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Chi controlla chi?

Il blitz della Squadra Mobile di Forlì nel Comune di Bertinoro per indagare su 5 dipendenti con l’accusa di “peculato e abuso d’ufficio”, ci sorprende.
Sorprende che vengano sprecate tante risorse in un’indagine su 5 dipendenti comunali, e che tutto questo avvenga proprio a pochi giorni dal voto.
Non conosciamo ovviamente i particolari di questa indagine, tuttavia, intuiamo il filone che sta dietro a questo presunto scandalo.

Per quanto ci riguarda abbiamo già condotto una battaglia regionale meno di un anno fa a sostegno dei dipendenti pubblici. Oggi rilanciamo quella battaglia ancora una volta contro-corrente, dalla parte di chi lavora.

L’assalto governativo, guidato dal fannullone Brunetta, contro i dipendenti pubblici, continua ormai da diversi anni e non è certo una novità.
Gli obiettivi di tale vergognoso attacco sono fondamentalmente tre: negare adeguati aumenti salariali, impedire la stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione, infine tagliare i servizi sociali.
L’attacco ai lavoratori è generalizzato e il modello Marchionne lo si vuole introdurre in ogni categoria.

Intanto si nasconde volutamente il vero scandalo degli stipendi dei grandi manger, dei consulenti, dei parlamentari ecc… il cui “lavoro” non è sottoposto ad alcun controllo. Chi controlla i controllori?
Chi controlla i zelanti tutori dell’ordine?

Di più, ci sentiamo di invitare gli inquirenti a seguire indagini ben più importanti: magari contro banchieri e industriali, legati a doppio filo dagli intrallazzi di governo (a tutti i livelli).
Come mai indagini di questo tipo non avvengono mai?
Come mai non si indaga mai sulla speculazione edilizia che stupra i nostri territori?
La risposta è semplice: lo Stato, non è al di sopra delle classi ma l’arma del padronato.

Possibile che, se un dipendente comunale, magari in un “tempo morto”, legge le mail personali venga messo alla gogna, mentre una giunta che ha contratto debiti nei confronti delle banche al limite dell’insostenibile non faccia notizia?
Questi lavoratori comunali rischiano pene da 3 ai 10 anni, mentre i responsabili di morti bianche e i veri parassiti della società ingrassano liberamente i propri profitti di anno in anno.
E’ inaccettabile che nel paese in cui il primo ministro si diletta nei Bunga Bunga a spese dei contribuenti, si metta alla gogna 5 dipendenti comunali perché hanno perso qualche minuto su internet.
E’ il caso di dirlo: il pesce puzza dalla testa!

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