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Luoghi comuni 2

“Cambiare si può” ma solo nel consumo delle merci, per il resto il cambiamento non viene percepito a livello di massa come possibile. E’ diffusa l’idea che, in fondo, niente mai è cambiato, nel senso che chi comanda ci sarà sempre e quelli che stanno sotto si devono rassegnare perché ciò è implicito nella natura umana. E’ il solito tormentone, una cultura reazionaria dilagante, che nel discorrere comune si percepisce quasi materialmente. Eppure quasi tutti riconoscono la trasformazione indotta dall’ innovazione tecnologica e quando accade qualcosa in apparente contraddizione con la modernità dicono: “ Ma come è possibile che accadono certe cose nel 2010 ? “ come se il movimento del tempo, di per se, adeguasse i comportamenti umani alla perfezione tecnologica ( presunta ) e alla dominante razionalità mercantile.
Una grande fiducia nella modernità, genericamente intesa come regno della ragione, convive con la sfiducia nel progresso sociale, al punto che qualsiasi nuovo prodotto, anche il più stupido e inutile, viene accolto con entusiasmo, mentre immani disastri non scuotono minimamente l’opinione pubblica. Contemporaneamente passano truffe immani a danno della maggioranza della popolazione senza che questa se ne renda minimamente conto, salvo poi prendersela coi poveracci che non c’entrano niente.
Insomma si rifiuta l’evoluzione mentre si regredisce.
Si possono usare tutte le argomentazioni possibili per attaccare tale castello di contraddizioni ma esso poggia su fondamenta assai solide e perciò la verità e la ragione, da sole, sono strumenti inadeguati per sgretolarne le mura.
Molti pensano che tale inconsapevolezza di massa dipenda dal potere della televisione, da cui, la maggioranza delle classi popolari trarrebbe il senso della realtà.
Questa è una convinzione estremamente diffusa e fuorviante a conferma la sopravvalutazione del ruolo della tecnologia comunicativa nella formazione delle coscienze.
In realtà, la televisione( e i mas media in generale ) sono solo lo strumento più appariscente del dominio di una minoranza di individui sul resto dell’umanità.
Ma non il solo, e nemmeno il più importante.
La televisione agisce prepotentemente nell’orientare elettoralmente le masse ma non è qui che si forma il valore; non è nelle istituzioni politiche dello Stato che risiede il potere della borghesia ma nella proprietà dei mezzi di produzione. E’ nelle fabbriche, negli uffici, nei campi, che si forma il capitale e in questo regno autentico della ragione la televisione conta ben poco.
Ciò non significa che le leggi degli Stato, specialmente quelle che riguardano il diritto del lavoro, non incidono sulla vita dei lavoratori ma, solo chi non è mai stato in una fabbrica, grande o piccola che sia, sostiene che gli operai non sanno che i loro interessi sono opposti , o perlomeno conflittuali, con quelli del padrone.
Il problema è che la maggioranza dei lavoratori non riesce a prevedere le conseguenze che avrà una qualsiasi legge sulle loro condizioni materiali e questo dipende da un deficit di cultura politica le cui ragioni sono di natura sia strutturale che contingente.
Quelle strutturali riguardano l’oggettività della condizione storica delle masse per cui : “L’ideologia delle classi subalterne è quella imposta dalle classi dominanti”e questo non può che apparire evidente, per cui non bisogna stupirsi se molti operai ragionano come i padroni. La seconda dipende dallo stato della lotta di classe, cioè dal fatto che la battaglia fra capitale e lavoro svoltasi senza esclusione di colpi per tutto il secolo scorso pare essersi conclusa con la vittoria del capitale e questo ha prodotto un ’arretramento generalizzato della coscienza politica delle classi lavoratrici e il loro spostamento su posizioni moderate quando non apertamente reazionarie.
La coscienza politica, nelle classi subalterne, non è pari in tutti gli individui ma disposta come in cerchi concentrici, dove a maggior numero di individui corrisponde una più bassa cultura politica.
Questo, nelle fasi storiche reazionarie come quella attuale, rende problematica l’azione delle avanguardie che si trovano isolate ( all’interno della loro stessa classe ) e non resta loro che remare con pazienza controcorrente e prepararsi attivamente per i tempi in cui la lotta di classe tornerà di nuovo possibile a livello di massa.
Quando questo avverrà sarà chiaro che la televisione e i nuovi media ( qualsiasi essi saranno ) sono semplicemente uno strumento di produzione da sottrarre alla borghesia e mettere al servizio del progresso sociale.

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