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IL BOSS DELLA LEGA ARRIVA A FORLI E MILITARIZZA LA CITTA’


Report 18 settembre – sospensione di ogni diritto
Forse sarà il fatto che, come ogni boss che si rispetti il Senatur ha l’abitudine di muoversi protetto dai suoi sgherri (in questo caso si tratta di celerini) e non accetta di vedere nei suoi confronti atti di irrispettosa insubordinazione; forse sarà stato qualche capoccia locale della Lega che, per fare bella figura davanti al grande capo ha chiesto al questore tramite Maroni di fare in maniera che tutto si svolgesse senza intoppi; o forse è lo stesso questore Germanà che ha colto l’occasione per aumentare il suo prestigio dando una bella leccatina a un ministro della Repubblica.
Tutto questo noi non possiamo saperlo, ma sta di fatto che il 18 settembre, in occasione della festa della Lega al Foro Boario, Forlì è stata teatro di uno scandaloso, ma purtroppo ormai non inusuale, atto di repressione.
Una sospensione delle più elementari libertà democratiche nei confronti di chi voleva esprimere il suo dissenso, contro un partito che fa della xenofobia e della guerra fra poveri il suo cavallo di battaglia e la maschera dietro cui nascondere le sue politiche filo-padronali e antiproletarie.
I primi problemi cominciano nel tardo pomeriggio, quando la questura ci fa sapere che l’autorizzazione per il presidio di protesta viene revocata, o meglio, “la potete fare ma non davanti al Foro Boario, ma davanti alla prefettura”, praticamente dall’altra parte di Forlì!
Una maniera questa, subdola e ipocrita di vietare una manifestazione senza ammetterlo pubblicamente e di nascondere dietro problemi di ordine pubblico quella che nei fatti è una repressione di carattere politico; inoltre è chiara l’impossibilità di spostare una manifestazione all’ultimo minuto, visto che la voce si era sparsa per tutta la provincia e non si poteva di certo avvisare né sapere chi fossero tutte le persone che avevano intenzione di partecipare.
Purtroppo ci si mette anche l’acquazzone che arriva a sera a fare il gioco della questura, così, verso le 21, ci troviamo al Bar Dell’Amore, davanti al Foro Boario strapieno di poliziotti in assetto antisommossa, semplicemente per avvisare chi non l’avesse saputo che la manifestazione era vietata e per decidere assieme agli amici che cosa fare della serata.
Siamo circa una ventina di persone, quando gli agenti della DIGOS, seguiti da numerosi celerini entrano nel Bar e ci chiedono i documenti per un controllo, e qui comincia la farsa: passano dieci, venti, quaranta minuti e, nel mentre i celerini hanno bloccato l’entrata del locale, i nostri documenti sembrano scomparsi.
Capiamo le difficoltà nell’uso della lingua italiana per chi di lavoro non fa altro che dedicarsi alla repressione, ma quaranta minuti sono troppi anche per loro.
La gente comincia a innervosirsi e a reclamare i propri documenti e la possibilità di andarsene, ma appena qualcuno alza la voce arrivano, in aiuto contro i “pericolosi terroristi”, altri celerini che accerchiano il Bar (viene da pensare …”manco si fosse una manica di Schwarzenegger”).
Anche una ragazza frequentatrice del Bar, che non c’entra niente con i contestatori viene rinchiusa dentro al locale; il tutto ha il sapore di uno spettacolo tragicomico.
C’è chi minaccia di chiamare l’avvocato ma il questore risponde spavaldo che non gliene può fregar di meno, c’è chi comincia a dare in escandescenza ma capiamo che probabilmente sarebbe fare il loro gioco, vengono chiamati i giornali, ma nessuno si fa vivo. Pare che un giornalista si trovi proprio a 50 metri, all’interno della festa della Lega, ma evidentemente trova più interessante ascoltare le misteriose elucubrazioni mistiche (leggi stronzate) che escono dalla bocca del profeta padano.
Cosi, mentre le camicie verdi urlano slogan del tipo”padroni a casa nostra”, 20 cittadini vengono privati delle più elementari libertà e rinchiusi in un bar (avessero almeno offerto da bere!)
Dopo un ora e mezza circa la pagliacciata finisce e veniamo scortati verso le nostre macchine.
Ora sta a noi non far passare sotto silenzio questo ennesimo attacco repressivo, tutti i compagni e più in generale tutte le persone amanti della libertà si dovranno mobilitare per denunciare la repressione poliziesca, a favore di un partito che vorrebbe svilupparsi sul territorio chiudendo la bocca a chi mette in campo una vera opposizione di classe.

Leggi, fa circolare, passa all’azione!
Mentre i leghisti gridano “padroni a casa nostra”, difendono gli interessi di banchieri e padroni che espropriano ogni giorno il frutto del nostro lavoro.
Mentre gridano contro gli immigrati, regalano i beni essenziali come acqua e istruzione agli speculatori.
Adesso provano persino a toglierci il diritto a muoverci liberamente e a esprimere il nostro dissenso.
NON PERMETTIAMOGLIELO!
MOBILITIAMOCI CONTRO LA REPRESSIONE POLIZIESCA E IN CAMICIA VERDE!RIPRENDIAMOCI LE NOSTRE STRADE E LE NOSTRE VITE !

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