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E’ l’ora di una ribellione sociale

Quasi un giovane su tre in Italia è senza lavoro. Il tasso di disoccupazione nella fascia di età 15-24 anni continua a salire e a inanellare nuovi record: a maggio è arrivato a toccare il 29,2% (dal 29,1% di aprile). (fonte ISTAT 2010)

SCALA MOBILE DEI SALARI E SCALA MOBILE DELLE ORE DI LAVORO
Nelle condizioni del capitalismo in decomposizione le masse continuano a vivere la grigia vita quotidiana degli oppressi che, ora più che mai, sono minacciati dal pericolo di precipitare nell’abisso della miseria. Sono costrette a difendere il loro pezzo di pane, quando non possono accrescerlo o migliorarlo. Non è possibile né necessario elencare qui le varie rivendicazioni parziali che sorgono ogni volta dalle condizioni concrete, nazionali o locali o settoriali. Ma due mali economici fondamentali, che sono l’espressione sintetica dell’assurdità crescente del sistema capitalista, cioè la disoccupazione e il carovita, esigono parole d’ordine e metodi di lotta generalizzati.

La IV Internazionale dichiara implacabilmente guerra alla politica dei capitalisti – in misura considerevole la stessa dei loro agenti riformisti – tendente a far ricadere sulle spalle dei lavoratori tutto il fardello del militarismo, della crisi, del disordine dei sistemi monetari e di altri mali dell’agonia del capitalismo. Rivendica lavoro e condizioni di vita decenti per tutti.

Né l’inflazione monetaria né la stabilizzazione possono servire da parola d’ordine per il proletariato: sono le due estremità dello stesso bastone. Contro il carovita, che con l’approssimarsi della guerra assumerà un carattere sempre più incontrollato, si può lottare solo con la parola d’ordine della scala mobile dei salari. I contratti collettivi devono assicurare l’aumento automatico dei salari in correlazione agli aumenti dei prezzi degli articoli di consumo.

Se vuole evitare la propria disgregazione, il proletariato non può tollerare la trasformazione di una parte crescente degli operai in disoccupati cronici, in miserabili nutriti dalle briciole di una società in decomposizione. Il diritto al lavoro è il solo diritto serio che rimanga all’operaio in una società basata sullo sfruttamento. Ma questo diritto gli è strappato ad ogni istante. Contro la disoccupazione sia strutturale sia congiunturale, è tempo di lanciare la parola d’ordine della scala mobile delle ore di lavoro. I sindacati e le altre organizzazioni di massa devono unire coloro che hanno lavoro e coloro che non lo hanno in un impegno di reciproca solidarietà.

Il lavoro che c’è deve essere suddiviso tra tutti gli operai e su questa base sarà definita la durata della settimana lavorativa. Il salario di ogni operaio deve restare lo stesso della vecchia settimana lavorativa. I salari, con un minimo rigorosamente garantito, dovranno seguire il movimento dei prezzi. Nessun altro programma può essere accettato per l’attuale periodo di catastrofi. I proprietari e i loro avvocati dimostreranno che queste rivendicazioni sono “irrealizzabili”. I capitalisti minori, soprattutto coloro che stanno andando alla rovina, invocheranno i loro bilanci. Gli operai dovranno respingere categoricamente questi argomenti e questi riferimenti. Non si tratta di uno scontro “normale” tra opposti interessi materiali. Si tratta di difendere il proletariato dalla decadenza, dalla demoralizzazione e dalla rovina. Si tratta di una questione di vita o di morte per la sola classe progressiva e quindi dello stesso avvenire dell’umanità. Se il capitalismo è incapace di soddisfare le rivendicazioni che derivano inevitabilmente dai mali che esso stesso ha generato, non gli resta che perire. La “possibilità” o l’ “impossibilità” di soddisfare queste rivendicazioni è, nel caso concreto, una questione di rapporti di forza che può essere risolta solo con la lotta. Sulla base di questa lotta, quali che siano i successi pratici immediati, gli operai comprenderanno nel modo migliore la necessità di liquidare la schiavitù capitalista.

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