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Ci sono oggi molte persone che si ritengono di sinistra che quando gli dici che : “ Per sconfiggere il degrado sociale, la schiavizzazione del lavoro, l’attacco ai diritti sociali e del lavoro da parte del padronato, l’unico modo è una grande ribellione popolare sulla base di un programma rivoluzionario”, ti rispondono che ormai non c’è più nulla da fare perché la “gente” è talmente rimbecillita che non è più recuperabile.
Così facendo si pongono al di fuori della classe lavoratrice, anzi al di sopra di essa appoggiando la tesi reazionaria che i lavoratori, le classi subalterne non sono in grado di esprimere una politica congrua ai propri bisogni.
Eppure queste persone, questi ex-compagni di fatto, provengono in maggioranza da famiglie di lavoratori e si dovrebbero ricordare come erano loro e i loro genitori, ma l’hanno dimenticato…
Si sono imborghesiti, rimanendo solo progressisti a parole.
Essi vorrebbero che cambiassero le cose ma senza che cambiasse veramente niente, ma soprattutto non sono disposti a coinvolgersi minimamente nella lotta politica.
In realtà nella loro condizione di piccoli professionisti e artigiani o piccoli lavoratori autonomi, o addirittura come lavoratori dipendenti ancora garantiti, “
“sperano che se la caveranno”, rifiutano di pensare che la crisi potrebbe coinvolgere anche loro e pur lamentandosi del fatto che non vedono futuro per i loro figli, nulla fanno per cambiarglielo.
Quando tu poi gli dici, rammentandogli la storia, che già è successo che le classi lavoratrici si rivolgessero a destra scemando di cultura politica al punto dal farsi imbrogliare facilmente dalla propaganda borghese o addirittura reazionaria, ma che poi, nel volgere di pochi anni cambiassero orientamento, seguendo finalmente l’avanguardia delle loro classe…
Ebbene ti rispondono:”Ehh… ma ora c’è la televisione, la pubblicità ecc…“, come se la condizione culturale della classe lavoratrice di oggi fosse inferiore a quella degli operai dell’ottocento o dei “servi della gleba” e delle masse operaie che in Russia fecero la rivoluzione.
Ma non c’è nulla da fare, essi ribattono che le cose sono cambiate, come se un disoccupato di cento anni fa fosse abissalmente diverso da uno di oggi, come se la forza anestetizzante dei media avesse il potere di apparecchiare la tavola, pagare il mutuo e le bollette di luce acqua e gas.
In verità sono diventati dei democratici borghesi, cioè si sono spostati politicamente, quanto coscientemente è da vedere, su posizioni di destra, ma siccome essi sono contro la destra che si autodefinisce tale, credono di essere di sinistra solo perché pensano di comportarsi e di pensare diversamente da quelli di destra.
E la stessa cosa è successa, alla maggioranza della classe lavoratrice che essi tanto disprezzano; si è spostata a destra naturalmente, su posizioni di tipo popolar-reazionario come è sempre stato, perché più consone alla propria condizione culturale. Insomma il processo di spostamento a destra degli snob piccolo borghesi è simile a quello dei settori più arretrati della classe lavoratrice che ora votano Lega o Berlusconi, ma con la differenza fondamentale che , mentre l’ignoranza politica non è una colpa, l’ipocrisia lo è senz’altro.

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