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Sindacato: se è unico deve essere di classe

Di Falaghiste

L’altro giorno Renzi ha detto che ci vuole un sindacato unico provocando una forte reazione nel mondo sindacale.

Giustamente, a partire da Susanna Camuso (leader della CGIL) fino a comprendere tutto il mondo sindacale (confederale e non) lo hanno accusato di avere una visione come minimo antidemocratica del ruolo dei sindacati.

E questo è vero.

Renzi vorrebbe il sindacato come una specie di agenzia nazionale di controllo e gestione del lavoro capace di reprimere sul nascere il conflitto ed emarginare qualsiasi opposizione. Concretamente: un esercito di guardiani al servizio dei padroni capillarmente attivo in ogni sito produttivo del paese.

Comunque, il presidente del consiglio questa idea l’aveva già esternata, sebbene non pubblicamente, nel corso di quella pantomima di consultazione con i vertici dei sindacati confederali, avvenuta dopo l’annuncio del Jobs Act.

La Camusso per conto della CGIL aveva rifiutato sdegnosamente “l’offerta indecente”; mentre CISL e UIL naturalmente, essendo già di fatto sindacati padronali, si erano dimostrati interessati.

E fino a qui tutto nel limite dell’ordinaria indecenza.

Però se andiamo a ben vedere nel concreto, i vertici Confederali, compresa quindi la CGIL, una qualche unità la stanno già realizzando da un pezzo, anche se non lo dicono.

A conferma, basta vedere cosa hanno fatto contro il Jobs Act (nulla, escluso un penoso sciopero generale di circostanza) e cosa stanno facendo per frammentare, sfiancare e dividere il grande movimento contro la “buona scuola”.

Insomma, la levata di scudi della Camusso, è stata più un’affermazione di autonomia della CGIL dalle interferenze del Governo che una opposizione di merito alla proposta di Renzi.

Cioè, ha detto la Camusso: “Se facciamo il sindacato unico lo decidiamo noi, con i nostri tempi e con le modalità che ci pare”.

Tuttavia, la questione dell’unità sindacale è centrale, ma da un punto di vista opposto a quello di Renzi e a quello della burocrazia sindacale.

Se crediamo che sia indispensabile l’unità delle classi lavoratrici per ricostruire su solide basi un’opposizione di massa al massacro sociale in atto, un sindacato unitario che superi l’attuale frammentazione di categoria, contrattuale, retributiva e di rappresentanza è un obbiettivo strategico da perseguire senza tentennamenti.

Un sindacato di classe dove a decidere siano i lavoratori attraverso processi decisionali autenticamente democratici.

Una vera rappresentanza unitaria delle classi lavoratrici può esistere solo se è di classe.

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