Vorrei sapere se…pensieri a margine dell’accoltellamento a Rimini dell’immigrato nigeriano

di Baffo Rosso

Vorrei sapere se, a Rimini e non solo in questa città di provincia piccola piccola, esista ancora qualcuno/a, a margine del massacro dell’immigrato nigeriano a Rimini (del quale non si conosce il nome) che abbia ancora il coraggio di pensare “bisogna sparare ai barconi”,”questi negri li brucerei tutti nel fuoco”, “calci nel sedere e via andare altrochè in giro con il cellulare” ed altre affermazioni del genere.

Mi piacerebbe sapere se ancora qualcuno/a ha ancora voglia di massacrare tutti gli immigrati solo perchè “rubano il lavoro” agli italiani. Tutte domande retoriche…..e non è qui che mi voglio fermare…

Certi “scuri” soggetti consapevolmente ed inconsapevolmente grideranno sempre “Prima gli italiani”…fermiamoci a ragionare quindi se effettivamente la “solidarietà” o la “conoscenza” o la “sensibilizzazione” siano stati utili o percorsi fini a se stessi o se è NECESSARIO affrontare (un vero percorso di costruzione) in maniera radicale il problema. Sono convinto che sia necessaria una riflessione.

Ma alla luce delle barbarie di giorni fa, che non è la prima nè sarà l’ultima, mi chiedo se ancora le istituzioni siano credibili, quando da un lato promuovono manifestazioni “anti qualcosa” se poi i restanti 364 fanno o non fanno di tutto per evitare/peggiorare ed inasprire gli animi e le condizioni di vita di questa società.

Mi chiedo ancora se sia più ipocrita la chiesa con le sue mense o uno Stato, ed i suoi padroni finanziatori, che da un lato gridano all’accoglienza o “facciamo il possibile per” o “affrontiamo il problema come possiamo” senza autocritica, senza mettere loro stessi sul banco degli imputati.

Da un lato questo sistema criminale fa soffrire chi di lavoro sopravvive e chi scappa o semplicemente si sposta nel mondo anch’esso per sopravvivere.

Per cortesia: smettiamo di piangere o di gridare forte un “anti qualcosa”, perché non è di quello che ha bisogno questa società. Forse il “nostro” animo dotato di un substrato inevitabilmente “cattolico” ha bisogno di “solidarizzare” e di piangere…Lavandosi di dosso il pietismo, forse da domani, potremo affrontare materialmente il problema. Che non è il razzismo. Il razzismo è un sottoprodotto.

Parliamo del sistema economico che governa questa società, capace di mettere in conflitto chi subisce per primo le barbarie che esso produce. Parliamo del capitalismo. Oggi il mio pensiero va certamente solo al ragazzo immigrato, ma da domani costruire per abbattere questo ordine-massacro sociale è la necessità, che ci farà cancellare dalla faccia della terra chi genera questo massacro e chi lucra da queste contraddizioni, ovvero i capitalisti e i partiti xenofobi-populisti.

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