizzarsi in classe antagonista alla classe borghese e al suo sistema, e a porre le basi per il suo annientamento e la creazione di un nuovo potere e di una nuova società. Un consiglio a chi vuole conoscere davvero le teorie e le analisi del moro di Treviri, studiate direttamente a partire dalle fonti e non accettate per buone le affermazione di qualche accademico di provincia.
I comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro fini possono esser raggiunti soltanto col rovesciamento violento di tutto l’ordinamento sociale finora esistente. Le classi dominanti tremino al pensiero d’una rivoluzione comunista. I proletari non hanno da perdervi che le loro catene. Hanno un mondo da guadagnare.
Anche oggi, i marxisti, con un semplice volantinaggio, attraverso l’azione, dimostrano che la filosofia può farsi prassi!
CSR Collettivo Studentesco Rivoluzione
PCL Partito Comunista dei Lavoratori-Forlì-Cesena