QUANDO LA STORIA NON INSEGNA

La storia delle liste di proscrizione comincia da lontano. Nell’anno  82 a.C.  Lucio Cornelio Silla intraprese una seconda marcia su Roma (eh sì, pure lui!) e, dopo la conquista della città e la nomina a dictator plenipotenziario, fece affiggere gli elenchi dei senatori e dei cavalieri fedeli al suo acerrimo nemico, Gaio Mario. Essi vennero proclamati hostes publici e potevano essere uccisi da chiunque senza tema di processo.  Sono passati quindi 2101 anni senza che ne sentissimo più parlare. Nemmeno il Duce scelse questa strada: la censura fu applicata a tutto e a tutti e chi non si adeguò sappiamo bene quale destino ebbe.

La storia però si ripete ugualmente grazie ad una signora friulana di 56 anni  che, ironia della sorte, è pure laureata in Scienze politiche ed economiche.  Si chiama Anna Cisint ed è, dal 2016, sindaco in quota Lega di Monfalcone, cittadina friulana finora nota soprattutto ai fan di Elisa.  Stanca di questa scarsa visibilità, la signora ha pensato bene di assurgere, in un modo tutto suo, agli onori della cronaca. Tutto comincia con il suo commento su Facebook  ad un articolo di Nicola Porro, quello di Virus e Matrix, in cui il blogger sostiene che la scuola pubblica, secondo alcune testimonianze raccolte, sarebbe egemonizzata dalla sinistra. Il sindaco Cisint non si fa sfuggire questa ghiotta occasione  e commenta  scrivendo di aver ricevuto, pure lei, molte segnalazioni in merito di ragazz* delle superiori  e che valuterà se far partire da settembre un servizio di “ascolto riservato”. Poi chiarisce, in altro post,  seguito agli interventi di Selvaggia Lucarelli ed altri, che lei vuole  “solo” sapere attraverso il Garante per l’Infanzia e l’ Adolescenza, quali sono i prof che in classe criticano i suoi provvedimenti. Quindi il Garante, autorità super partes, dovrebbe fornire al sindaco i nomi dei docenti che non approvano la sua linea e i/le ragazzi/e delle superiori  (che sinceramente fatico ad immaginare “impauriti” nel contestare i prof) dovrebbero dunque diventare “spie” affinché il sindaco possa venire a conoscenza di chi non condivide il suo operato. Delazioni, pressioni, liste di nomi: tutto questo ha un sapore antico, ma non quello ormai dimenticato delle proscrizioni sillane, ma piuttosto il gusto rancido e stantio delle feroci intimidazioni dell’uomo di Predappio.  D’altro canto, questa linea sembra essere molto apprezzato anche nel partito della Cisint visto che già il suo Capitano si era rallegrato del fatto che “sempre meno prof fanno politica a scuola (senza però spiegare come si può insegnare senza fare “politica”, ma qui si aprirebbe un dibattito su un  termine che lui intende come semplice propaganda). E gli fa eco dell’ignobile palco di Cervia il governatore del Friuli Fedriga che tiene a precisare che “la sinistra deve capire che è finita  la sua dittatura, scuola compresa”.  Ci sarebbe da ridere se non facesse piangere  veder calpestare l’ art. 33 della Costituzione che recita “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, il che significa che “il carattere di libertà individuale della libertà di insegnamento garantisce la neutralità del servizio pubblico dell’istruzione in quanto ciascun insegnante può insegnare ciò che ritiene corretto e dalla pluralità di voci emerge la neutralità dell’insegnamento pubblico” (cit. C. Marzuoli). Libertà quindi, non asservimento. Ma la parola libertà sembra fare paura a questi oscuri personaggi che, con una linea nera ben precisa,  ci stanno conducendo sull’ orlo dell’ abisso. E’ compito nostro vigilare perché c’è politica in ogni azione e noi sappiamo bene quale strada percorrere: quella della resistenza e quella del cambiamento rivoluzionario. E, con i tempi che corrono, non è vuota retorica.

Nikita

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