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“LAVORARE PER IL MONDO” n°1 – Teoria e ideologia: riflessione su due termini fondamentali


Di Belva
Un costume validissimo, anche se non particolarmente diffuso, nemmeno tra i murksisti[1], è quello di riflettere sui termini (più o meno specifici) prima di utilizzarli. Vogliamo qui proporvi una breve riflessione sui termini ideologia e teoriae sul loro rapporto.
Possiamo intendere per ideologiaun insieme di credenze che hanno una finalità pratica e che in linea di principio non sono sottoposte a vaglio critico; ciò accade perché esse sono credenze che devono funzionare, cioè essere utili per l’agire dell’uomo. Non hanno, dunque, l’obbligo di resistere ad un tentativo di falsificazione per poter essere credute: devono “soltanto” rassicurare individualmente e socialmente le coscienze. Al contrario degli elementi di una teoria, gli elementi dell’ideologia sono dati per veri (quindi, appunto, non contestabili) e non per verosimili o probabili.
Un esempio semplice di un pensiero ideologico è questo: il bianco vede se stesso come persona migliore del negro a prescindere, aldilà di qualsiasi valutazione delle qualità individuali reali – magari il bianco parla solo la sua lingua madre e il negro ne parla tre! 
La teoria è, invece, la conoscenzache proviene dallo svolgersi del reale e dallo spirito critico che con tale realtà si confronta. Il campo della teoria è quello della conoscenza stessa, un campo che non ha limite se non nella conoscenza della realtà ma, siccome la realtà non può essere conosciuta “definitivamente” o “assolutamente” poiché non è ben delimitabile, tale campo non ha un vero e proprio limite a priori. Ogni volta, però, che il problema è quello di “fare qualcosa”, di operare, è necessario sempre avere qualche credenza sottratta allo spirito critico, pena l’incapacità di alimentare la prassi con la teoria. Wittgenstein, ad esempio, analizza in un suo scritto un’espressione apparentemente semplice come “io credo”, la quale può voler significare moltissime cose diverse: se dovessimo tenere in conto e generalizzare tale considerazione, teoricamente ineccepibile, avremmo serie difficoltà anche nell’esprimere le semplici “miserie quotidiane” nostre. Dobbiamo dunque avere in mente che ad un certo livello l’analisi teorica entra in contraddizione con la necessità pratica di scegliere; la necessità pratica di scegliere, cioè, impone un limite alla ricerca. Di tale limite troviamo un caso storico nell’opera “Analisi terminabile e analisi interminabile” di Sigmund Freud: lo psicanalista si chiede se sia possibile stabilire un limite per la cura psicanalitica. Freud conclude che in linea di principio ciò è impossibile, perché lo scandaglio dell’inconscio potrebbe sempre andare un po’ più a fondo; è la pratica che impone un limite: se noi assumiamo che la persona sana è quella che riesce a  “vivere in società”, una volta raggiunto questo livello psichico l’analisi può dirsi conclusa. Soltanto la necessità pratica impone ciò, non la teoria. La pratica impone che a un certo punto l’analisi si arresti per scegliere, per fare: questo è il campo dell’ideologia.
Il campo della cultura è invece quello dato dall’incontro e dell’interazione fra temi provenienti dall’ideologia e temi provenienti dalla teoria.


[1]   Termine coniato da Bertolt Brecht, artista marxista: dal tedesco “Murks ist”, traducibile con “abborracciatore”, “pasticcione”

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