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IL GIUDIZIO DELL’AIA…

Leggo su Romagna Oggi.it che il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci ed il vicesindaco Giannantonio Mingozzi hanno protestato per la liberazione di Cesare Battisti, sospendendo ogni collaborazione con la città gemella brasiliana di Laguna.
Mi dispiace molto. Mi dispiace per Ravenna, condannata ad essere amministrata da persone meschine, assurdamente vendicative e, infine, incompetenti in materia di diritto.
Che in materia estradizionale la decisione finale appartenga alla sfera del politico, e dunque all’esecutivo, lo sanno anche le matricole di giurisprudenza; è scritto in tutti i trattati internazionali e vale per l’intera comunità giuridica mondiale.
Si rassegnino Matteucci e Mingozzi, come si rassegnerà il delirante ceto politico italiano: Cesare Battisti è definitivamente libero. non sarà estradato e quindi non sarà condannato
A nulla sono valse le collusioni dei nostri miseri politicanti con la peggior feccia dell’ultradestra brasiliana (la coppia di giudici, Mendes e Peluso, che nel corso del lungo iter estradizionale si sono alternati nella carica di presidente e relatore della causa), per tentare quello che può essere definito un tentativo di golpe istituzionale (un organo dello stato che avocava a sé i poteri che spettavano a un altro). A nulla sono valsi gli escamotage dilatori, cui sono ricorsi i due giudici per ritardare l’udienza finale: infatti da sei mesi a questa parte; dopo la decisione di Lula di rigettare l’estradizione, presa il 31 dicembre scorso, i due prodi giudici, amici del nostro governo e strenui sostenitori della consegna di Battisti alla giustizia italiana, hanno cercato con ogni mezzo di allungare a dismisura la sua permanenza in carcere, fino a rasentare il sequestro di persona.
Finalmente mercoledì scorso, dopo una discussione di 7 ore tutta in diretta tv (una trasparenza impensabile nelle opache stanze dei tribunali italiani), i giudici hanno respinto. in quanto illegittimo, il ricorso delle autorità italiane teso a sindacare la decisione sovrana presa da Lula e hanno ribadito, con 6 voti contro 3, l’irrevocabilità della decisione presa dal capo dello Stato.
Scarcerato dopo la mezzanotte di mercoledì scorso, Battisti è ora nella situazione di “rifugio di fatto”, con un normale permesso di soggiorno in tasca: Ridicolo, demagogico ed ipocrita il coro di grida sdegnate e dichiarazioni deliranti si è levato dall’Union Sacrée dei nostri vertici istituzionali, destra e sinistra insieme con Napolitano in testa. Ridicola la proposta del ricorso alla Corte di giustizia internazionale dell’Aja, decisione che rischia di provocare l’ennesima figuraccia internazionale dell’Italia. Quella dell’Aja è infatti una corte d’arbitrato che dirime controversie tra Stati. Nessun Paese, Italia in testa, sottoporrebbe mai materie afferenti alla sua sovranità interna ad una controversia arbitrale e non vedo perché dovrebbero farlo i brasiliani.
Il Brasile si aggiunge alla lunga lista di Paesi che non hanno accolto le richieste dell’Italia: Grecia, Svizzera, Francia, Gran Bretagna, Canada, Argentina, Nicaragua ( non cito il Giappone perché mi ripugna, visto che ha dato la cittadinanza al neofascista Delfo Zorzi). Ancora una volta un’estradizione è stata sventata, in opposizione ad una volontà di Stato ad una Santa Alleanza di Stati, ancora una volta è stato smantellato il mercato politico di demagogie su cui il potere allestisce le proprie fiere.
Invece che lanciare messaggi farneticanti il ceto politico italiano dovrebbe fare un esame di coscienza serio su quanto è accaduto negli anni ‘70 in Italia, dove le leggi di emergenza hanno stravolto in toto la lettera del diritto, come sostiene anche Miguel Gotor (lo storico vicino a Napolitano e quindi non certo di parte), che nel suo recente libro descrive con impressionante dovizia di particolari come per contrastare la lotta armata in Italia si sia fatto ricorso ad uno «stato di eccezione non dichiarato» in cui corpi speciali, investigatori e magistratura operarono nell’opacità più assoluta e nella sistematica violazione di regole e procedure.
Ma al di là di ogni discussione politica e di diritto internazionale io sono felice che un corpo sia sfuggito all’orrore dell’ergastolo: una pena di morte lenta e continuata, terrore, agonia nell’agonia, spavento senza fine seguito da una fine spaventosa.
A Cesare Battisti e a tutti i compagni che sono riusciti a sfuggire alla fame di vendetta di uno stato incapace di fare i conti con la propria storia dedico questi versi di Erri de Luca: “A un prigioniero, regalerei un binocolo, un atlante, un altoparlante, una bussola, una canna da pesca, un portachiavi, un cane, la figura di un tango, un’edizione della Costituzione, diritti e doni persi dai rinchiusi”.
Maddalena Robin

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2 risposte

  1. Anonimo ha detto:

    “… e nell’89 sono uscito per la prima licenza. Al momento il mio fine pena era il 2010 con … diciamo nell’89 avevo 21 anni scontati circa e altri 21 da scontare. Ho avuto la mia prima licenza, la prima volta sono rientrato, ho avuto la seconda, la seconda sono rientrato, e le cose, diciamo così, si stavano mettendo a posto, avevo richiesto il lavoro, per l’articolo 21 … non l’articolo 21, la semilibertà proprio queste cose qua. Però quando sono stato in licenza ho trovato dei compagni che erano in carcere con me all’epoca, durante il periodo delle lotte, e in questo periodo, quando ero fuori, erano in semilibertà – di giorno erano fuori, lavoravano, e la sera tornavano in carcere. E mi fecero un’impressione penosa, cioè pensai: “noi che abbiamo passato una vita a cercare di distruggere le carceri, di uscire dalle carceri, ora suoniamo il campanello per entrare”. E ho avuto, come dire, questa crisi personale e ho deciso di non rientrare.
    Mi sembrava una contraddizione, dico: “vada come vada, questo, la scelta di essere io a diventare il mio carceriere, non la posso fare”. E non sono rientrato…”
    Horst Fantazzini, 1999

    Ciao Madda, un abbraccio O.

  2. Anonimo ha detto:

    un abbraccio a te Maestro
    MR

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