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Fermare l’aggressione di Israele. Via le truppe di occupazione da Gaza. Via lo stato sionista. Per una Palestina libera, laica, socialista.

Più rivoltante ancora del massacro in atto contro i palestinesi, è l’ipocrisia odiosa di chi lo giustifica e il silenzio di chi non si oppone. Magari mascherati da qualche parola preoccupata o richiesta di “pace”.

Non vi sarà mai pace tra uno Stato coloniale e un popolo oppresso. Tra uno Stato fondato sulla cacciata di un popolo e il popolo cacciato. Tra uno Stato basato sull’espropriazione di una terra e chi in quella terra ha diritto a tornare. Tra uno Stato confessionale e i principi più elementari di uguaglianza, laicità e democrazia. Tra uno Stato armato sino ai denti, che si regge su 60 anni di terrore, e una popolazione di profughi nella propria stessa terra, privati di acqua, cibo, medicinali, e persino del diritto a vivere. Chi rivendica la pace tra oppressi e oppressori milita al fianco degli oppressori, al di là di ogni (eventuale) intenzione.

Il sionismo non è l’ebraismo. Si è costruito contro la grande tradizione democratica e socialista dell’ebraismo. Usa l’ebraismo per farne scudo del colonialismo e del razzismo, anti palestinese e anti arabo. Lo Stato sionista d’Israele è nato su queste fondamenta. Per questo non sarà mai “democratico”. Solo la distruzione delle basi giuridiche, confessionali, razziali, militari, di questo Stato abusivo, può liberare la Palestina. Consentire ai palestinesi il ritorno nella propria terra. Restituire agli ebrei quella identità che il sionismo ha loro sequestrato. Solo la distruzione del sionismo può creare pace tra arabi ed ebrei. Una Palestina unita, democratica, laica, socialista rispetterà i diritti della minoranza ebraica. Ma non contro il diritto storico alla autodeterminazione dei palestinesi. Che è pieno e incondizionato.

Non abbiamo nulla a che spartire con le borghesie arabe complici del sionismo. Nè con L’ANP guidata da Abu Mazen, di fatto polizia anti palestinese per conto di Israele, da questi corrotta e foraggiata . Nè con Hamas erede (e oggi in parte orfana) dei Fratelli musulmani, unicamente preoccupata di conservare il proprio regime confessionale reazionario a Gaza. Abbiamo tutto a che spartire col popolo palestinese, con la sua domanda di libertà, con la sua resistenza storica all’oppressione sionista, col suo diritto a selezionare una nuova direzione della propria causa nazionale, autonoma, democratica, socialista.

In queste ore “siamo a Gaza” , al fianco di chi spara sulle truppe di occupazione, di chiunque resista all’invasore. Lo siamo con la nostra bandiera di comunisti e di rivoluzionari, convinti oggi più di ieri, che la lotta per una Palestina libera, laica, socialista, sia inseparabile dalla prospettiva storica di liberazione dell’umanità dal capitalismo, dall’imperialismo, dal colonialismo sionista. E innanzitutto dalla liberazione della nazione araba.

La prospettiva di una Federazione socialista araba è l’unico reale sbocco storico progressivo dell’attuale disgregazione dei vecchi equilibri in Medio Oriente e dei vecchi confini imposti dalla riga e dal compasso del colonialismo un secolo fa. L’alternativa è la continuità e l’espansione della potenza sionista, unita all’espansione del peggiore fondamentalismo islamico integralista.

Per questo la bandiera palestinese e la bandiera della rivoluzione socialista internazionale sono destinate ad incontrarsi. A Gaza, e in tutta la terra araba.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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