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Presentazione del libro di Salvatore Ricciardi “Cos’è il carcere” – Rimini 2 aprile


Riceviamo e volentieri pubblichiamo

“Uscito dal carcere dopo tanto tempo, rientrando nella società mi sono accorto di un cambiamento
avvenuto nel linguaggio di quelli che erano diventati, di nuovo, miei concittadini. Il passare del tempo aveva prodotto l’uso di aggettivi forti, superlativi: ‘assolutamente, pazzesco, agghiacciante, spaventoso’, per compensare pensieri e passioni sempre più deboli” (Salvatore Ricciardi “Cos’è il carcere”)
Cos’è il carcere? Difficile dirlo per chi non c’è mai stato; possiamo immaginarlo dalle esperienze raccontate ma anche così non riusciremo mai a capire cosa davvero significhi la privazione della libertà.
Allora forse è meglio cambiare domanda e chiederci “cosa sappiamo del carcere?”: In una parete di una cella di detenzione del castello sforzesco di Ferrara si legge “Quando penso alla mia
sorte, l’esser posto giovane …. de fortuna crudele…”. Scorrono gli anni, cambiano le strutture carcerarie, cambiano i nomi dei detenuti, ma non cambiano le “sorti”.
Il carcere è un luogo di sopraffazione e violenza, un luogo di abusi quotidiani dal quale bisogna far
attenzione a non farsi schiacciare perché “se ne vieni sopraffatto arriva la depressione” e in carcere è sin troppo facile morire suicidi … o suicidati.
È una zona nel nulla spazio temporale, dove perdendo il senso dei giorni si impara cosa veramente sia il tempo e dove, privati della seppur minima possibilità di autogestione, si impara di quante piccole cose sia composta la libertà, e quanto siano meravigliose ed importanti, nella loro infinita piccolezza, tutte quelle minime cose che possono costruire la libertà di un qualcuno, e di una classe “Tu sei sempre lì, entri ed esci dalla cella e preferisci non collegare quelle tue ripetitive mosse a qualcosa di definito. Ripetitive come l’alito della vita e come tutte le carceri, inebriate da intervalli regolari”.
Per la soddisfazione dei tanti “liberi” giustizialisti d’accatto, che sotto la falsa egida della legalità, magari all’indomani di qualche sentenza mediatica, sproloquiano su quanto siano pochi gli anni di carcere affibbiati a qualcuno, in carcere non si trova il sonno facilmente, e quando finalmente ci si riesce, Il risveglio è sempre violento, accompagnato dal metallo urlante delle sbarre, dalle perquisizioni, dalle maledizioni. Ad ogni risveglio brutale non si sente la mancanza delle parole dolci, delle carezze, che fanno parte della vita; solo dopo, solo “fuori” dal carcere, ci si accorgerà di quanto “siamo tutti spilorci di tenerezze”.
Sappiamo che quando se ne esce si sarà per sempre degli “ex”, come se il “fine pena mai” fosse il marchio che tutti accomuna.
Ma soprattutto sappiamo che il carcere è un luogo del tutto inutile, prima ancora che disumano, una
istituzione contro cui combattere tutti con tutte le forze, perché finché una sola galera esisterà nel mondo non potrà esserci nessuna liberazione e la lotta contro il carcere è una componente essenziale della lotta per la conquista della libertà.

Associazione Mariano Ferreyra
Maddalena Robin e Leandro Silvio Evangelista

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