Ricordiamo le loro vite! Prepariamo la rivoluzione nel loro nome!

Da: Femministǝ Rivoluzionariǝ

Oggi si celebra in tutto il mondo il Transgender Day of Remembrance (TDoR), una ricorrenza molto particolare e molto impegnativa per tutta la comunità LGBTQIAP+ e per il movimento queer. Nonostante alcune resistenze iniziali anche all’interno della stessa comunità, oggi fortunatamente si tratta di uno dei momenti più importanti e sentiti del “calendario” queer.

Si tratta di una giornata dedicata al ricordo e alla celebrazione di tutte le persone Trans/Enby che sono state uccise o sono morte nel corso dell’ultimo anno. Il senso della giornata è anche quello di smascherare la trans*fobia che pervade la società borghese e ciseteropatriarcale in ogni aspetto nonché rivendicare tutele e diritti per le persone T* e, più in generale, per l’intera comunità LGBTQIAP+.

Passiamo ad una breve e preoccupante rassegna statistica della situazione odierna.

Nel periodo compreso tra il 1 ottobre 2022 e il 30 settembre 2023, sono 392 le persone morte in tutto il mondo a causa della trans*fobia. La stragrande maggioranza delle vittime è stata assassinata (320) o ha deciso di porre fine alla propria vita (58). Tre persone sono state uccise mentre si trovavano in stato di arresto o detenute. Dai dati emerge come l’80% delle vittime in tutto il mondo sia costituito da persone razzializzate, il 94% da donne trans* e il 48% da sex workers. Inoltre, tra tutti i trans*cidi avvenuti in Europa, il 45% ha avuto come vittima una soggettività T* migrante.

In Italia le vittime accertate sono state 7, a cui si devono sommare diversi casi denunciati di violenza, bullismo trans*fobico e altre forme di discriminazione. Va oltretutto segnalato un tentato trans*cidio avvenuto a Roma il 13 giugno che fortunatamente sembra non aver causato conseguenze troppo gravi alla vittima. Il dato italiano è molto significativo in quanto è sempre uno dei più alti nel territorio europeo (nel 2022 era stato addirittura il più alto con 10 vittime). Ma questo non ci può sorprendere dato che, nel nostro paese, la trans*fobia viene quasi quotidianamente sbandierata come argomento politico o elettorale (pensiamo alle infinite polemiche sulla cosiddetta “teoria gender” degli ultimi anni) dalle attuali forze di governo e dalla totalità delle forze politiche reazionarie, clerico-fasciste e conservatrici. Bisogna inoltre riconoscere che l’unico blandissimo e del tutto insufficiente tentativo di realizzare una forma di tutela legale contro azioni, comportamenti e linguaggi omolesbobitransafobici (il progetto di legge Zan) si è infranto prima contro il muro di ipocrisia e opportunismo del centrosinistra e poi sul compatto fronte oscurantista e bigotto delle destre.

In conclusione bisogna notare anche che il numero delle vittime di trans*fobia nel mondo è rimasto quasi inalterato rispetto allo scorso anno (allora erano state 395).

A corollario di queste informazioni riteniamo doveroso ricordare che esistono ancora 66 paesi al mondo in cui la comunità LGBTQIAP+ è perseguitata e repressa per legge e 7 in cui essere una soggettività LGBTQIAP+ è ritenuto fatto sufficiente per decretare una condanna a morte.

Il quadro che si delinea attraverso queste statistiche ci costringe a prendere una posizione chiara e a fare alcune considerazioni in quanto marxistɜ e femministɜ.

In primo luogo vediamo che la trans*fobia è chiaramente la causa principale di tutte queste morti nonostante ciò venga spesso negato in sede istituzionale, giudiziaria e nella narrazione dei mass media. La trans*fobia non è un fatto istintivo e ferale e non è neppure riducibile solamente all’atto violento conclamato (come il trans*cidio).

La trans*fobia è l’ennesimo frutto del ciseteropatriarcato che pervade la nostra società e ne informa l’esistenza condizionando comportamenti ed ideali solitamente accettati e introiettati anche dalle masse popolari.

Il ciseteropatriarcato svolge anche un ruolo fondamentale nella lotta tra le classi ed è un importante strumento di controllo del proletariato: la naturalizzazione della famiglia monogamica funzionale al sistema di produzione capitalistico – che conduce alla conseguente subordinazione della donna, intesa come proprietà dell’uomo e relegata al lavoro riproduttivo o comunque costretta a dedicare gran parte del proprio tempo ad esso – unita all’esclusione sociale e alla repressione di tutti gli orientamenti affettivi e sessuali e di tutte le identità di genere che non sono riconducibili al dogma eterosessuale e cisgender costituiscono delle armi affilatissime nelle mani di una borghesia affamata di profitto e priva di scrupoli.

En passant, dato che questo argomento necessiterebbe di una seria analisi e di un approfondimento a parte, è d’obbligo evidenziare come anche le realtà rivoluzionarie, proletarie e delle sinistra radicale non siano del tutto scevre da incrostazioni ciseteropatriarcali e da atteggiamenti discriminatori, violenti ed escludenti.

È dalla convergenza tra ciseteropatriarcato e capitalismo che nasce il dramma delle soggettività T*.

Non possiamo infatti non notare come la vita di queste persone sia del tutto condizionata dalla specificità della loro oppressione all’interno della più ampia cornice del sistema di rapina capitalistico.

Oggi l’esistenza delle persone Trans* è quasi sempre costellata di un’infinità di diritti negati: dal diritto allo studio, a cui si è spesso costrettɜ a rinunciare, fino al diritto alla casa (molte persone vengono cacciate di casa dopo aver fatto coming out o non vengono accettate come inquilini dai proprietari e dalle agenzie immobiliari) passando per il diritto alla salute e ovviamente anche per l’elementare diritto di autodeterminarsi (ad esempio, in Italia, il diritto di autodeterminazione delle persone T* è subordinato ad un lungo iter che prevede la patologizzazione e la medicalizzazione del soggetto). Molte persone Trans* sono praticamente escluse dal mondo del lavoro e, più in generale, marginalizzate in ogni ambiente sociale. Perciò sono ridotte in condizioni estreme di disagio, povertà e precarietà. Molte purtroppo vivono per strada e senza alcuna fonte di reddito o svolgono lavori degradanti e sottopagati e abitano in contesti periferici e malsani. A causa di tutto questo cadono spesso vittime di dipendenze di vario genere e sono spinte dal bisogno a dedicarsi ad attività microcriminali. Troppo spesso le persone Trans* si vedono peraltro relegate al ruolo di sex workers per sopravvivere. Quest’ultima è una condizione che le pone purtroppo in costante pericolo (come dimostra anche la statistica dei trans*cidi). Nella maggior parte dei casi, inoltre il sex work le rende facilmente ricattabili e le sottopone ad una condizione di ipersfruttamento assolutamente disumanizzante.

In altre parole possiamo dire che la maggior parte delle vittime della violenza trans*fobica è costituita da proletarɜ e subproletarɜ, spesso emarginatɜ e ghettizzatɜ all’interno della loro stessa classe e della loro comunità.

Il costo umano di questa oppressione si può rilevare anche nell’alta incidenza di minority stress e altre conseguenze di ordine psicoemotivo che si possono rilevare nella comunità T* (ma questo fatto può essere generalizzato a tutta la comunità LGBTQIAP+ e a qualsiasi categoria oppressa da questa società) e nell’alto numero di persone Trans*, molto spesso giovani o giovanissime, che scelgono di togliersi la vita.

Di fronte a tutto questo non è possibile cedere terreno alla rassegnazione, alla paura e alla passività né continuare ad illudersi che la soluzione possa essere trovata all’interno dell’ordine capitalista; che possa passare per una qualche riforma legale, per la pressione critica delle masse sull’establishment, per un semplice lavoro sul piano pedagogico e simbolico o per la totale assimilazione delle persone queer all’interno della società borghese.

Nessun palliativo e nessuna maschera possono nascondere la realtà: l’unica cosa che può fermare questa scia apparentemente infinita di sangue, questa lunga teoria fatta di terrore e ingiustizia, è il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo e del ciseteropatriarcato, la distruzione di questo duplice sistema fondato su sfruttamento e oppressione.

Questo è il nostro obiettivo come femministɜ rivoluzionarɜ ed è la ragione per cui oggi scenderemo nelle diverse piazze delle nostre città a ricordare e celebrare i nomi e le vite ingiustamente spezzate di tutte le persone T*.

Ricordando ai nostri oppressori che quando verrà il nostro turno, di certo, non abbelliremo il terrore.

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I dati presentati in questo post sono stati recuperati presso i seguenti siti:

https://tdor.translivesmatter.info/
https://transrespect.org/…/trans-murder…/tmm-resources/

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