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Incredibile !

 Di partigiano stanziale


Incredibile ! Dopo un ventennio di totale silenzio anche da noi si è aperto uno sprazzo di dibattito sulla questione delle sostanze stupefacenti, sospinto dalla liberalizzazione della cannabis (in alcuni stati USA e in Uruguay). Allora sui Tg nazional-populisti si è parlato del business che ne verrebbe, dei posti di lavoro creati, qualora si legalizzasse la cannabis.
Naturalmente subito dopo sono emerse, dal buio delle paure ancestrali, le solite barricate proibizioniste con argomentazioni che, se non si trattasse di una cosa seria, bisognerebbe ricacciarle nelle tenebre con una grassa quanto volgare risata.
Comunque sia, il levar di scudi è servito a scacciare l’argomento dalle prime pagine dei media unificati evitando imbarazzi e polemiche politicamente pericolose per i partiti maggioritari, specialmente per il PD. Il quale, c’è da scommetterci ,si troverebbe dilaniato nel suo elettorato fra favorevoli e contrari alla legalizzazione.
Hanno detto che oggi le sostanza attiva presente nella canapa è cinquanta volte (???) più potente che in passato. Una cazzataquesta che ha del clamoroso perché se così fosse sarebbe impossibile fumarla; sarebbe come dire che uno si potrebbe bere un bicchiere di alcol puro al posto di uno di vino.
Probabilmente, alcune qualità di canapa sono state selezionate per produrre una maggior quantità di infiorescenze e aumentare la resa per ogni pianta, ma la concentrazione della sostanza psicotropa è più meno la stessa, oltre che variare a seconda delle qualità. Comunque sia, alla fine si tratterebbe di utilizzarla  in dosi minori; avvertenza di semplice buon senso, che riguarda tutto ciò che immettiamo nel nostro corpo, a partire dall’alcol, dal caffè, dal tabacco e dai medicinali in genere, i quali se assunti senza criterio sono ben più pericolosi della canapa.
Ma si sa, quando l’ideologia si accoppia con la malafede, la stupidità regna sovrana e la ragione non conta. Ma contano i biechi interessi  di quei politicanti e pennivendoli di regime che si ergono a custodi della pubblica morale approfittandosi dell’atavica creduloneria in materia di una parte consistente di cittadini .
Per cui la lotta per l’abolizione della legge vigente sull’uso delle sostanze cosidette  stupefacenti (Fini-Giovanardi) è una lotta politica e come tale va considerata.
Una lotta per le libertà civili , per sottrarre allo Stato il diritto di dettar legge sulle abitudini dei singoli sulla base di una morale che non può esistere nella realtà ma nell’ideale astratto di una minoranza di bigotti conservatori.
Ma non solo questo, la falsa coscienza è soltanto una giustificazione per nascondere le vere ragioni del proibizionismo: gli interessi economici del commercio clandestino delle sostanze proibite, che si concretizza nell’alleanza fra lo Stato dei capitalisti, industriali e banchieri, e l’imprenditoria clandestina criminale.
Distruggere il capitale investito nel mercato delle sostanze proibite e di conseguenza il reinvestimento dei profitti in attività legali, è una lotta di valore anticapitalista.
In questi senso occorre sconfiggere la tentazione che la lotta antiproibizionista riguardi soltanto la legalizzazione mercantile delle sostanze proibite e qui occorre distinguere fra le varie sostanze: naturali o derivate, chimiche, leggermente o fortemente alteranti, che producono o no dipendenza.
Per i derivati della canapa la proposta deve essere quella della liberalizzazione del consumo ma ponendo un certo limite alla coltivazione; per impedire che diventi un affare per il capitale, anche in regime di monopolio di stato.
Per le sostanze pesanti al contrario (quelle che producono dipendenza) è necessaria la depenalizzazione del consumo e il controllo pubblico su produzione-distribuzione insieme al potenziamento delle strutture di assistenza e procedure di recupero e riabilitazione sul territorio. Dove per controllo pubblico si intende l’autogestione fra operatori professionisti ed ex consumatori, con l’assoluta esclusione delle autorità politiche e di pubblica sicurezza. Naturalmente le risorse economiche necessarie devono essere esclusivamente  a carico dello Stato e gratuite per gli utenti. 
Tutta la filosofia sulla questione delle sostanze che volontariamente ogni individuo introduce nel proprio corpo (siano nutritive, terapeutiche o ludiche. Ma dov’è la differenza?)  deve cambiare radicalmente a partire dall’idea della libertà coniugata alla coscienza delle proprie responsabilità sociali, che non può essere imposta ma solo autoformata.
Occorre infine essere pienamente coscienti che nelle nostra società, dove un sempre maggiore numero di individui viene escluso dalla piena cittadinanza per ragioni economiche, la via di fuga individuale dalla disperazione e dalla mancanza di ogni punto di riferimento solidale, continuerà a rappresentare un rischio concreto per molti individui. Tuttavia l’abolizione del proibizionismo, in qualsiasi forma sarà realizzata, sarà certamente un passo in avanti verso il progresso sociale.

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