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Il “lavoro ” di Renzi

La proposta Renzi sul lavoro registra il plauso del “Commissario europeo per l’occupazione”, l’incoraggiamento di Confindustria, l’entusiasmo di Bonanni.

E’ comprensibile. Infatti la sua direzione di marcia è in continuità con le politiche di attacco ai lavoratori degli ultimi 30 anni, in Italia e in Europa.

Si rivendica la liberazione delle imprese dall’”eccesso di regole”. Per questo si annuncia di fatto una “deregolazione” delle tutele, spacciata come lotta alla “burocrazia”. Significa più ricattabilità dei lavoratori, a beneficio del profitto ( e dell’evasione fiscale e contributiva)…….

Si rivendica la riduzione della “pressione fiscale” sulle imprese, già beneficiate da 20 anni di detassazione dei profitti. Per questo si annuncia una riduzione del 10% dei costi sull’energia per le imprese ( oltre un miliardo) e la riduzione del 10% dell’Irap ( tra i 2 e i 3 miliardi circa), presentate- al solito- come “ spinta alla crescita e all’occupazione”. Ma l’esperienza dice che le regalie ai capitalisti non creano lavoro, semmai lo distruggono; che a pagare i regali saranno i tagli sociali ( v. la sanità oggi pagata dall’Irap) ; che l’unica “crescita” assicurata è quella dei portafogli padronali.

Si rivendica “ un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”, una “riduzione delle varie forme contrattuali”,“un sussidio universale” per chi perde il lavoro. Significa che le vecchie leggi di precarizzazione resteranno, salvo quelle meno usate dai padroni e dunque inutili; che a queste si aggiungerà l’eliminazione dell’art.18 per i nuovi assunti, che per tre anni ( secondo la versione più favorevole) potranno essere licenziati senza giusta causa ( altro che..”tempo indeterminato”); che la cassa integrazione sparirà assieme al posto di lavoro, in cambio del paracadute bucato di un piccolo assegno , per di più sottoposto a condizioni ricattatorie ( disponibilità ad accettare anche lavori più degradanti).

Chi può meravigliarsi dell’accoglimento favorevole da parte dei capitalisti dell’ offerta di tanta manna?

Del resto non è un caso che Renzi accompagni la propria proposta sul lavoro all’esaltazione del Made in Italy e all’annuncio di un sostegno privilegiato ai settori che “competono e vincono sul mercato internazionale” ( agroalimentare, design, alta moda..). Sono i capitalisti rampanti della Leopolda, quelli che costruiscono i propri successi su salari da 8 euro lordi l’ora ( Farinetti) e che sono il più diretto supporto del renzismo.

Per questo colpisce l’apertura a Renzi da parte di CGIL e Landini, impegnati addirittura a scavalcarsi reciprocamente nel ruolo di primo attore della negoziazione con Renzi. La loro logica non è sindacale, è politica. Non scelgono la difesa incondizionata del lavoro contro un populista confindustriale e i suoi programmi. Si contendono attenzioni e relazioni dell’uomo vincente del campo avverso, per ritagliarsi un proprio spazio di apparato. Col risultato di fornirgli legittimazione e copertura a sinistra, nel momento stesso in cui il renzismo cancella definitivamente dentro il PD liberale ogni residua traccia simbolica della sinistra italiana.

E’ la riprova clamorosa, una volta di più, della necessità di costruire nelle lotte un’altra direzione politica e sindacale del movimento operaio italiano: autonoma dai padroni e dai loro partiti perchè anticapitalista e rivoluzionaria.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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