Sotto l’ombrellone

Di Conte Ubaldo Pollini

Dopo quasi un anno dall’approvazione da parte del Parlamento, finalmente ad ottobre si voterà per via referendaria la conferma della legge costituzionale dell’8 ottobre 2019 per la riduzione del 36.5% del numero dei parlamentari.

Senza dubbio l’evento dell’anno, se non fosse per l’apericena vegano crudista con karaoke che potrebbe rubargli la scena. Il governo Conte-bis finalmente ci farà risparmiare 500 milioni!

Alla fine, davanti ad un risparmio di questa entità, la possibilità di un’oligarchia ancora più ristretta è un rischio che si può correre, per tenerci in tasca 8 € all’anno (che poi è il costo dell’apericena con buffet vegano e karaoke).

Ma con 8 € all’anno si possono fare molte altre cose, si può pagare una pizza, 2 birre medie, 4 colazioni al bar (che poi sono il pasto più importante della giornata), secondo Giuseppina Picierno si fa un quinto della spesa settimanale.

Pensiamo alla potenzialità di 8 € l’anno per 1000 anni, compriamo una macchina quasi, o una bella moto. Se avessi 8 euro per ogni volta che ho criticato il Governo…

Ma lasciando stare tutte queste belle cose, analizziamo il problema, non da un punto di vista economico che poco conta, oggettivamente, per il risparmio annuale appunto di 500 milioni (8 € a testa), che nella spesa pubblica non sono proprio nulla.

Si discorre, anche troppo spesso credo, da una parte della inutilità del voto, delle volte è preferibile andare al mare se è una bella giornata (tra l’altro, c’è un bagno a Zadina che fa 25 € lettino e ombrellone tutto il giorno, meno gli 8 € che risparmiamo dal parlamento fa 17 €, in fondo lascio il numero per prenotare, se dite che siete amici miei vi fanno un altro scontone), perché tanto sono tutti uguali, e andando a stringere non è mai cambiato niente, e si stava meglio quando si stava peggio.

Un’altra cosa della quale si discute anche troppo, è la dispersione del voto: perché votare i partitini del 2%? Tanto vale votarne uno grosso, che è sempre uguale, e alla fine non cambierà niente. Conosco delle persone, nell’ambiente delle apericene crudiste con karaoke, che se gli dai 8 €, ti votano…

La rappresentanza in parlamento è, da sempre, un indice di democrazia (borghese, ça va sans dire), e abbiamo studiato tutti, o almeno molti, e qualcuno se lo ricorda anche, di quel periodo dal ’22 al ’45 dove non era possibile eleggere dei rappresentanti ideologicamente affini a noi che sedessero in parlamento.

Le democrazie più democratiche utilizzano un sistema che è detto “proporzionale puro”, ossia il rapporto diretto tra i posti eleggibili e la percentuale da raggiungere (ad esempio, se i deputati eleggibili fossero 100, un organizzazione che ottiene l’1% dei voti eleggerebbe un rappresentante, se invece prendesse il 5% eleggerebbe 5 rappresentanti e così via…).

Altre forme di democrazia, sempre borghese, invece erigono un muro da scavalcare, la cosiddetta “soglia di sbarramento”, che già dal nome si capisce che serve per arginare la democraticità della contesa elettorale. Chi resta sotto la soglia di sbarramento non elegge rappresentanti. Si capisce che con uno sbarramento al 5% come nel 2018 si ignorano diversi milioni di votanti.

Un’ulteriore forma di democrazia, che ora va per la maggiore, è la democrazia dei numeri.

Da ormai 10 anni siamo tempestati da cifre, statistiche, slogan che a fatica possiamo comprendere. Un bambino può confermare che 500 milioni all’anno sono tanti, e che è giusto non sperperare il denaro pubblico, ma i bambini sono subdoli, e sanno molto bene che con 8€ si comprano almeno 2 gelati a 3 gusti…

Il risparmio delle spese inutili potrebbe anche essere condivisibile e ci sono (e ci sono stati in passato) moltissimi esempi di come queste spese siano state malgestite o addirittura ingenti somme quasi buttate via in progetti ridicoli, ma ora stiamo prendendo una strada che è molto diversa e pericolosa.

Questo governo, e il M5S da sempre, contrappongono la rappresentanza parlamentare, ai soldi che questa costa. E lo fa con una proposta semplicissima, un referendum per abolire il parlamentarismo, poco per volta. Fingendo una lotta ai privilegi della kasta, hanno trovato l’equilibrio perfetto per dare l’illusione di cambiare le cose lasciandole un po’ peggio di come sono sempre state. Un parlamento ristretto, composto di personaggi strapagati che però costa meno di prima. Senza nemmeno prendere in considerazione la possibilità di ridurre i costi aumentandone la dimensione, ad esempio con un salario netto di 1500 € al mese ognuno. D’altra parte, come disse Arcangelo Sannicandro, deputato di SEL: “Noi non siamo mica lavoratori metalmeccanici”.

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