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ASTENSIONE GENERALIZZATA!

“Soltanto dei mascalzoni o dei semplicioni possono credere che il proletariato debba prima conquistare la maggioranza alle elezioni effettuate sotto il giogo della borghesia, sotto il giogo della schiavitù salariata, e poi conquistare il potere. È il colmo della stupidità o dell’ipocrisia; ciò vuol dire sostituire alla lotta di classe e alla rivoluzione le elezioni fatte sotto il vecchio regime, sotto il vecchio potere”

Lenin “Saluto ai comunisti italiani, francesi e tedeschi” 10 ottobre 1919

Queste parole di un grande rivoluzionario del passato (non finì a fare il presidente della Duma con Kerenski) mostrano chiaramente quella che è la linea naturale di demarcazione tra i comunisti rivoluzionari e i riformisti che scelgono come foglia di fico per coprire le loro nefandezze politiche la bandiera con falce e martello (ogni riferimento alla Federazione della Sinistra è voluto).
Infatti per i comunisti conseguenti le elezioni all’interno dello stato borghese hanno un’importanza molto relativa, incidendo scarsamente su coscienza e lotta di classe. È sufficiente, per esempio, ricordare ciò che avvenne in Argentina nel 2001, quando un presidente (De La Rua) eletto a furor di popolo pochi mesi prima, è stato costretto a fuggire dal tetto della Casa Rosada in elicottero, pressato da una sollevazione popolare e operaia che ha portato il paese in una situazione pre-insurrezionale, con la conseguente ondata di occupazione delle fabbriche che continuano ad oggi a produrre senza padrone.
Perciò, per fare un paragone culinario, si può dire che i comunisti stanno alle elezioni borghesi come una eccessiva dose di lievito sta alla torta, nel senso che noi lavoriamo per farla scoppiare, quindi per far saltare ed irrompere nel teatrino della politica borghese, denunciando le istituzioni statali (Parlamento, magistratura, forze dell’ordine) per quello che sono: una maschera, sfarzosa e luccicante, che i padroni utilizzano per coprire il loro reale dominio di classe ai danni della maggioranza che suda e fatica.
Il Partito Comunista dei Lavoratori, equidistante sia dal settarismo sia dal cretinismo parlamentare, ha scelto e sceglierà anche in futuro di tentare la presentazione elettorale esclusivamente a questi fini, in completa indipendenza dalle coalizioni a traino della Confindustria (centro-destra e centro-sinistra), perchè l’unità dei comunisti la vogliamo costruire su saldi principi anti-capitalisti, perchè l’unità stessa è di per sé importante, ma se non si sposa con la totale autonomia organizzativa e culturale dei comunisti dalla borghesia e dai suoi partiti diventa invece un fattore contro-producente, che fa arretrare il livello di coscienza delle masse e la radicalità dello scontro di classe. A titolo esemplificativo, rimembriamo l’esperienza del primo governo Prodi (1996-2001), contraddistinto dal minor numero di ore di sciopero dell’intera storia repubblicana, e dire che di occasioni per scioperare se ne produssero tante (pacchetto Treu che legalizzava agenzie interinali e precarietà lavorativa, allungamento dell’età pensionabile, massiccia dose di privatizzazioni), il tutto approvato con i voti dei finti comunisti dell’attuale Federazione della Sinistra (Diliberto, Ferrero, Salvi, tutti in prima fila a prendersi i complimenti del padronato italiano) tradendo le aspettative di un largo settore di popolo. Lagnandosi poi, qualche anno dopo, che “gli operai non hanno più coscienza, votano Lega!”.
Chissà perchè, aggiungiamo noi! È chiaro che se i loro rappresentanti in Parlamento si impegnano nell’elaborazione di simili contro-riforme, una bella fetta di lavoratori, alle elezioni successive, si smarrirà cadendo senza paracadute tra le braccia di Bossi. Noi del PCL invitiamo la nostra classe a diffidare dei confabulatori della Federazione della Sinistra o simili, dediti a raccontarci che “solo al governo si conta qualcosa, fuori dalle istituzioni non si è nessuno”.
Noi del PCL, comunisti rivoluzionari, diciamo esattamente l’opposto: solo l’organizzazione autonoma dei lavoratori e degli oppressi al di fuori degli schemi e della legalità impostaci dai padroni, solo lo scontro prolungato, quindi la lotta di classe senza confini, può strappare risultati concreti per operai, studenti, disoccupati, immigrati: guardiamo alla stagione di maggiori conquiste (statuto dei lavoratori, contratti collettivi, diritti civili…) della storia recente italiana; il contesto era quello di un governo reazionario e stragista a guida DC (parliamo degli anni ’70) ma le lotte sociali sospinte da partiti non ancora svendutisi, ha costretto il padronato, timoroso di perdere tutto, a fare numerose concessioni. Oppure, per stare al nuovo millennio, la Francia del 2005: qui, sempre con un governo di destra (primo ministro De Villepin) che varava il licenziamento facile, conosciuto come CPE, obbligato a ritirare questo provvedimento da una prolungata sollevazione operaia e studentesca, mentre il cosiddetto “governo amico” in Italia portava avanti le controriforme, tagliandoci welfare e diritti (2006-08).
Per tornare all’attualità, ci preme sottolineare che il PCL non sarà presente alle imminenti elezioni in regione nonostante con le nostre modeste forze fossimo riusciti a raccogliere su tutto il territorio circa 6000 firme (ne servivano più di 10000), fermandoci dunque lontani dalla quota prevista. Anche per colpa della conclamata “libertà di stampa”: gli ingenui la chiamano così, noi invece riteniamo che questa, come tutte le altre libertà, non esista in regime capitalista. O meglio, esiste sì, ma in termini ultra-esclusivi: esiste per una manciata di magnati, dotati dei soldi per fondare imperi televisivi, comprare giornali e canali radiofonici. Non esiste per noi, a patto di non considerare tale la possibilità di fare una scritta su un muro o aprire un blog.
Infine, considerata la nostra assenza, quindi la mancanza di una reale forza di opposizione alle classi dominanti, consideriamo decaduto il seppur minimo interesse che potevamo nutrire verso queste elezioni; non intravediamo sostanziali differenze tra la coalizione della Bernini (chiappa destra) e quella dell’eterno governatore Errani (chiappa sinistra): a prescindere da chi vincerà, il “gluteo istituzionale” sarà univocamente impegnato a sfornare la stessa merda, cioè nessuno dei due fermerà i licenziamenti e le delocalizzazioni, tutti e due daranno soldi alle scuole private, tutti e due taglieranno la spesa sociale, tutti e due riserveranno all’opposizione di classe il non richiesto interessamento di DIGOS ed aguzzini vari, nessuno chiuderà i centri di espulsione per migranti e così via.
Contro questa farsa, invitiamo tutti al boicottaggio delle elezioni.

Per garantirci un futuro libero da miseria e oppressione, per difendere l’unica cosa che, come compagni internazionalisti, abbiamo a cuore: i diseredati di tutto il mondo!

PER LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA

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