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Viva i teppisti della lotta di classe!

Mentre c’è chi discute di come salvare le banche, avviare una nuova politica monetaria, rispettare i trattati di Maastricht e difendere in buona sostanza i privilegi di sempre, sta entrando in scena una nuova generazione di combattenti sociali.
I mezzibusti e gli adoratori dell’ordine borghese gridano allo scandalo: black block, teppisti, infiltrati… e via a parlare di ciò che non si conosce, nel tentativo di orientare l’opinione pubblica verso la moderazione e l’accettazione delle briciole che cadono dal tavolo di chi comanda.

Ciò che non conoscete cari signori è la condizione che ci spinge alla rabbia sociale e che per amor di dignità ci porta a rifiutare le vostre briciole.
Voi che ingrassate i vostri profitti sui lavoratori; voi che prendete stipendi da 16.000 euro per fare interrogazioni parlamentari in cui verificare se ci sono stati infiltrati (sic!) o se c’erano pregiudicati tra i manifestanti (per definizione, i proletari non sono mai in regola con la giustizia, se han deciso di lottare)… voi che non conoscete la disoccupazione e i nostri lavori; voi che non conoscete la precarietà e il terrore per il domani… non avete incontrato dei teppisti, ma il risveglio della “santa canaglia”: il proletariato.

Da Londra le immagini dei monarchi terrorizzati dalla gioventù proletaria inglese, alla Grecia proletaria che prende a cazzotti un ministro del capitale inviso alle masse, passando all’Italia dove si tenta l’assalto ai palazzi… è la dimostrazione che non è più sostenibile il vostro fottuto sistema capitalista.

Questa “santa canaglia” internazionale che si riprende le strade, è in lotta aperta all’ipocrisia del capitale, che mentre ci parla di libertà ne calpesta a suon di manganellate ogni significato; che mentre ci parla di benessere offre disoccupazione, precarietà e devastazione ambientale.
No signori, non siamo teppisti, ma se volete chiamateci così, non ci formalizziamo, né ci interessa il vostro giudizio.

Ma sappiate che siamo molto più semplicemente proletari autentici, dei “senza riserve” stanchi di processioni e scioperi rituali anche perché abbiamo riscoperto il gusto per la lotta di classe. Ora si tratta di ritrovare il gusto di adottare una strategia internazionale per consegnare alla pattumiera della Storia il sistema capitalista e i suoi lacchè.
Prepariamo lo sciopero generale prolungato, generalizziamo le lotte del 14 dicembre.
E’ il tempo della rivoluzione.

Come direbbe il vecchio Lev Trotsky: Tutte le chiacchiere secondo cui le condizioni storiche non sarebbero ancora “mature” per il socialismo, non sono che il prodotto dell’ignoranza o di una deliberata mistificazione. Le premesse oggettive della rivoluzione proletaria non solo sono mature, ma hanno addirittura cominciato a marcire. Senza una rivoluzione socialista – e nella prossima fase storica – una catastrofe minaccia tutta la civiltà umana. Tutto dipende dal proletariato, cioè fondamentalmente, dalla sua avanguardia rivoluzionaria. La crisi storica dell’umanità si riduce alla crisi della direzione rivoluzionaria.

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