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Una pillola amara: i rapporti patologici tra stato borghese e industria farmaceutica

Di Marla Taz

La biofarmaceutica ASTRAZENECA è una multinazionale che si occupa di ricerca, sviluppo e produzione di “farmaci etici” cioè utilizzabili solo su prescrizione medica. È una fusione anglo-svedese con 23 siti produttivi nel mondo, presente in più di 100 paesi. In Italia, la suddetta multinazionale ha acquisito la SIMESA, azienda che cedette 91 lavoratori ad ASTRAZENECA la quale poi usufruì del meccanismo “cessione dei rami d’azienda” alla MARVECS, fallita nel 2011, per mascherare un licenziamento collettivo e per cui, insieme ai manager di PFIZER, subì l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta (1).

Era il passato, ora Renzi con il suo Jobs Act ha provveduto ad agevolare le aziende legalizzando il licenziamento collettivo.

ASTRAZENECA ha al suo attivo parecchi contenziosi tra cui promozione illegale di un farmaco con caratteristiche non provate (2), evasione fiscale (3) e molestie sessuali da parte di alcuni dirigenti (4), conflitto di interessi nell’assegnazione di un premio Nobel su vaccini di cui l’azienda era produttrice (5), evasione fiscale tramite transfer pricing (trasferimento di denaro in paesi con regimi fiscali favorevoli) (3), e il caso NEXIUM (esomeprazolo), farmaco gastrico prodotto da ASTRAZENECA (2).

La produzione di questo farmaco è controversa ed è stata attaccata su più fronti: dal punto di vista scientifico, l’ex redattore capo del New England Journal of Medicine ha accusato i tecnici della multinazionale di aver falsificato la ricerca sull’efficienza del farmaco, attribuendogli una copertura più lunga non comprovata e mettendolo sul mercato proprio alla scadenza del brevetto del vecchio omeprazolo, generando notevoli profitti a danno dei sistemi sanitari nazionali. La multinazionale è inoltre accusata di pubblicizzare il farmaco attraverso compensi ai medici, causando al sistema sanitario tedesco 139,50 milioni di dollari di spesa in più rispetto all’omeprazolo libero da brevetto(3).

Ma torniamo al caso Nexium. ASTRAZENECA e SIMESA (azienda italiana assorbita da ASTRAZENECA), con l’approvazione del Ministero della Salute, producono e vendono al Servizio Sanitario Nazionale due farmaci esattamente uguali, concorrenti fra loro, partecipando alle gare di evidenza pubblica indette dalle AA.SS.LL. e aziende ospedaliere e sbaragliando così la concorrenza, senza effettuare nessuna riduzione di prezzo e dopo aver abbattuto invece i costi di produzione licenziando 15.000 lavoratori informatori scientifici in 5 anni facendo ricorso a cassa integrazione e mobilità insieme a PFIZER, SANOFI-AVENTIS, NOVARTIS, SIGMA-TAU, operando i famosi licenziamenti collettivi di cui sopra.

Se consideriamo che l’esomeprazolo nel 2011 era un farmaco di fascia A, a carico del sistema sanitario nazionale, e che l’abbattimento dei costi di produzione è stato scaricato sulla spesa pubblica, possiamo solo immaginare quanti profitti abbia realizzato ASTRAZENECA (nel 2011, anno brillante, ha chiuso con un fatturato di 33 miliardi di dollari (6)) e quanto denaro pubblico è andato perduto a favore delle multinazionali del farmaco.

Sì, perché non è finita. Non sono bastati gli aiuti del Ministero della Sanità, che ha approvato la produzione di farmaci esattamente uguali allo stesso prezzo, parificando il costo del farmaco generico e di quello di marca (1 euro di differenza ticket). Dopo l’abbattimento dei costi di produzione grazie alla c.i.g , nel marzo nel 2011 una sentenza del tribunale di Trento ha bloccato la pubblicizzazione, produzione e commercializzazione dell’esomeprazolo generico (7): in ultima analisi questo farmaco non è più ricettabile e i costi di tutto questo vengono scaricati ancora una volta sulle nostre tasche con l’aumento del prezzo del farmaco a carico dei pazienti, la cassa integrazione e mobilità i cui costi vengono spalmati su quell’unica parte di società con reddito dichiarato, cioè i lavoratori dipendenti. Senza considerare l’aumento della disoccupazione ulteriormente favorita dalla liberalizzazione dei licenziamenti collettivi voluta nel Jobs Act di Renzi.

Queste multinazionali fanno il buono e il cattivo tempo, decidono della nostra vita e quindi anche della nostra morte, decidono il prezzo dei farmaci e quanto devono pagare i pazienti in nome del loro profitto solo perché gli viene concesso dallo Stato borghese le cui leggi non sono uguali per tutti e i cui obiettivi reali sono sotto gli occhi di tutti: la privatizzazione del sistema pubblico e il conseguente aumento dei profitti di multinazionali, di grandi imprese, banche e finanziarie, cioè della borghesia, dei ricchi a discapito dei poveri.

Lo Stato ha tentato per molto tempo, tramite i vari governi che si sono susseguiti, di centrodestra e centrosinistra, di farci credere che i sacrifici erano necessari in nome di un debito pubblico che, ora lo sappiamo, non potrà essere pagato nemmeno fra mille anni (in 30 anni di tagli alla spesa pubblica è aumentato vorticosamente e non diminuito). La storia insegna che qualsiasi tentativo di riforma si è dimostrato fallimentare, quando non addirittura peggiore del male stesso.

Nel caso di ASTRAZENECA, per esempio, qualcuno tentò la strada dell’iniziativa parlamentare, nella figura del senatore GIAMBRONE(8) dell’I.D.V che nel 2011 chiedeva al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri del Lavoro e delle Politiche sociali e della Salute

A) se fossero a conoscenza del fatto che ASTRAZENECA e SIMESA (sostanzialmente la stessa azienda) vendessero lo stesso farmaco con nomi diversi, allo stesso prezzo e avessero abbattuto i costi di produzione licenziando in massa i lavoratori e ricorrendo a c.i.g a danni dello stato e senza sconti sul farmaco. (La domanda è apparentemente inutile, l’esomeprazolo prodotto da SIMESA aveva l’approvazione del Ministero della Salute, ma nelle burocrazia statale è noto che la mano destra non sa cosa fa la sinistra).

B) se fosse possibile impedire un esborso indebito da parte del SSN ed eventualmente recuperare le somme indebitamente percepite dalle aziende che ne hanno profittato (le riforme successive hanno evitato, forse, un esborso da parte del SSN ma hanno recuperato le somme indebitamente percepite dalla multinazionale aumentando il prezzo del farmaco a carico del paziente)

C) se fosse possibile evitare che le aziende farmaceutiche di cui in premessa utilizzino impropriamente e strumentalmente le norme relative agli ammortizzatori sociali ponendo in essere di fatto dei veri e propri licenziamenti collettivi (problema risolto come già detto, dal Jobs Act, che liberalizza i licenziamenti collettivi e riduce gli ammortizzatori sociali)

D) se fosse possibile impedire che ad una azienda venga concesso con AIC di poter commercializzare farmaci perfettamente identici con nomi commerciali diversi. (Chiedere questo allo stesso ministero che ha concesso l’approvazione alla vendita è come chiedere al lupo di diventare vegano).

Come possiamo constatare, la via del riformismo è palesemente fallimentare: non si può continuare ad accettare che il profitto di una minoranza sia determinante per la vita della maggioranza della società. È necessario fermare la devastante privatizzazione in atto, nazionalizzare le industrie in crisi che licenziano sotto il controllo dei lavoratori e senza indennizzo, ivi comprese le aziende farmaceutiche che si occupano anche della ricerca scientifica, troppe volte manipolata ed indirizzata verso la malattia, la patologia o la pandemia che arreca loro maggiore business e non certo finalizzata alla salute pubblica.

Solo la scienza in quanto tale, obiettiva, laica e libera da qualsiasi interesse economico può definire le necessità reali di una società ed orientare la ricerca e la produzione di farmaci per la collettività, oltre ad essere l’indicatore e promotore dei conseguenti adeguamenti della AA.SS.LL sul territorio e non il contrario come accade oggi, che si legifera sulla salute delle persone in base alle lobby e agli interessi economici di qualche multinazionale. La salute, come la scuola pubblica, è uno dei settori strategici più importanti della società, oggi ridotti all’osso perché privati di ingenti risorse che direttamente o indirettamente sono finite ad ingrassare i privati con la collaborazione dello Stato borghese. Questa politica va ribaltata e l’unica via possibile è l’unificazione sotto controllo pubblico di istruzione e sanità.

La salute non si vende e non si compra.

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Note

(1) “Bancarotta, chiuse indagini per 23, anche manager Pfizer Italia” | Reuters (http://it.reuters.com/article/itEuroRpt/idITL5N0EM2WC20130610)

(2) Markus Grill, Pharmaindustrie: Vorsicht, Pharma – Wie die Industrie Ärzte manipuliert und Patienten täuscht, STERN.DE, 14 agosto 2007. (http://www.stern.de/wirtschaft/news/pharmaindustrie-vorsicht-pharma-wie-die-industrie-aerzte-manipuliert-und-patienten-taeuscht-595277.html)

(3) AstraZeneca agrees to pay £505m to settle UK tax dispute, guardian.co.uk, 23 febbraio 2010. (http://www.theguardian.com/business/2010/feb/23/astrazeneca-tax-uk-pharmaceuticals)

(4) Mark Maremont, 05/20/96 After shocks are rumbling through ASTRA (html), businessweek.com. http://www.businessweek.com/1996/21/b347654.htm

(5) Ombre sul Nobel della Medicina “Premio pilotato” (html), La Stampa.it. http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200812articoli/39381girata.asp

(6) Big Pharma, classifica delle top 50 del 2011. http://www.pharmastar.it//binary_files/allegati/50_top_pharma_28441.pdf

(7) http://farmalegge.blogspot.it/2011/03/esomeprazolo-il-casino-dei-generici-e.html

(8) https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10150469887394194&id=88466229193

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