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La morta scuola

Nell’ultima riunione del Consiglio dei ministri, il governo Renzi ha licenziato il disegno di legge di riforma del sistema di istruzione primaria, conosciuto come “La buona scuola”.
Al netto di interventi che non vanno oltre la fuffa autopromozionale tipica renziana (potenziamento dell’insegnamento delle lingue, trasparenza e pubblicazione degli atti pubblici) – interventi già largamente sbandierati dalla propaganda di ogni governo degli ultimi vent’anni – il disegno complessivo che ne emerge è sfacciatamente reazionario, in linea con la politica di questo governo e della maggioranza che lo sostiene. La trasformazione berlusconiana della scuola in azienda, minaccia contro la quale gli studenti e gli insegnanti italiani hanno lottato per anni, trova oggi finalmente, grazie a Renzi e al PD, la sua realizzazione compiuta.
Il preside la fa da padrone, alla lettera. Sarà chiamato a scegliere la «sua squadra» (come se si trattasse di una partita di calcio) fra i «nuovi docenti», laddove il “nuovi”, che non si capisce bene a chi si riferisca, lascia prefigurare non belle prospettive per i docenti che magari tanto “nuovi” non sono. Il preside sarà libero di «derogare alle regole attuali: utilizzando l’organico in modo flessibile». Nel testo le deroghe riguardano la possibilità di evitare le cosiddette “classi pollaio” (peraltro non spiegando né come né in base a quali disposizioni), ma è praticamente certo che la “flessibilità” richiesta ed imposta all’organico toccherà qualsiasi aspetto del lavoro degli insegnanti, come già in parte è.
Non è finita qui. Il preside sarà anche chiamato a scegliere annualmente fra i suoi docenti per «premiare chi si impegna di più», fermo restando che l’impegno in questione è appunto quello di rendersi, da parte del docente, completamente asservito nel suo lavoro in termini di orari, permessi, disponibilità. Il che, unitamente alla “valutazione” e alla “formazione” (leggi: prestazioni e lavoro aggiuntivo sotto mentite spoglie), metterà in pratica un’intera categoria di lavoratori alla mercé di uno sfruttamento similpadronale, che segnerà di fatto l’addio non solo al contratto nazionale, ma anche alla libertà di insegnamento.
Il “Piano straordinario di assunzioni“, con il quale si dovrebbe far fronte al problema delle classi pollaio e alle supplenze brevi o frequenti, viene laconicamente sbrigato nell’annuncio di centomila insegnanti (e non più centoquarantottomila, come era stato detto) a settembre 2015, anche in questo caso senza indicare coperture o dettagli. D’altra parte, inutile dilungarsi quando alla bolla dell’annuncio seguirà presto lo scoppio degli effetti negativi della “buona scuola”.
La tavola per i padroni è imbandita: detraibilità delle spese per l’istruzione per le famiglie che scelgono le paritarie (che sono già sommerse di centinaia di milioni di euro di finanziamenti solamente negli ultimi due anni e mezzo); investimenti aperti ai privati attraverso lo “school bonus”; e infine bando per la costruzione di nuove scuole «altamente innovative», tanto per rinvigorire un settore edile non propriamente fiorente.
Non una parola sul diritto allo studio (borse di studio e accesso all’istruzione), perché magari si sarebbe trattato di parole nient’affatto in linea con il trionfalismo retorico della propaganda renziana. E infatti sarà materia di delega al governo… con probabile continuazione del peggioramento delle condizioni degli studenti poveri, vedi inclusione nel calcolo dell’ISEE dei redditi esenti da imposta come le borse di studio – un assurdo logico, ma pienamente razionale per un governo schierato contro lavoratori, disoccupati e i loro figli studenti.
Come risulta evidente, l’intera bozza del ddl è plasmata sull’idea che Renzi ha della società e dei meccanismi che dovrebbero regolarla. Uomo solo al comando e rimozione totale di qualsivoglia elemento di conflitto, di opposizione o di semplice alterità: questo è il modulo ovunque applicato e imposto.
“La buona scuola” è solo una parte della più generale opera di distruzione istituzionale portata avanti dal Bonaparte fiorentino e dal suo blocco politico-sociale. Sta ad un altro blocco sociale, quello dei lavoratori, degli strati sociali più poveri, degli studenti proletari, opporsi fino in fondo alla distruzione e preparare la sua alternativa a tutto campo sulla base di un programma legato ai bisogni reali della grande maggioranza della società, bisogni che il sistema capitalistico, i padroni e i loro partiti non possono e non vogliono soddisfare.
PER LA LOTTA AL GOVERNO RENZI, NEMICO DI STUDENTI E LAVORATORI!
PER UNA VERA OPPOSIZIONE POLITICA DEGLI STUDENTI!

PER UNA TENDENZA STUDENTESCA RIVOLUZIONARIA!

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