Metasalute o metà salute?

di Masaniello

Dal 25-11-2016, grazie al rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, ogni lavoratore di questa categoria è iscritto in modo coatto al fondo di sanità integrativa Metasalute. Sì, leggete bene, iscritto obbligatoriamente.

Invece di parlare di meno ore lavorative, di ritmi di lavoro meno stressanti, di sicurezza e migliori condizioni negli stabilimenti il contratto di categoria parla di sanità integrativa e ci elargisce, bontà sua, 13 euro mensili per un totale di 156 annui per beneficiare di piccoli privilegi per sé e per la propria famiglia, privilegi per modo di dire, dato che le prestazioni coperte sono già garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e per tutti, e sono anche rimborsabili.

Fim, fiom e uilm barattano il salario accessorio spacciando per una conquista quello che già è nostro.

È qui che inizia la parabola discendente della fiom. La fiom infatti si rifiuta di firmare ben due contratti nazionali, quello del 2011 e quello del 2013, demonizzando il fondo Metasalute, che vedeva l’iscrizione a discrezione del lavoratore; invece nel 2016 accetta e rilancia l’iscrizione obbligatoria.

316 milioni all’anno: questa è la cifra per l’iscrizione obbligatoria a Metasalute, pari a 156 euro annui a lavoratore, una fetta consistente di salario, visto che l’aumento del 2017 è di miseri €1,77 lordi mensili. Per ognuno di noi metalmeccanici questi 156 euro all’anno finiranno in mani private, indipendentemente dall’adesione o meno dei lavoratori che guardano giustamente con diffidenza alla sanità privata.

Metasalute è un affare per tutti: per le aziende che hanno una decontribuzione e una detrazione pari alla metà se quei soldi fossero salario “vivo”, per i privati che lucrano sulle malattie dei lavoratori, per lo Stato che ha un’ulteriore scusa, come se ce ne fosse bisogno, per smantellare il servizio sanitario nazionale e abituare i lavoratori alla sanità privata a pagamento, prelevata direttamente dalle loro tasche.

Metasalute improvvisamente conta di 1.200.000 di iscritti, non dispone di una sede fisica se non a Roma ed ogni servizio, da una prenotazione a un rimborso, deve essere richiesto online.  Il disservizio è garantito: chi non dispone di un PC o di una connessione Internet non saprà neanche come chiedere il rimborso.

Per risparmiare qualche briciola e andare nei loro studi medici convenzionati siamo disposti a barattare il nostro futuro? La nostra sanità pubblica?

Non aderire a Metasalute è una scelta di garanzia per la nostra salute e per il nostro futuro, che già prevede pensioni da fame, e per molti di noi malattie professionali acute e croniche. Figuriamoci se abbiamo i soldi per pagare la sanità privata.

 I padroni e Metasalute ci tolgono metà salute sul posto di lavoro e l’altra metà nelle strutture private.

La salute non è una meta ma un diritto di tutti e non può diventare merce di scambio nelle trattative contrattuali!

Occorre smascherare e rigettare la spinta verso la trasformazione del salario accessorio in beni di consumo, buoni spesa, convenzioni sanitarie, buoni benzina… vogliamo il salario che ci spetta, non l’elemosina dei padroni (per loro esentasse!).

Non possiamo non denunciare ancora una volta l’inadeguatezza delle burocrazie sindacali, che non fanno altro che regalie ai padroni. O si sta con i lavoratori o con chi li sfrutta, e la parabola della Fiom è rivelatrice.

Allora non possiamo fare altro che combattere con tutte le forze queste politiche a danno di lavoratori, giovani e sfruttati, ben coscienti che tocca a noi lavoratori difendere i nostri interessi e non delegare la lotta ad un sindacato che per noi ha smesso di lottare.

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