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SULL’INGOVERNABILITÀ DELL’ITALIA, L’INETTITUDINE DELLA CLASSE DIRIGENTE ED ALCUNI SPUNTI PER LA CLASSE LAVORATRICE CONFUSA, SENZA VERI PUNTI DI RIFERIMENTO.

Di-leo
Imprenditori e intellettuali di “sinistra” fanno appello alla governabilità del paese: alcuni perché sostengono che la “patria” debba assolvere agli impegni presi con l’europa (fiscal compact e MES), altri per far fronte agli impegni di politica estera evitando le “figuracce” (vedi caso marò), altri ancora per portare a termine la propria agenda utile a rendere “umani” e meno privilegiati i politici.
Tanti invece sono spaesati : cosa succede ? non c’è il governo ? e cosa si fa ?
A nostro parere lo stallo governativo in cui si trova il paese è figlio dell’indirizzo politico che si è andato maturando nell’ultimo ventennio.
Ormai in tanti sono convinti che l’unico sistema economico possibile sia quello vigente: il capitalismo. Altrettanti sono convinti oltremodo, che governare uno Stato sia possibile solo svilendo e svendendo il diritto di voto del popolo.
Quindi qual e’ il vero primo partito italiano? E’ quello dell’indifferenza, del non voto. Chi fa qualcosa per questo partito?
Le menti benpensanti diranno: “il voto è un diritto-DOVERE” e chi lo esercita decide per tutti. Allora bisognerà parlare non di democrazia o di elezioni, ma di forza della maggioranza“parlamentocratica”. Perché non essere d’accordo con questa valutazione? Perché negare che la “democrazia” parlamentare non garantisce nemmeno una parvenza di rappresentanza ad ampie percentuali della popolazione, in particolare dei lavoratori e di chi è ai margini della vita economica?
Il bipolarismo ed il sistema maggioritario sono quanto di più truffaldino potesse essere partorito dalle menti perverse della politica: la maggioranza dei “paesi civili” sono governati con questa modalità. In Italia il PDL nel 2008 ottenne una “larga” maggioranza con il 47% dei voti (con l’80% affluenza alle urne) permettendosi di governare il paese in modo scellerato: anche in questo caso “la maggioranza” era formata dal 37 % dell’elettorato assoluto: quindi un’ effettiva minoranza ha governato a suo piacimento il restante 63%.
Dov’è l’inganno?
La truffa sta nel fatto che B. ha capito prima di tutti (agendo di conseguenza) un principio: se non sei in TV non esisti. Non esistono webTv che tengano. I grillini, non per primi però, cercano di persuadere la popolazione a non guardare la tv perché “ in tv si dicono solo bugie”. Anche il sistema grillino di gestione della politica dal “basso” è ampiamente fallimentare: su 8.784.499 di voti , pur risultando il secondo partito (e non il primo come va millantando Grillo), in soli 20.252 iscritti al movimento hanno votato le “parlamentarie” (di condominio, verrebbe da dire) esprimendo fino a 3 preferenze ciascuno.
Nessuno può smentire il fatto che tutti i media non abbiano in alcun modo rispettato la par condicio: il Partito Comunista dei Lavoratori è stato presente sui media nazionali attorno allo 0,5%, nei network radiofonici nazionali per lo 0,0%… Ovviamente Agcom ha multato i media per migliaia di euro…che verseranno non nelle casse del partito ( come “indennizzo” di un diritto non riconosciuto), ma direttamente allo stato: quindi probabilmente anche la tv pubblica, con i soldi dei contribuenti, verserà delle multe per non aver rispettato le regole. Si può non essere politicamente d’accordo con il nostro partito, ma resta comunque questa scandalosa la realtà.
L’alleanza Pd e Pdl ha avuto sufficiente spazio elettorale, in quanto presenti in tutte i media nazionali e locali. Il M5S, oltre ad essersi risparmiato figuracce per l’alto grado di impreparazione politica dei candidati, ha comunque ottenuto sufficiente spazio mediatico perché, nonostante l’assenza dei suoi candidati, non si è fatto che parlare di loro e mostrare filmati dei comizi di Grillo.
L’apice dello squallore si è avuto la mattina del 21-3 a “l’aria che tira” su La7 : un’ora e 20 di programma che ospitava due parlamentari del pd e del pdl che, incalzati dalla giornalista, parlavano solo del M5S: il prodotto finale della trasmissione è stato del gossip politico che ha fatto da cornice al gran finale di Grillo, ospite “occulto” del programma, con un monologo di 3 minuti .
Tutto questo per dimostrare definitivamente che chi disprezza compra: Grillo non vuole andare in tv, rifiuta i talk show, ma comunque è sempre presente. Gli altri 3 partiti di massa sono ugualmente presenti sui media, nonostante non abbiano nel loro Dna le capacità per risolvere le problematiche del paese. Pur essendo corresponsabili dei problemi attuali non sanno come uscirne.
Infine vorremmo comunque fare un encomio formale a Oscar Giannino ed al suo partito “Fare per fermare il declino”: nonostante i milioni di euro spesi in campagna elettorale, in poche mosse è riuscito ad autodistruggersi per lo “scandalo” dei titoli universitari fasulli. Questo partito che potremmo ribattezzare “Bere per dimenticare il declino”, è stato un vero fiasco: un giornalista, Giannini, oramai “trombato” dal suo ambiente professionale, faceva da portavoce ad un programma politico che si rifaceva alla serietà ed alla trasparenza …
Cosa c’è in tutto questo marasma per il futuro dei lavoratori e per quello delle giovani generazioni?
Ad oggi, nulla! Nulla, perché in Tv non c’è niente che possa salvaguardare gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione. Semplicemente perché sui media e sui giornali non esiste, anzi viene censurato, il nostro programma ANTICAPITALISTA.
Censurato perché valutato “impossibile”. Censurato perché “ideologicamente” schierato. Censurato perché non soddisfa neppure i gusti dei quotidiani che si definiscono “comunisti”.
Ma di che comunismo si sono sfamati questi giornalisti fino ad oggi? Forse quello di Ingroia e Bertinotti. Se sono disgustati di questi soggetti, è chiaro che tutto ciò sia a loro collegabile, e il comunismo non è descritto dalla loro pietosa condotta. C’è da sperare che ci sia più ignoranza che malizia nella quotidiana opera di censura e di diffamazione del movimento politico comunista.
I comunisti, semplicemente, si battono per il superamento di questo sistema economico fallimentare, vittima delle sue stesse contraddizioni.
I comunisti non hanno bisogno dell’esposizione dei propri simboli come feticci privi di significato al 25 aprile o al 1° Maggio. Si è comunisti tutti i giorni. Nel lavoro come nella famiglia, tanto più nella società.
I comunisti sono per una società senza privilegiati e senza privilegi.
I comunisti,  da internazionalisti, sono per l’uguaglianza e la fraternità fra i popoli, e sono per l’indipendenza dei popoli contro l’imperialismo e per la futura repubblica mondiale dei lavoratori.
I comunisti sanno che non può esistere una “borghesia buona”. Il borghese segue i suoi interessi e come tale non può far altro che sfruttare il lavoratore, fintanto che quest’ultimo non prenda coscienza della realtà e rovesci l’attuale sistema.
Di che realtà si parla? Non esiste la sovranità popolare: ecco la realtà che i dati elettorali, prima esposti, dimostrano. Il 60-70 % dell’elettorato viene governato dal 30-40 %, rappresentato dalla fantomatica “maggioranza”. La dittatura della classe borghese è (anche) questo: far credere alle masse che le forze politiche borghesi al governo rappresentino la maggioranza della popolazione, quando in realtà queste forze rappresentano sempre gli interessi della minoranza, dei capitalisti.
Con queste larghe maggioranze, e la connivenza delle parti sociali, si sono potuti sdoganare tabù quali l’abolizione dell’art.18, avvallare l’idea che che i lavoratori italiani non sono produttivi e che la crisi attuale sia colpa della politica corrotta! Niente di più falso!
La classe dirigente, uscita con le ossa rotte da Mani Pulite, ha promesso la “pulizia della classe politica” attraverso un nuovo ordine economico mondiale (che poi è il solito capitalismo) e con la “moralità”: quando si esprimevano questi concetti era il 1992. Siamo nel 2013 e l’anno giudiziario si apre segnalando un record della corruzione ( confermato dai comportamenti dei partiti “dei Lusi e dei Fiorito”), mentre la crisi del sistema capitalistico è in una fase di non ritorno.
Anche oggi si parla di pulizia della classe politica: quindi le cose che diceva la Lega nel 1992, le dice il Movimento 5 stelle.
La classe dirigente nazionale e mondiale, dai politici agli imprenditori, navigano a vista: da 10 anni a questa parte le aziende si sono ristrutturate a spese dei contribuenti (cassa integrazione), alla ricerca di una più alta produttività e di un ulteriore profitto. Ma questi loro accorgimenti non possono fermare o invertire LA CRISI DI SOVRAPPRODUZIONE DEL CAPITALISMO: gli imprenditori non riuscendo più ad ottenere i profitti di 20 o 30 anni fa, licenziano i lavoratori e delocalizzano, segno dell’avvenuta mondializzazione del capitalismo e del consguente carattere mondiale della crisi.
Ma mentre tutti i lavoratori italiani e quelli del mondo occidentale sono in estrema difficoltà, cosa fanno i compari di Marchionne? Si alzano lo stipendio, o peggio ancora come il dirigente Fiat, che dichiara la propria residenza in Svizzera, pagando così meno tasse.
Se i lavoratori pensano di sopravvivere avendo come punti di riferimenti dei parassiti, cioè soggetti che vivono alle spalle degli altri, la fine è segnata. L’errore principale della classe lavoratrice è quello di fare propria l’ideologia borghese, evitando così di pensare che è essa stessa, e non i suoi sfruttatori, che deve risolvere i propri problemi.
Ai lavoratori non diciamo, come gli altri, mandiamo a casa i politici: non solo !
Il Partito Comunista dei Lavoratori vuole mandare a casa i banchieri e gli industriali, per un governo dei lavoratori, dove si produca ciò che è effettivamente necessario, che tutto venga distribuito a tutti, che valga il motto “ tutto per tutti e niente per noi”, dove finalmente l’Uomo possa godere della vita, libero dagli interessi del profitto, affinché il lavoro non sia una schiavitù ma che occupi una piccola parte della vita.
Il Partito Comunista dei Lavoratori è, di fatto, l’unica sinistra anticapitalista presente in Italia: la nostra partecipazione alla vita politica è necessaria affinché si possa spezzare il monopolio del condizionamento televisivo delle masse. Affinché si smetta di pensare che si debba votare il meno peggio; preferisco lottare per qualcosa in cui credo, che abbandonarmi a qualcosa che non mi piace: questo devono imparare a pensare i lavoratori, che secondo Karl Marx devono diventare “il vero erede della filosofia classica tedesca”.
Negli Stati Uniti, grande nazione promotrice di morte, oppressione e “libertà”, il 31% degli aventi diritto al voto ha eletto colui che condurrà le sorti politico-militari mondiali. Solo 65 milioni di elettori (su circa 220 milioni), decidono chi dovrà decidereeffettivamente dove intervenire militarmente, che petrolio estrarre, che politica estera tenere nei paesi africani, che futuro avranno i palestinesi, purtroppo prigionieri nella loro terra.
Quindi tutti quelli che parlano di sovranità popolare vogliono buttare fumo negli occhi: finché ci saranno padroni, finché ci sarà chi esegue e chi comanda, finché ci saranno differenze sociali non possiamo parlare di democrazia, né di uguaglianza.
Pertanto, venendo all’odierna crisi finanziaria che attanaglia l’Europa, sarà necessario nazionalizzare sotto controllo sociale tutte le banche, senza indennizzo per gli azionisti, tanto da poter finanziare le opere di cui la popolazione ha bisogno, sottraendo profitti e speculazioni illecite alla classe dirigente, affinché tutto quanto investito si traduca in servizi per la popolazione. Infine nazionalizzare sotto controllo sociale le aziende , affinché producano solo ciò che è necessario, liberi dalla schiavitù del profitto.
Tutto questo sarà possibile solo grazie ad una presa di coscienza di tutta la popolazione lavoratrice, unita e compatta verso un unico orizzonte su cui risplenderà il Sol dell’Avvenire. 

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