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C’è chi ti “chiede” se porti lo “zaino” e chi ti chiede il voto. Quindi: chi voterai alle prossime elezioni?

Di Onide Berni

Si avvicinano le elezioni e sempre più spesso si sente la solita domanda: tu per chi voterai?

Oramai la mia risposta è sempre la stessa: ma tu, fino all’altro giorno, in che paese hai vissuto?

Questo tipo di risposta è ovviamente polemica, perché non sapere per chi votare a pochi giorni dall’apertura dei seggi è un paradosso immenso. Non a caso le misere tattiche politiche dei vari partiti della classe dirigente (PD, PDL ecc…) sono attualmente in fase ascendente in termini di esposizione mediatica: la faccia di Renzi ci disgusta tutti i giorni in TV, l’apatica espressione facciale di Alfano non fa altro che farci rimpiangere il sorriso e le barzellette di Berlusconi, ad oggi “condannato” una volta a settimana a frequentare un centro anziani (come se lui fosse un ragazzino passibile di “rieducazione”).

Tanti plaudono alla “condanna” di Silvio ed alla sua “cacciata” dagli scranni parlamentari: non c’è cosa più stupida e inetta che festeggiare questo avvenimento. I giustizialisti dicono “finalmente”; la sinistra pensa che la persecuzione della magistratura abbia “eliminato” la tossina che ha avvelenato l’Italia. Affermare questo è una pia illusione che genera un’effimera felicità.

Ma questi individui sono davvero così convinti che il male assoluto sia dovuto al vuoto culturale generato dalle televisioni di Berlusconi? Se sono esistite le sue attività (tv, giornali, riviste, gruppi editoriali) è perché qualcuno le ha legittimate e ne ha tratto profitto. E sottolineo la parola profitto. Questi strumenti gli sono serviti solo per ottenere il consenso elettorale, che ha conseguentemente permesso le riforme dei suoi governi.

Ma le vere domande sono altre. Chi ha sdoganato la precarietà? Chi ha cancellato l’equo-canone (l’affitto a costi ridotti per legge)? Chi ha iniziato a privatizzare i beni ed i servizi di prima necessità (acqua, luce, gas, trasporti…)? Chi ha iniziato a finanziare le scuole private, definendolo un diritto di uguaglianza, tagliando contemporaneamente la scuola pubblica? Chi ha cancellato la legge che calmierava i prezzi delle polizze assicurative? Chi ha sdoganato la sussidiarietà, cioè gli interessi privati a spese della collettività? La formula che spesso noi comunisti ripetiamo, cioè che “le peggiori politiche di destra vengono fatte da governi di centro-sinistra”, è una tragica realtà.

Quindi Berlusconi, Mediaset, Mondadori e Maria de Filippi non c’entrano nulla! L’unico potere che governa una società capitalista è il profitto, quindi, gli interessi di banchieri ed industriali.

Non bisogna però farsi ingannare: il grillino medio ed il politico riformista affermano che la colpa della crisi è dei vari gruppi “occulti” del tipo Bilderberg e dei politici disonesti. I comunisti non possono far altro che osteggiare questa visione. Il problema è di natura economica: chi gestiste l’economia, i padroni quindi, non lavorano nell’interesse della maggioranza della popolazione, ma per il proprio tornaconto. In tal senso non esistono “padroni buoni”, non esistono padroni che fanno l’interesse di chi lavora, perché i proprietari dei mezzi di produzione, per definizione, si arricchiscono con il lavoro altrui.

Cosa fare quindi? I lavoratori prendano coscienza del fatto che chi lavora deve difendere i propri interessi, che non sono gli stessi del padrone, ma diametralmente opposti.

I lavoratori non attendano né riforme dai padroni, né la solita elemosina. Come insegna la storia, i padroni concedono “qualcosa” solo se preoccupati di perdere tutto. Non è un caso in questi ultimi anni, in assenza di un movimento operaio e dei lavoratori combattivo, i padroni dettino le politiche ai governanti! Non a caso le grandi conquiste storiche dei lavoratori (le otto ore lavorative ed i diritti sindacali) sono state ottenute dai lavoratori con aspre lotte, picchetti, scioperi ed occupazione delle fabbriche e dei posti di lavoro. Non a caso la fine della stagione delle lotte dei lavoratori e degli studenti negli anni Ottanta ha dato il via a una nuova stagione della reazione … e Berlusconi non era in politica, ma in affari con il partito di Craxi!

Non sono i politici che governano, ma solo chi trae profitto dalla società!

Noi comunisti siamo per una società diversa: il governo a chi lavora e non a chi sfrutta. Non possiamo accontentarci della riduzione dell’orario di lavoro, perché anche lavorare 5-6 ore al giorno non abolirebbe lo sfruttamento, anzi! Il lavoratore continuerebbe ad essere sfruttato più di prima! Deve cambiare l’ordine dei poteri: solo un governo dei lavoratori può garantire questa Rivoluzione!

Non esistono riforme o espedienti elettorali con professori o intellettuali che possano restituire ai lavoratori la dignità: ogni abbellimento della condizione esistente è un tradimento delle ragioni del lavoro, in quanto si mira ad addolcire il velenoso ordine capitalista che governa questa società.

Compagno abbandona le illusioni! Chi deve rappresentarti deve essere un lavoratore non un parolaio, chi deve rivendicare i tuoi interessi deve essere un lavoratore comunista! Senza ambiguità, senza traditori, senza alleanze elettorali, senza liste unitarie. La centralità è nel programma, da cui non si può prescindere, per cui non puoi trovare alleati tra chi sfrutta e chi irride i lavoratori con la precarietà e l’egoismo.

I lavoratori devono serrare i ranghi: solo chi lavora può cacciare l’olezzo egoistico capitalista della classe dirigente.

Quindi, “chi voterai alle prossime elezioni?” Il PD, i suoi alleati o ex alleati?

Il Partito Comunista dei Lavoratori fa i conti con le proprie forze: non cerca scorciatoie elettorali con personalità della “cultura”. Saremo presenti in diversi comuni italiani ma non alle europee. Quindi il voto per il Partito Comunista dei Lavoratori è un voto che serve a dar voce agli interessi dei lavoratori, ma che non cerca l’ingresso nei parlamenti o consigli comunali, in quanto in quelle sedi la politica è già decisa. Il voto al Partito Comunista dei Lavoratori è un voto utile alla costruzione del partito della rivoluzione e che vuole ribaltare l’ordine dei poteri. Come insegnano i vari governi di centro-destra e centro-sinistra, chiunque abbia governato nella società capitalista ha realizzato la politica dei poteri forti (banche ed industriali). Il governo dei lavoratori non passa quindi da un voto.

La dittatura delle banche e degli industriali non si abolisce con le elezioni: la sovranità è di chi detiene il potere economico, una classe di oppressori che non permetterà mai con delle riforme parlamentari di invertire l’ordine dei poteri.

Qualcuno dice che nelle amministrazioni locali il PD ha fatto anche cose buone. Esattamente come quelli che sostengono che “Mussolini ha fatto cose buone per l’ Italia”.

Qui sta la differenza tra il riformista ed il rivoluzionario: il primo vuole solo rendere più dolce un veleno, il secondo vuole cambiare radicalmente la società. Questo processo non prevede delle tappe, come non è possibile addolcire la violenza dei governanti e della loro polizia, che opprime chi rifiuta questa società ed il suo percorso obbligato di disumanità.

“Il coraggio di un rivoluzionario non consiste nell’essere uccisi, ma nel RESISTERE al riso degli stupidi che sono la maggioranza”.

Per questo noi ribadiamo che “solo la Rivoluzione cambia le cose”.

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