Partito e libertà individuale

fe115-553926_272781599495357_428719334_nLa libertà individuale non esiste. E’ un’invenzione ideologica utilizzata dalla borghesia per ingannare le masse.
Quando hai sete e bevi un bicchiere di birra, hai la sensazione di essere libero. In realtà non sei tu a creare il desiderio di bere: esso nasce dal bisogno. Bisogno corporeo di cui la tua mente prende coscienza. Dunque la libertà massima che un animale possa avere, è nella coscienza della necessità.
Conosci il tuo bisogno di bere e lo soddisfi consapevolmente. Questo ti dà un senso di libertà.
In politica è la stessa cosa, soltanto che il bisogno da soddisfare è sociale, collettivo, di classe, non più individuale.
La libertà della classe operaia passa per la comprensione della sua necessità storica, ovvero quella di liberarsi dal capitalismo e di costruire una società socialista. La comprensione di questa necessità, per la classe operaia, passa per forza per la costruzione della cassaforte che protegga i risultati di secoli di esperienze, ovvero di lotte sanguinose, dagli assalti degli ideologi al servizio dei padroni. Questa cassaforte è il Partito. Il cuore del Partito è il programma, che è una visione comune dei fatti e un metodo di azione comune. Il programma è come una cassetta degli attrezzi, senza i quali ogni operaio dovrebbe arrangiarsi alla meno peggio.
Aderire ad un Partito rivoluzionario significa accettarne la disciplina, dunque rinunciare ad una parte di quella che percepiamo come “nostra libertà individuale”, al fine di arrivare, come classe, alla coscienza della propria necessità storica, e di soddisfarla.
La disciplina di un Partito Rivoluzionario deve essere ferrea perché i compiti che si prefigge sono enormi ed i suoi nemici terribilmente disciplinati. Pensa solo ad un qualsiasi corpo armato dello Stato borghese. Come mai si organizzano gerarchicamente? Per essere efficienti nel reprimere e schiacciare gli operai e ogni loro aspirazione di libertà. Stessa cosa fanno i fascisti.
I rivoluzionari invece devono essere disciplinati per far arrivare alla classe operaia parole d’ordine chiare e incisive: come un solo coro.
Devono essere disciplinati per potersi muovere come un solo corpo, per ritirarsi ordinatamente quando necessario, accumulare le forze con pazienza e avanzare a tempo debito.
C’è però una grande differenza tra la disciplina dei rivoluzionari e quella dei reazionari: la nostra passa attraverso il coinvolgimento delle truppe e non sul terrore: noi eleggiamo i nostri capi attraverso dei congressi, e discutiamo sempre insieme delle scelte. Terminata la discussione però, quando si passa all’azione, si agisce insieme, e non ognuno secondo la propria “libertà individuale”. I club di filosofi metropolitani li lasciamo ad altri. A noi interessa porre fine a quel rumore che ti sfonda i timpani tutti i giorni e quei soprusi che sei costretto a sopportare per campare.

Nicola de Prisco

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Una risposta

  1. lerec ha detto:

    Un conto è la disciplina un altro il socialismo da caserma.
    La discplina in un Partito rivoluzionario è la disciplina al suo programma non ad uno stile di vita.

    Vi consiglio di leggere Peret e Munis

    Bisogna aborrire come la peste coloro che pongono la società al disopra dell’individuo. (Karl Marx) citato in F.O.R. Peret Munis- Per un secondo manifesto comunista. Un testo chiave di opposizione al pablismo e alla degenerazione staliniana. Peret costruì il trotskismo in Francia e Brasile; Munis fu l’unico con una chiara posizione nella guerra di Spagna al pari della Colonna Lenin. Munis capì prima di altri la degenerazione della IV e uscì con il settore migliore, non a caso Natalia Sedova aderì a quelle posizioni.

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