Risoluzione del Comitato Centrale del Partito Rivoluzionario dei Lavoratori turco (DIP)
La crisi politica che, da un po’ di tempo, sta scuotendo la Turchia, ha subito un’accelerazione e il riscontro immediato sono i pesanti riflessi sulla borsa e soprattutto il fatto che la lira turca è oramai ai minimi storici sul dollaro…
I ministri Muammer Guler, Zafer Caglayan ed Erdogan Bayraktar, rispettivamente Interni, Economia e Ambiente hanno rassegnato le dimissioni perché i loro figli, nel corso della maxi-inchiesta per corruzione, sviluppatasi in contemporanea a Istanbul e Ankara, sono stati arrestati per essere risultati pesantemente coinvolti in grossi episodi di malaffare e sono stati sostituiti, il primo da Efkan Ala, ex sottosegretario del premier e gli altri dai deputati Nihat Zeybekasi e Idris Gulluce.
Sono stati sostituiti anche i ministri della Giustizia, della Famiglia, dei Trasporti e degli Affari europei il cui titolare era quell’Egemen Bagis, personaggio molto noto a livello internazionale.
Il DIP richiama tutti alla necessità immediata di erigere vere e proprie barricate sulla piazza TAKSÝM per contrastare l’enorme crisi che il paese sta vivendo e per mettere a nudo ed estirpare l’immensa corruzione che coinvolge tutto l’esecutivo a iniziare proprio dal primo ministro Tayip Erdogan.
Di seguito viene presentata la risoluzione diffusa dal Partito dei Lavoratori Rivoluzionario (DIP) per la Turchia, risoluzione con la quale il DIP, è al suo esordio su tutto il territorio della Turchia, paese che ricorda in maniera precisa la rivolta popolare della scorsa estate.
“Che il governo, senza nessuna esitazione, rassegni in blocco le sue dimissioni, questo allo scopo di favorire il ricambio dei suoi componenti con dipendenti pubblici e lavoratori!
La Turchia è nel profondo di una crisi politica devastante, è ormai chiaro che il governo dell’AKP sta inesorabilmente affondando nel fango della corruzione, con i suoi membri occupati a svuotare casseforti piene di denaro sporco e stivarli in scatole di scarpe per farli scomparire e queste colpe immense, di un governo solo ed esclusivamente borghese, sono dinnanzi agli occhi di tutti.
Tayyip Erdogan, il primo ministro di questo paese, è il primo e massimo responsabile di tutta questa situazione, ma oramai non può più inventarsi alcun tipo di alchimia per coprire i fatti: per allentare la pressione dell’opinione pubblica ha chiesto ai ministri di Interni, Economia e Ambiente di rassegnare le dimissioni e contemporaneamente ha aperto un nuovo fronte della crisi, ordinando a frange della polizia a lui fedeli di adoperarsi per bloccare una nuova inchiesta che coinvolge le Ferrovie dello Stato turco.
Indipendentemente dalle intenzioni del quadro politico e della trama di corruttela intessuta, alcuni pubblici ministeri, che presumibilmente appartengono alla rete religiosa di Fethullah Gülen, in passato sostenitore dell’AKP di Erdogan ma poi venuto in conflitto, hanno avviato in maniera autonoma indagini sulla corruzione; Erdogan, in questo quadro, ha nominato una nuova commissione fiscale e ha fatto approvare una norma che modifica il funzionamento del sistema giudiziario obbligando i pubblici ministeri a richiedere l’autorizzazione delle autorità amministrative per essere nominati titolari di inchieste di corruzione.
Non è un segreto, inoltre, che i sostenitori di Fethullah Gülen, all’interno del corpo di polizia, abbiano creato una sorta di cricca, ma Erdoğan, con l’aiuto di altre forze di polizia a lui fedeli, ha bloccato l’esecuzione di una serie di mandati di arresto, aggiungendo, a tutto questo, la manovra per trasformare la polizia in un’organizzazione paramilitare illegale, funzionale all’AKP .
Erdogan sta parlando di un complotto alle cui spalle vi è la partecipazione di forze straniere, in realtà un complotto esiste ed esiste anche il coinvolgimento di forze straniere, in particolare dell’imperialismo statunitense, comunque, malgrado questo, il fattore principale che sta dietro alla serie di avvenimenti recenti è la rivolta popolare contro Erdogan, nei mesi di maggio e giugno 2013, rivolta che ha convinto tutti i suoi alleati a rendersi conto che non è più in grado di reggere la stabilità della Turchia e, di conseguenza, ad abbandonarlo uno dopo l’altro.
Per questo motivo, Erdogan non è in grado di contrastare alcun disegno degli Stati Uniti, è, invece, alla ricerca di consenso e dell’aiuto di quelle forze il cui supporto gli ha, sin’ora, garantito il potere; ha, di fatto, chiesto perdono agli USA per i suoi errori del passato e per ricevere aiuti, aiuti che ha chiesto anche al MÜSIAD1 e al re saudita ed Emiro del Qatar.
È ovvio che i lavoratori che sono stati sfruttati dai grandi imprenditori del settore delle costruzioni, costretti a lavorare senza alcun tipo di tutela, nemmeno minima, che muoiono a causa di quelli che sono veri e propri crimini e che in maniera colpevole vengono chiamati “incidenti”, le cui condizioni di lavoro sono simili alla schiavitù, che sono pagati una miseria e che vengono gasati ogni qualvolta vanno in piazza per reclamare un proprio dritto, di certo non si muoveranno in soccorso di questo apparato.
Non importa con quanti voti l’AKP ha vinto le precedenti elezioni, è oramai chiaro a tutti che difende gli interessi di una piccola minoranza che sfrutta e opprime il grosso della popolazione.
Questo governo non ha futuro, ma nel caos da lui creato, potrà solo collassare e allora che si dimetta, perché senza l’AKP, nessuno seguirà la sua dottrina.
Il DIP non ha alcuna fiducia nell’ambasciatore degli Stati Uniti che è pesantemente coinvolto, giorno dopo giorno, nelle manovre politiche attualmente in atto in Turchia, non ha alcuna in fiducia in Fethullah Gülen, Kilicdaroglu, Sarigul e Bahceli, emeriti rappresentanti di quella stessa minoranza che succhia il sangue dei lavoratori.
Il DIP ha capito, dopo quanto accaduto questa estate contro quella sorta di colpo di mano che il governo aveva messo in atto sul Parco Gezi per costruire al suo posto un centro commerciale, che Erdoğan e il suo AKP, avevano perso la capacità di coordinare l’offensiva contro la classe operaia e di controllare le reazioni dei lavoratori nell’ambito di una possibile crisi economica, o per risolvere il movimento curdo.
Ecco perché il DIP ha deciso di coordinare i lavoratori e le masse oppresse, per promuovere una lotta che sia in grado di cacciare Erdoğan e tutti i suoi complici e per far questo sta riorganizzando il potenziale generato dalla ribellione popolare partita dagli avvenimenti del parco Gezi, intorno agli interessi della classe operaia e di tutti quanti sono oppressi, il cui numero costituisce la quasi totalità della società.
Contro la guida filo-americana dell’AKP e la possibilità di bloccare il potere dichiaratamente a favore e al servizio degli USA, tutti i dipendenti pubblici e i lavoratori, sono chiamati alla mobilitazione per la realizzazione di questo governo.”.
26 dicembre 2013
Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori Rivoluzionari (DIP) per la Turchia