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Lettera aperta agli indignati

M.R. “Gente perbene tu sia maledetta” scrivevo neppure un anno fa, contro gli ignavi delle missioni umanitarie ed i difensori della costituzione. Allora non lo sapevo ma siamo caduti ancora più in basso. Così in basso che oggi anziché parlare ai pacifisti, ai qualunquisti, ai riformisti all’associazionismo cattolico, ecc. mi trovo a parlare a quelli che si fregiano del titolo di compagni.

 Il 15 ottobre a Roma abbiamo visto una manifestazione di piazza composta da questurini, delatori, invocatori di carcere, di pestaggi, di separazione tra bello e brutto, buono e cattivo.

Nei filmati, che stanno girando in rete si vedono manifestanti abbrancare minorenni vestiti “in modo non consono ad una sfilata pacifista” e consegnarli alla polizia (erano incappucciati e quindi infiltrati … a nessuno è venuto in mente che si difendessero dalle telecamere della televisione e dalle macchinette fotografiche, pronte a raccogliere immagini e distribuirle alla polizia?).

Si vede il camion dei Cobas, aggredire dissennatamente chi portava avanti altre metodologie politiche, sto parlando di militanti, gente che ha le sue origini politiche nella storia degli anni ’70, che parlava di lotta e pure di espropri e che sabato ha urlato “fascisti andate via” a migliaia di persone e che non ha permesso loro di accedere a via Merulana dove il camion ha girato. Tante sono le testimonianze di compagni che, malgrado abbiano impegnato se stessi, la loro intelligenza ed il loro impegno per anni nei Cobas in piazza non andranno mai più dietro quel camion, perché quel che è accaduto sabato è irripetibile e impensabile.

Ma cosa siete diventati? “Cantavano De Andrè adesso vanno in ghingheri /cantavano Bob Dylan adesso vanno a calci agli zingari” recita un brano degli Assalti Frontali e voi fate ancora peggio; consegnate un ragazzo che protesta alle forze della repressione Che maledizione lanciarvi, ne esiste una adeguata?

A questo ci hanno portato vent’anni di berlusconismo e di non meno deleterio anti-berlusconismo, di editoriali di Repubblica, di Grillo, Santoro, Travaglio, Saviano e compagnia bella. Ci hanno portato ad una società di delazione, di infamia, di rimozione della propria storia, del proprio sangue, delle proprie radici.

Non sto qui a decantare la distruzione di un bancomat, che non reputo azione particolarmente intelligente né funzionale alla lotta, ma credo che assaltare una caserma o un’agenzia interinale sia un atto politico che deve essere osservato, compreso e valutato … e invece la vostra risposta è stata “fascisti, via da qui”. In piazza a Roma c’erano oltre 5mila persone che hanno affrontano i manganelli, i lacrimogeni ed i caroselli con determinazione e quasi senza paura, come si può rispondere a questo invocando “pene esemplari”? E poi vi scandalizzate se Di Pietro parla di Legge Reale Bis e di sparare a vista? Avete fatto peggio voi l’altro ieri, “compagni”. Grazie a voi Repubblica ha istituito un indirizzo e-mail dedicato alla raccolta delle immagini con i volti dei “black bloc” per consegnarli alla polizia, grazie a voi qualche ragazza o ragazzo si prenderanno dai 9 ai 15 anni.

Cosa vi aspettavate? Il vuoto pneumatico che le vostre organizzazioni tutte hanno contribuito a costruire in questi ultimi anni ha privato i giovani di qualsiasi prospettiva di vita decente e di qualsiasi sostegno o sbocco politico. Le promesse e gli slogan vuoti, che lanciate per salvare la faccia continuando a riempirvi le tasche, sono venuti alla resa dei conti ed ora vi stupite che qualcuno ogni tanto abbia il desiderio di spazzare via tutto: e con tutto intendo non la polizia e i suoi caroselli di blindati che cercano di schiacciare corpi, ma proprio quei movimenti e quelle organizzazioni che non hanno dato nessuna prospettiva e nessuna possibilità di conflitto per decenni. Dovreste sentire il bisogno impellente di fare un esame di coscienza, analizzare gli errori della costruzione di quel corteo, invece invocate carcere e polizia.

Fossero state Londra o Atene, avreste fatto tutti a gara per trasformarvi in sociologi autodidatti ed interpretare il fenomeno della generazione rabbiosa, ma sabato, che erano i vostri figli, avete fatto a gara per urlare “fascisti, vigliacchi”. Sapete cosa vi dico? Andate affanculo, andate in pensione, voi che l’avete!!!

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4 risposte

  1. Anonimo ha detto:

    bentornata Maddalena!!

  2. Anonimo ha detto:

    TU SEI :”LA” COMPAGNA.CHE MEDITINO ANZICHE' MEDIARE. Conny.
    CLAP CLAP CLAP DA TOTO' BONZAI

  3. Matteo G ha detto:

    Sono completamente d'accordo. Non si deve collaborare con le forze di polizia, non tanto perchè sono forze di polizia, ma perchè ci sono precedenti clamorosi di come maltrattano chiunque arrestino, di come sottopongano a torture e più di una volta UCCIDANO cittadini innocenti. Non sono il nostro nemico, ma neanche nostri amici. E' però sbagliato etichettare gli “Indignati” sotto un unica bandiera. Detto questo invito chiunque lo voglia ad unirsi all'assemblea di Santa Croce in Gerusalemme.

  4. Anonimo ha detto:

    Compagno/a che tu sia, abbiati il mio più caloroso abbraccio militante!

    Sì! il PCL intero ha bisogno di un patrimonio mentale come questo, espresso in maniera straordinaria anche sul piano della prosa.

    Hai fotografato perfettamente lo stato di cloaca in cui è giunta la “sinistra di alternativa” nel suo fognario codismo ai carrozzoni governativi (nazionali e locali) del centrosinistra capitalistico. E oggi questa sinistra – inevitabilmente – cade nel lamentoso grido isterico sicofante (per dirla alla Trotsky)di fronte alla propria impreparazione rispetto le sfide che l'attuale lotta di classe impone alle formazioni che si vogliono anticapitaliste. Le sue parole d'ordine vuote (e persino ipocrite), stile “epoca bertinottiana”, non servono più nemmeno come bandierina identitaria (un tempo buona per andare a “contrattare” qualcosina…)di fronte alla realtà del proletariato del ventunesimo secolo.

    E' tornato il tempo della forgiatura del partito con i cosiddetti: nessuno può vivere di rendita storica: compagni/e, quì c'è da rimboccarsi le maniche, da bravi proletari rivoluzionari, e andare a costruire l'organizzazione politica e la diffusione del suo programma tra gli strati popolari realmente esistenti; non nelle gabbie mentali cadreghiste di burocratoni o burocratini che elemosinano decorazioni per mezzo delle quali pretendono genuflessioni.

    E che la dialettica materialistica ci sia da guida! esattamente come in questo ottimo post di MR.

    Jure Zenon

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