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Incazzados!

Nota sul 15 ottobre-  La storiella della violenza di piazza eterodiretta e decisa a tavolino dalle guardie e dallo stato, ripetuta da anni fino alla nausea da commentatori ed analisti che non hanno uno straccio di prove, è veramente ridicola e vomitevole. Non mi pare proprio fondata.
Come l’altra banale giustificazione da pacifisti secondo la quale ogni qual volta si producono incidenti di piazza è perchè la polizia ha provocato i manifestanti, aiutata da non meglio precisati infiltrati.
Come se bisognasse cercare una scusa, un pretesto per scontrarsi con le guardie, come se fosse lecito soltanto se aggrediscono loro per prime.

Chi afferma queste corbellerie, o è un comodo “compagno da salotto” che si guarda le manifestazioni dalla tv, o è uno in malafede.
Io mi rifiuto di unirmi agli strilloni di regime (destri e sinistri) che gridano allo scandalo di una “Roma messa a ferro e fuoco”, “devastata”, “dove poteva scapparci il morto”, gli stessi poi che dipingono le guerre imperialiste in cui è impegnato il nostro patrio esercito come “missioni di pace per esportare la democrazia”.

Credo che il confronto estetico tra una Kabul, una Baghdad o una Tripoli (da una parte) e Roma (dall’altra) sia parecchio impari. Dov’è la devastazione?
La devastazione a Roma c’è senz’altro, la violenza pure, ma è quella dei palazzinari che da decenni cementificano senza tregua, dei padroni che licenziano e tagliano i salari, delle banche e dei loro mutui usurai, di un Parlamento di nominati e corrotti che vive sulle nostre teste!

“Poteva scapparci il morto”, ci dicono. Ma gli unici morti che si sono visti a Roma in questi anni sono stati uccisi dallo Stato e dalle sue varie appendici umane, basti pensare al caso Cucchi, il “solito scemo” che evidentemente si è lanciato a kamikaze giù dalle scale, dentro una caserma, per fratturarsi tante di quelle ossa da procurarsi la morte.
O quegli operai edili, magari tanto “scemi” anche loro da buttarsi giù dalle impalcature ogni giorno, visto che i padroni ed il loro Stato ci colpiscono anche così, quotidianamente, al ritmo di tre-quattro vittime al dì!
Di fronte ad uno scenario tanto violento, mi rifiuto, nel modo più categorico, di disperarmi se brucia una banca, una Mercedes o un palazzo del ministero della Difesa.
Mi rifiuto di piangere se uno sbirro viene colpito da un sampietrino o se una loro camionetta prende fuoco. Per dirlo con una citazione: la guerra è guerra, noi sappiamo da che parte stare e ognuno pianga i suoi morti. Infine, mi permetto di far notare che i veri infiltrati nel corteo erano quei politici (tipo Civati del PD o lo stesso Vendola): quelli sono gli unici che ho visto farsi scudo di un’oceanica e rabbiosa manifestazione per strumentalizzarla, farsi belli e raggranellare qualche voto alle prossime elezioni, gente che nulla c’entrava con le parole d’ordine del corteo, che erano di segno nettamente anticapitalista, visto che ci si prefigurava l’obbiettivo di lottare contro l’Europa delle banche, per il sano diritto all’insolvenza (non pagare il debito) e alla ribellione. Esponenti del centro-sinistra, quello che sottoscrive la famosa lettera di Draghi e Trichet per intenderci, che diavolo c’entravano con un corteo del genere.

Se ci fosse stato un serio servizio d’ordine, avrebbe in primo luogo dovuto cacciare questi loschi figuri!
Detto questo, alcune critiche si possono certo avanzare alla giornata del 15: a mio modesto parere, non c’è stato un eccesso di violenza, bensì troppo poca e soprattutto espressa nella direzione non migliore.
Anzichè spingersi sino a Piazza San Giovanni, quindi seguendo il percorso “gentilmente concesso” dalla Questura, bisognava, all’altezza dei Fori Imperiali, staccarsi e puntare nettamente sui palazzi del potere (Palazzo Chigi e Montecitorio), decisione che tra l’altro era nell’aria alla vigilia, tra diversi settori del “movimento”, decisione che non è stata ahimè portata avanti con determinazione.
L’assedio dei palazzi del potere deve infatti essere il PRIMO obbiettivo di ogni movimento antagonista.
Far cadere il governo di turno dal versante della piazza, senza aspettare le fiducie parlamentari e forzando le regole del gioco, da qui si deve partire.
Questa è stata forse la più grande pecca del 15 ottobre a Roma.
Infine, a chi scrive che “il potere organizza i violenti per poi avere la scusa di fare leggi che reprimono la libertà di manifestare”, allora come spiega il fatto che a Forlì da diverso tempo a questa parte il nostro diritto a manifestare sia di fatto già sospeso a tempo indeterminato, senza che si siano verificati mai, e sottolineo mai, episodi di violenza (basti pensare all’arrivo in città di Bossi e Maroni, con la questura che ci negava regolarmente il permesso per un semplice presidio..)?

Leggi anche: Un’impostazione politica rinunciataria apre il varco a pratiche impolitiche e nichiliste

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